Capitolo 1

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Aria si muoveva silenziosa tra le ombre della foresta, ogni passo un sussurro preciso, ogni pensiero un'eco di un passato che non poteva dimenticare.

Poco prima, aveva abbattuto una strana creatura della notte, una presenza oscura che era riuscita a infiltrarsi nelle foreste che circondavano il maestoso Palazzo di Ghiaccio di Frosthelm.

Da allora, antiche leggende avevano cominciato a riaffiorare nella sua mente, intrecciandosi ai suoi passi mentre proseguiva nella sua caccia solitaria. Ricordava leggende di principesse di ghiaccio che, con un solo sospiro, congelavano interi eserciti nemici, e di eroi di fuoco che riuscivano a raggiungere il calore del sole per far ardere migliaia di navi d'invasori. Miti di poteri così immensi e inarrestabili da scolpire il destino di intere civiltà.

Poteri che, per fortuna, erano ormai scomparsi. O meglio, esistevano ancora, ma si manifestavano solo come echi lontani, sempre più deboli e rari tra i nuovi nati.

Aria si accovacciò, esaminando una traccia quasi del tutto cancellata nella neve. L'idea che una creatura della notte si fosse spinta così vicina al Palazzo di Ghiaccio la riempiva di rabbia, ma la possibilità che ce ne fosse una seconda accese in lei un allarme.

Qualcosa non quadrava.

Dalla caduta di Nocturia, il terzo grande regno che un tempo dominava Nerantis insieme a Frosthelm e Drakonia, le creature della notte si erano disperse in tutto il continente e si erano praticamente estinte. Nel regno di Frosthelm era ormai raro incontrarne una; trovarne due nei pressi del Palazzo di Ghiaccio era una coincidenza troppo inquietante per essere ignorata.

Un rumore attirò la sua attenzione a pochi metri di distanza, vicino al Lago di Diamante. Si avvicinò lentamente, estraendo la spada sulla schiena che era appena stata pulita dal sangue nero. Di solito non era così cauta, ma le dimensioni della prima creatura l'avevano turbata. Aria era riuscita a ucciderla senza troppi problemi, ma era rimasta sbalordita dalla sua stazza: le creature della notte che aveva visto fino ad allora non erano nemmeno un terzo di quella che aveva affrontato. Questa sembrava più simile alle illustrazioni presenti nei libri di antiche leggende che a quelle conosciute dagli uomini.

Una risatina le giunse alle orecchie, trasportata dalla brezza gelida che le spostò alcune ciocche di capelli bianchi come la neve davanti agli occhi. Se quel suono fosse stato emesso da una creatura come quella che aveva affrontato poco prima, se la sarebbe data a gambe levate.

Pochi passi in più le confermarono i suoi sospetti: non si trattava di una creatura della notte, ma di due cadetti nascosti lungo le rive del Lago di Diamante.

Non era insolito che gli innamorati si trovassero lì. Al Palazzo di Ghiaccio, le storie d'amore tra cadetti erano vietate per evitare distrazioni durante l'addestramento, così le coppie escogitavano ogni sorta di stratagemma per poter consumare il loro amore. Anche lei, cinque anni prima, avrebbe voluto trovarsi lì a scambiarsi tenerezze con un ragazzo.

Ciò che la irritava profondamente era che, fino a poco prima, una creatura della notte di dimensioni enormi si aggirava indisturbata nella foresta, e Aria dubitava che i cadetti avessero addosso i vestiti, figuriamoci le armi. Inoltre, il sole sarebbe sorto entro breve, e qualsiasi persona avrebbe potuto beccarli: alcuni capitani esigevano pene molto dolorose a coloro che trasgredivano le regole, ed a volte si estendevano anche ai capisquadra o a coloro incaricati di addestrarli. E, sfortunatamente, Aria era entrambe le cose.

Avvicinandosi silenziosamente, constatò due cose: uno, erano per lo meno vestiti. Due, uno di loro era una sua cadetta.

"Freyja" tuonò, infondendo nella voce più rabbia di quanta ne provasse davvero. Dopotutto, uno degli aspetti più gratificanti nell'addestrare i cadetti era il terrore che riusciva a instillare in quei poveri ragazzi. Inoltre, aveva la reputazione di essere un automa freddo e spietato, ed in qualche modo doveva pur mantenere quella facciata.

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