L'Inganno di Troia

10 1 0
                                    

Parata, passo indietro, scarto a sinistra, passo in avanti e affondo per colpire il punto scoperto dallo scudo avversario: questa era la tattica base per rispondere allo schema d'attacco tipico del guerriero acheo, Paride lo sapeva e lo sapeva bene grazie alla sua infinita conoscenza delle tattiche di guerra di ogni angolo del mondo conosciuto.

Nessun avversario poteva sfuggire alla prontezza tanto del suo fisico quanto del suo intelletto ma, da alcune ore ormai, quell'acheo riusciva, nonostante la compostezza del suo schema di combattimento, a prenderlo sempre in contropiede, a spingerlo sulla difensiva e a non farsi mai colpire, nonostante quanto Paride azzardasse nei suoi schemi d'attacco.

Semplicemente l'avversario era più forte, più veloce e più rapido di qualsiasi altro guerriero il principe troiano avesse mai incontrato, persino di suo fratello Ettore, e il fatto che era corso in battaglia gettando l'elmo e vorticando scudo e spada come uno spirito furibondo non aveva reso facile per Paride riconoscere che chi aveva di fronte non poteva che essere Achille, principe di Ftia e comandante dei Mirmidoni, un semidio di fama già indiscussa.

Lo aveva intuito solo quando la foga della lotta gli aveva permesso di vedere il particolare elmo, tipico dei combattenti al servizio di Peleo, e notando alcuni fregi sullo scudo del suo avversario, che tuttavia si confondevano con simboli divini vista la particolare natura dell'equipaggiamento di Achille.

Patroclo non pensava che, a soli tre giorni dall'arrivo degli Achei sulle coste troiane, si sarebbe trovato non tanto a guidare il suo esercito verso quella che sembrava una vittoria scontata quanto piuttosto ad affrontare quello che, senza dubbio, era il loro combattente più valoroso che lo aveva costretto ad un lungo scontro destinato, apparentemente, a concludersi in un pareggio.

Ma, in fin dei conti, Paride aveva largamente previsto che la sua vita non avrebbe mai potuto andare avanti in modo convenzionale fin da quando tre dee erano comparse al suo cospetto.

Ai tempi non sapeva di essere il figlio abbandonato del re di Troia, era solo un pastore a cui fu affidata una mela d'oro e il terribile compito di decidere quale dea fosse "la più bella" tra Afrodite, Era e Atena: la prima prometteva a Paride, in cambio dell'ambito premio, di concedergli l'amore della donna più bella al mondo. Un premio senza dubbio allettante ma... triviale, persino lesivo dell'onore della povera sventurata; Era, invece, aveva promesso di concedere al giovane il potere di regnare sul regno più grande che il mondo avrebbe mai visto... ma il ragazzo non si sentiva né autorevole né saggio abbastanza per meritarsi di un dono simile; Atena, però, gli offrì la saggezza e tutta la conoscenza bellica del mondo, coadiuvata da una forma fisica e una mente invidiabili.

Un uomo saggio è un uomo che sa cogliere ogni opportunità della vita, pensò Paride, e con la saggezza dalla sua parte, sostenuto anche dalle conoscenze di stampo bellico, forse avrebbe potuto conquistarsi ciò che le altre due dee gli promettevano in premio. Fu così che l'ignaro principe di Troia elesse Atena come l'unica meritevole della mela e un intero universo gli si aprì davanti agli occhi.

Comprese, quasi immediatamente dopo aver ricevuto il dono della dea, che qualsiasi scelta avesse fatto sarebbe stata sbagliata se non vi avesse posto un qualche rimedio, quindi agì il prima possibile per evitare ogni conseguenza disastrosa: dalla mattina successiva alla scelta e per gli anni a seguire, Paride decise di fare più spesso visita all'altare di Era a Troia in modo da chiedere perdono per non averla scelta; inoltre, sapendo di avere come dio patrono il violento Ares, pregò affinché lo stesso intercedesse per lui con Afrodite, offrendo anche a loro preghiere e sacrifici.

Proprio in occasione di una di queste visite ai templi di Ilio, ebbe l'idea di partecipare a dei giochi organizzati in città dove non solo stracciò tutti i figli di Priamo, senza tuttavia umiliarli e comportandosi con loro in modo da non aggravare la sconfitta subita, ma si accorse di quanti tratti fisici in comune avesse con loro, specie con Ettore. Presentandosi a loro con la pretesa di essere, molto probabilmente, un loro fratello bastardo, fu condotto in catene davanti al re Priamo... che tra le lacrime riconobbe Paride come il figlio abbandonato a causa di una nefasta profezia. Ecuba e Cassandra, profetesse della casa reale troiana, fissarono il ragazzo ma, per qualche motivo, percepirono che il suo destino fosse diverso da quello inizialmente previsto e, profondendosi in lacrimose scuse, appoggiarono l'idea dell'anziano re di reintegrarlo in famiglia.

Mitovembre 2024 - SequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora