Inganno svelato

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La piana di Vigridr era colma di Jotnar e anime dannate che fronteggiavano le schiere dei valorosi di Asgard guidati da Odino e dai suoi figli.

Loki, rivelatosi per il traditore che era sempre stato, aveva condotto alla morte Baldr ma era riuscito misteriosamente a sfuggire ai tentativi di cattura volando via a velocità inaudita a cavallo di un bizzarro cinghiale dal pelo d'oro. Aveva lasciato esterrefatti tutti gli Aesir ma presto tutti avevano capito cosa stesse per accadere... specialmente dopo che Sole e Luna erano stati inghiottiti da due giganteschi lupi.

Odino diede l'ordine di suonare il corno e Heimdallr, sconvolto ed esterrefatto, aveva proceduto a farlo, radunando tutte le forze di Asgard: Loki era riuscito a manipolare le cose in modo che il Ragnarok avvenisse prima di quanto la volva avesse predetto e prima di quanto Odino stesso avesse previsto.

Asgard era forte, i suoi dèi al culmine della loro forma e, sebbene non avessero mai avuto fortuna nell'ottenere dai nani di Nidavellir armamenti davvero spettacolari, la possanza e la magia che scorrevano nelle vene delle schiere di Odino avevano dimostrato più volte, nel corso dei secoli, quanto fossero inarrestabili.

I mondi erano stati inondati dal caos molto in fretta ma gli Aesir si erano presentati, solo due giorni dopo la fuga di Loki, sulla piana di Vigridr, pronti a ingaggiare battaglia contro le anime dei dannati di Helheimr, i giganti e la prole dell'Ingannatore. La battaglia ebbe luogo all'alba del terzo giorno, senza che però di Loki e famiglia ci fosse la benché minima traccia.

Odino, Thor, Vidarr, Freyr e Freyja avevano guidato le armate con ardimento invidiabile, seminando il caos tra le file degli Jotnar e facendo scempio delle anime dei morti in disgrazia. La superiorità delle armate di Asgard era evidente e neanche i giganti più antichi e potenti, avvolti dalla loro ingannevole magia, riuscivano a resistere al potere dei loro avversari.

La battaglia, nel giro di poche ore, era evidentemente sul punto di finire a favore dei signori di Asaheimr e gli dèi cominciarono ad azzardare urla di trionfo e manifestazioni di vittoria. L'ultimo a esultare, sotto lo sguardo poco soddisfatto di un Odino fiaccato dalla battaglia, fu Thor che, alzando la sua enorme ascia di ferro, urlò un sonoro: "FANCULO L'INGANNATORE?!"

Il ruggito del dio del tuono parve zittire tutti i rumori del campo di battaglia ma, all'orizzonte, l'esplosione di un vulcano emerso dal terreno proprio il quel momento sovrastò persino la voce del Tonante: "Fanculo l'Ingannatore, Thor?! Prova a dirmelo in faccia, allora!"

La voce di Loki si sparse per il campo di battaglia per effetto di un potente incantesimo mentre, dai lapilli incandescenti, emergeva la sagoma di un tozzo martello che volava in direzione del più possente dei figli di Odino. Thor azzardò una risposta ma, veloce come una saetta e producendo all'impatto il clangore del tuono, fu colpito in pieno volto da Mjollnir... venendone ammazzato all'istante.

Il martello, veloce come era arrivato, tornò tra le mani del suo proprietario che, per sommo sgomento delle armate di Asgard, emerse a bordo di una nave d'oro volante e immensa, Skidblandir, creazione dei figli di Ivaldi, stracolma di anime di Helheimr decisamente più minacciose di quelle scese in campo contro gli Aesir.

L'Ingannatore era avvolto di pura magia e si era presentato praticamente nudo in battaglia, fatta eccezione per dei guanti di ferro e una cintura incantata in tutto simili a quelli di Thor. La mano sinistra era stretta attorno a Gungnir, la lancia infallibile, mentre la destra accoglieva nella sua stretta il ritorno del Frantumatore. Alle sue spalle c'erano Hel, sua figlia, Angrboda e persino Sigyn, tutte in assetto da battaglia, e a circondare la nave volante c'erano centinaia di giganti di fuoco, Fenrir e Jormungandr, tutti pronti a devastare la piana.

"GUERRIERI DEI NOVE MONDI – disse Loki, aprendo le braccia e sorridendo con ferocia mentre espandeva il suo potere – IL VOSTRO CONQUISTATORE È RITORNATO!"

Dal sottosuolo, mentre il figlio di Laufey declamava il suo arrivo, emersero centinaia di nani in bizzarri macchinari che guidavano come fossero carri, benché privi di cavalli, e dotati di trivelle con cui avevano scavato il sottosuolo per cogliere di sorpresa i signori di Asgard.

Ecco perché i nani non avevano mai concesso le loro armi, pensò Odino: Loki aveva ingannato tutti loro, promettendo segretamente ai loro capi-clan tutte le ricchezze, i giacimenti minerari e i segreti magici di Asgard. Un prezzo misero, aveva ritenuto Loki, per poter avere la sua vendetta.

Anni e anni di soprusi ripagati da un piccolo inganno, labbra cucite e un'improvvisa avarizia che lo aveva spinto ad accumulare i più potenti tesori dei mondi.

Loki rise beffardo, soddisfatto della sua entrata in scena, e assistette con gusto mentre Odino veniva mangiato da Fenrir e Vidarr, che era stato profetizzato ammazzasse il lupo con la lancia che Loki aveva rubato invece che dare al Padre Universale, fu ammazzato proprio da un preciso lancio di Gungnir. Jormunagandr sterminò Tyr e Freyja con facilità mentre Surt, giunto finalmente in campo, si liberò di Freyr con pochi colpi della spada che Loki stesso, travestito da Skirnir, aveva rubato al Vanir e dato al gigante di fuoco.

Nel giro di meno di un'ora, la piana era colma di devastazione e gli Aesir erano tutti morti.

Loki, Hel e Angrboda evocarono un potente incantesimo per proteggere quanti più alleati possibili dall'opera di Surt e, grazie anche alle macchine e alle protezioni degli ingegnosi nani, il Nero diede fuoco ai mondi, rinnovandoli, senza mietere troppe vittime tra gli alleati del Nemico degli Aesir.

Di Asgard rimasero solo i resti, parzialmente fusi, dell'alto trono di Odino. La novella Sol, contattata subito dagli emissari di Loki e arresasi al suo strapotere, condusse l'astro verso ovest e, alla luce del tramonto, l'Ingannatore stette di fronte al trono del suo un tempo fratello di sangue con una strana espressione sul volto. Angrboda lo guardava con ferocia mentre Sigyn, turbata, stava in silenzio.

"È tuo, padre" disse Hel, mettendosi su un lato del seggio e indicandolo con la mano avvizzita; Loki annuì e, molto lentamente, vi si sedette, sbattendo il fusto di Gungnir sul terreno bruciato e sorridendo. I suoi occhi parvero ardere mentre gli ultimi raggi solari morivano a occidente e il suo sorriso, scaltro come sempre, divenne via via più carico di estatico furore.

"Finalmente..." ringhiò Loki mentre, con l'arrivo delle prime tenebre sul nuovo mondo, si apprestava a diventare il signore di un cosmo non più a misura degli ottusi Aesir ma dei selvaggi giganti, la sua stirpe, che aveva stupidamente rinnegato ma che infine aveva condotto, con inganni e cupidigia, alla vittoria finale. 

Mitovembre 2024 - SequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora