La Redenzione dello Sconfitto

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Seth era rimasto molte ore a fissare, dall'alto di una duna, il tempio che, imponente, si stagliava all'orizzonte. Un'opera maestosa, voluta da Seti I, corredata da una ciclopica statua dello stesso dio delle sabbie rosse, così accurata nel rappresentarlo nelle sue sembianze ibride da lasciare sorpreso lo stesso dio a cui era dedicata.

Nella sua forma animale, Seth ammirava il frutto del lavoro del suo precedente gran sacerdote, dei suoi operai e persino dei suoi schiavi... quel posto trasudava devozione da ogni angolo e il dio non riusciva a capire come questo lo facesse sentire.

"Bello eh? D'altronde, dopo il caos generato da Akhenathon era ora che i nostri cari mortali ritornassero alle antiche vie! E ti meritavi un monumento del genere da molto tempo, caro zio!"

Seth sobbalzò nel sentire quella voce e, voltandosi, vide un falchetto arrivare dall'alto, atterrare al suo fianco e trasformarsi nella forma umanoide di Horus, divino faraone d'Egitto e suo non proprio amatissimo nipote.

Il dio delle sabbie rosse, assumendo a sua volta la forma da umano, sospirò: "Che c'è Horus? Sei qui per chiedermi un cambio turno sulla barca solare?"

"No, ho già chiesto a Sobek di coprirmi oggi! Ero qui solo per congratularmi con te, non vedevo una statua così imponente dai tempi in cui mia madre mi ha portato a vedere la cinquantina di statue dedicate a Sekhmet dopo il suo... scatto d'ira, diciamo così!"

Il sole prese a tramontare alle loro spalle mentre Seth, poco intenzionato a interagire col nipote, era tornato alla sua silenziosa contemplazione. Horus non era un grande fan del silenzio, tuttavia: "Te lo sei meritato davvero, non stavo mentendo prima"

Seth sbuffò: "Fammi capire, ragazzo: cosa vuoi da me?!"

"Niente, solo farti i miei complimenti e festeggiare con te!" rispose il divino faraone d'Egitto, tirando fuori dal nulla due boccali di birra e porgendone uno allo zio.

Seth prese il suo con circospezione e lo odorò: "Ci hai per caso messo qualcosa di strano, dentro?"

Fu Horus, a quel punto, a sbuffare: "Sono passati millenni da allora e vorrei ricordarti che il piano era di mia madre, non mio! Bevi questa birra e, per una volta, pensiamo a festeggiare!"

I due cominciarono a sorseggiare la birra e Seth, preso da un attimo di nervosismo, si scolò per intero il boccale al terzo sorso per poi ringhiare a bassa voce: "Perché devi essere sempre quello perfetto, mai arrabbiato e sempre conciliante?!"

"Perché sono il tipo affascinante della famiglia! A te lascio il fare autoritario, i bronci e le punizioni corporali!" disse, ridacchiando, Horus mentre porgeva un secondo boccale di birra allo zio, anche questo comparso dal nulla.

"Ho ucciso tuo padre! Ti ho strappato un occhio!"

"Mio padre è vivo, circa, ti ho strappato un testicolo e sono secoli che siamo in pace e, se non l'avessi notato, per quanto io sia il faraone, tu rimani re della tua parte di Egitto e raramente mi intrometto nella tua gestione, ho anzi molto in considerazioni le tue decisioni!"

Seth mormorò qualcosa di incomprensibile ma Horus, i cui sensi erano ben più acuti del normale, rispose alla domanda di suo zio: "No"

"Cosa?"

"Hai appena ringhiato sottovoce se davvero non mi desse fastidio che il nuovo faraone fosse più fedele a te che a me e io ti ho risposto. No, non mi dà fastidio, Seth!"

"Ma sei tu il faraone d'Egitto! I faraoni mortali ti sminuiscono se adorano più me che te! Siamo nemici!"

"Non siamo nemici da un paio di millenni, zio! E il mio potere non è sminuito se al mortale di turno aggrada più votarsi a te, a Sobek o a mio padre! Piuttosto, io so qual è il vero problema e il motivo per cui è tutto il giorno che fissi quella statua senza avere il coraggio di avvicinarti!" disse, quasi scocciato, Horus.

Seth sospirò: "Devo proprio dirlo?"

Horus annuì: "Tirarlo fuori ti farà star meglio... non costringermi a ordinartelo, ti farebbe solo arrabbiare di più!"

"Sono stato il cattivo per troppo tempo, anche per gli umani... e non so più se mi merito davvero tutta questa devozione. Non so se..."

Il divino faraone d'Egitto interruppe suo zio: "Lo so io e lo sappiamo tutti, persino mia madre che, come te, ancora insiste testardamente a rivangare rancori vecchi di secoli. Meriti questi onori e, anzi, goditeli finchè li hai! Questi mortali sono volubili, domani potrebbero già decidere che il loro dio preferito sia qualcun altro!"

Entrambi, a quel punto, risero di cuore e Seth fissò il nipote, incapace di decidere cosa fosse meglio fare. Alla fine, optò per una pacca sulla spalla: "Non ci posso credere che hai intortato pure me con la tua linguaccia..."

Horus rise: "Te l'ho detto, sono io quello affascinante e simpatico della famiglia! Ad ognuno il suo!"

Il sole tramontò sulla improbabile coppia di dèi che, sorseggiando birra, rimasero lì a guardare i bagliori cremisi del sole morente illuminare l'imponente opera che Seti I aveva dedicato al suo dio protettore, riempiendolo in modo indescrivibile tanto di gioia quanto di dubbi.

Non ci furono altre parole di riconciliazione, atti formali, abbracci, lacrime o risate... semplicemente da quel momento Seth si sentì in pace col tanto osteggiato nipote e Horus lasciò in serenità che le successive dinastie di faraoni si votassero a lui veementemente, senza porre alcun argine.

Con un boccale di birra e l'orgoglio lenito del dio delle sabbie rosse, l'Egitto conobbe uno dei momenti di massima unione e forza, protetto dai suoi due regnanti e da un divino faraone finalmente accettato da tutti i suoi sottoposti, per sommo gaudio di Amon Ra che, dall'alto, poté finalmente vedere il nipote a lui preferito accettare il suo posto nel cosmo. Un nipote da cui, finalmente, non avrebbe più dovuto temere nulla. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: 11 hours ago ⏰

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