Presagio di Pietra e Sangue

22 1 0
                                    

Solo i folli e gli uomini che avevano perso la strada di casa potevano avventurarsi nelle terre ai confini del mondo, popolate dalle creature più oscure che vivevano nel cosmo dominato dagli dèi dell'Olimpo. Non tutti erano mostri assetati di sangue e carne umana, ma molti erano soggetti alle più crudeli delle punizioni divine.

Chi per aver offeso gli dèi in qualche modo; chi, invece, per essersi schierato dalla parte sbagliata nel momento sbagliato.

Medusa pensava, ritirandosi dopo la sua metamorfosi nei reami ai confini del creato, di poter vivere la propria eterna agonia lontana da potenziali vittime che, di fatto, avrebbero aggravato la sua condizione e avrebbero riempito il suo cuore ancor più di angoscia e rabbia.

Eppure, col trascorrere degli anni, si era resa conto di come molti, troppi guerrieri avessero cominciato ad aggirarsi nelle terre ai confini del mondo col precipuo scopo di cercare "la terribile regina delle Gorgoni" per ammazzarla. Medusa capì che dovevano essere pazzi per aver deciso di imbarcarsi in quell'avventura ed era proprio in funzione di quella follia che erano riusciti a raggiungere terre altrimenti inaccessibili.

Nessuno, tuttavia, poteva raggiungere il covo suo e delle sue sorelle: confidando nelle ultime stille di sangue divino, Medusa, Steno ed Euriale aveva stretto un patto con le sorelle Graie per fare in modo che l'esatta posizione della loro oscura dimora rimanesse per sempre un segreto e che solo chi riusciva a strappare alle anziane dee tale segreto poteva provare a raggiungere la tana delle gorgoni.

Ma il risentimento di Atena era ben noto a Medusa, sua antica sacerdotessa, e ben sapeva che la dea presto avrebbe macchinato chissà quale stratagemma per ucciderla e porre finalmente a compimento la punizione che per lei aveva ideato.

La follia aveva quindi avuto inizio proprio dai bisbigli della dea che, da crudele stratega qual era, aveva cominciato a diffondere chiacchiere sul come avvicinarsi alla tana delle Gorgoni così da conquistarsi onore e gloria. Aveva inoltre avvisato come i mostri fossero estremamente forti e resistenti ma anche che decapitarli fosse il modo migliore per abbatterli.

Con quelle informazioni e guidati nelle terre poste oltre la ragione umana, innumerevoli eroi avevano provato a corrompere le Graie e, fallendo miseramente, avevano comunque provato a raggiungere il loro obiettivo vagabondando, come anime nella Piana degli Asfodeli, senza alcuna meta specifica.

Medusa odiava l'essere divenuta un mostro. Odiava avere una pelle tanto coriacea da essere quasi indistruttibile. Odiava avere zanne di cinghiale e artigli di bronzo. Odiava, nonostante non fossero di certo la parte peggiore del suo fisico, le pesanti ali che aveva sulla schiena. E odiava il suo viso, i suoi dannati capelli e il potere mortifero dei suoi occhi.

Ma odiava ancor di più cosa gli dèi, cosa Atena aveva fatto della sua vita e non aveva alcuna intenzione di venire meno al voto che, anni e anni prima, aveva urlato al cielo.

La sequela di statue, integre o spezzate, poste a decorazione della fitta foresta che circondava la sua dimora erano al contempo una minaccia e un'affermazione. La prima era rivolta a chiunque fosse tanto folle da continuare nella sua vana ricerca di altrettanto vana gloria; la seconda era invece rivolta agli dèi, in modo che non scordassero mai come, per i loro stupidi giochi, avessero scatenato un predatore implacabile nel mondo.

Le prime volte, pietrificare e uccidere l'aspirante eroe di turno era un gesto che le appesantiva il cuore e, dopo aver creato l'ennesima statua, Medusa spesso udiva bisbigli amari nel vento che assomigliavano tanto alla voce della sua un tempo amatissima dea. Bisbigli che le ricordavano le sue colpe, l'essere causa del suo triste destino e di come, presto, sarebbe arrivato l'eroe che avrebbe portato a compimento il suo fato.

Mitovembre 2024 - SequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora