Il mondo fuori dal rifugio era un caos ruggente. Fumo, grida e il clangore di metallo contro artigli riempivano l'aria. Kaelen si fermò un istante sulla soglia, scrutando il campo di battaglia con occhi allenati. Le creature si muovevano con una ferocia quasi orchestrata, ma c'era un punto cieco, una via da sfruttare.
Aria lo seguì, appena dietro di lui. Sentì il suo respiro, ancora irregolare nonostante il rituale, e il pensiero lo infastidì più di quanto volesse ammettere. Non era solo preoccupazione per la loro sopravvivenza ma qualcos'altro, qualcosa che lo spingeva a volerla tenere d'occhio.
"Stiamo per immergerci in un campo pieno di queste cose, e non sei neanche al cento per cento" le disse, senza voltarsi. "Sicura di farcela?"
Non rispose subito. "Che strano. Credevo fossi tu quello che aveva fretta di uscire".
Kaelen sorrise appena, anche se lei non poteva vederlo. Il sarcasmo era un'arma che rispettava, anche se sapeva che, sotto quella facciata, era preoccupata quanto lui.
"Solo perché so di poter uscire vivo" rispose, voltandosi verso di lei. "E voglio essere sicuro che non mi rallenterai".
Lei alzò un sopracciglio, ma non replicò.
Si mosse con precisione, facendole cenno di seguirlo. Le strade distrutte intorno a loro erano un labirinto di macerie e cadaveri – alcuni umani, altri mostruosi – che li costringevano a muoversi piano.
Ad ogni passo, sentiva l'energia di Aria fluttuare instabile. L'aveva vista combattere prima, liberare un potere che sembrava divorare tutto quello che aveva intorno, ma ora quella potenza sembrava lontana, repressa. Era un vantaggio, forse, che non lo stesse usando: non voleva scoprire quanto di quel potere sarebbe stato rivolto contro di lui.
Esaminò la sua nuova compagna d'armi. Osservava il cadavere di un mostro e sembrava distratta, come se stesse analizzando qualcosa che lui non poteva comprendere.
Lei alzò lo sguardo, gli occhi freddi e intensi si incrociarono con i suoi. Sembrava più stanca di quanto volesse ammettere ma si muoveva con lui, i passi agili nonostante il tremore sottile che le percorreva il corpo.
Il silenzio tra loro era teso mentre avanzavano. Non era abituato a quel tipo di alleanza improvvisata e non si fidava ancora di lei. Ma doveva ammettere che c'era qualcosa di affascinante nel modo in cui si muoveva: ogni gesto calcolato, ogni respiro attento, come se fosse sempre in equilibrio tra la vita e la morte.
"Quella magia" disse, rompendo il silenzio. "Non sembri abituata a usarla".
Lo guardò di sfuggita, senza rallentare. "Non lo sono".
Kaelen alzò un sopracciglio. "Eppure sembra che ne hai più di quanto tu sappia gestire. Da dove viene?"
Lei non rispose subito, e lui notò il modo in cui il suo sguardo si abbassò per un istante, come a cercare una risposta dentro di sé.
"Non lo so" ammise infine.
Si fermò, costringendola a fare lo stesso. "Non lo sai?" ripeté, il tono incredulo. "Hai abbastanza potere da congelare il campo di battaglia, e non sai da dove viene?"
Lei lo fissò, gli occhi divenuti due fenditure di ghiaccio. "Ho una priorità diversa in questo momento".
Kaelen le lanciò un'occhiataccia. "Va bene," disse, facendo un cenno con il capo. "Ma se vuoi arrivare da quella tua amica viva, dovrai lavorare con me. Almeno fino a quando non saremo fuori da questo inferno".
"Per ora" rispose, il tono freddo.
Sorrise appena. "Per ora," ripeté. Poi, con un gesto rapido, indicò la strada davanti a loro. "Andiamo".
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La Sentinella del Gelo
FantasyDal libro: Il cuore gli martellava nel petto mentre la osservava abbattere nemici con precisione quasi impossibile, una tempesta di ghiaccio e vendetta incarnata in sembianze umane. Era bellissima, di una bellezza che gli lasciava un fremito lungo l...