Dieci anni dopo...
Kyle
Se c'era una cosa che odiavo più del giallo improvviso dei semafori, nel bel mezzo di un traffico lungo più di 10 Km, era proprio quella dannata città.
<<Ti prego papà! Quella è la mia borraccia preferita>> piagnucolò mia figlia seduta comodamente sul suo seggiolino, montato su uno dei sedili posteriori della mia Ford Mustang Cabrio.
<<Non puoi aspettare fino a venerdì?>> le dissi in modo distratto, cercando di non tamponare la macchina davanti a noi.
Debbie batté i suoi minuscoli piedini ripetutamente contro il seggiolino, per esprimere il suo dissenso scuotendo la testa in modo deciso.
<<Andiamo, tesoro. È solo una borraccia, la possiamo anche ricomprare se non la trovi più...>> sospirai mordendomi la lingua per non mandare al diavolo quel dannato motociclista che mi stava per graffiare la fiancata dell'auto.
<<Ma io non voglio ricomprarla... voglio quella!>> s'impuntò intestardita.
<<Non possiamo tornare indietro, piccola.>> le dissi.
<<Papà!>>
Gesù Santo.
<<Debbie siamo nel bel mezzo del traffico, non posso tornare indietro per una dannata bottiglietta>> le indicai la fila di veicoli davanti al nostro, serrando la mascella.
Che orario del cazzo erano le sei di pomeriggio.
<<Per fav-...>> cercò di dire.
Ma io ero a tanto così da perdere completamente la pazienza.
<<Ho detto di no.>> la zittì facendole capire che niente mi avrebbe smosso da quella decisione.
Non avevo mai alzato la voce con mia figlia, se non a causa di qualche capriccio troppo capriccioso; perciò, quando percepì il tono che avevo usato, il suo visetto latteo s'intristì.
Dannazione.
Debbie non aveva mai pianto per colpa mia o a causa delle mie parole, poiché me lo ero ripromesso non appena avevo preso tra le mani quel morbido corpicino e capito quanto amassi quella piccola creatura. Ecco perché stupì anche me stesso quando usai un tono di voce che di solito usavo in tribunale o con quegli incompetenti dei miei colleghi.
Non lo so...
Sarà forse per il traffico interminabile in cui eravamo incastrati da ormai mezz'ora.
O perché la giornata con mia figlia stava quasi per terminare.
O per il caso stressante che stavo seguendo negli ultimi giorni...
O forse, era quella città che tirava fuori il peggio di me.
Persino in presenza di mia figlia.
Cristo Santo, che città ripugnante.
Non tornavo a Londra da quasi dieci anni e avrei preferito non farlo mai più, ma la madre di Debbie si era trasferita qui da un paio di mesi e ci sarebbe rimasta per almeno altri due anni.
Di comune accordo, avevamo deciso che nostra figlia sarebbe rimasta con lei e io avrei cercato di raggiungerle almeno una volta al mese o, quanto meno, ogni qualvolta il mio lavoro me l'avrebbe permesso.
Ero atterrato sul suolo londinese solo da cinque ore e già mi pentivo amaramente di questo mio impegno, ma ero lì per Debbie e non mi sarei mai tirato indietro dai miei doveri da padre "super coccolone".

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Oltre i tuoi occhi
RomanceLa vita è fatta di scelte: ogni giorno bisogna prendere delle decisioni che, inevitabilmente, influiranno il corso della tua giornata o, in altri casi, della tua vita. Io ho dovuto prendere una decisione. Quando tu mi hai proposto di ricominciare lo...