{Cap.6}

3.4K 242 0
                                    

Mi risveglio la mattina dopo con la testa che mi pesa un po' e con Gabriele disteso di fianco a me.
Che carino è rimasto vicino a me.
Aspettate aspettate aspettate un attimo.. se io ho utilizzato l'Hépìng del fuoco e lui quello dell'acqua, significa che... Oh mammaaaa!
Mi alzo di colpo per la realizzazione del momento facendo così spaventare e svegliare Gabriele che stava teneramente dormendo.
"Scusami non volevo svegliarti, ma già che ci sei Buongiorno." dico con un sorriso stampato in faccia, facendo finta di niente.
"Giorno anche a te." dice farfugliando.
Mi risdraio però dall'altro lato per non guardarlo, anche perché non so cosa fare! Ammetto davvero di essere innamorata di lui perché quando ieri sera mi ha detto *L'amore è vero*, sembrava tipo che si riferisse a noi due.. non so come spiegarlo.
"Se ti stai chiedendo dove sono gli altri, resteranno via per un po'." dice alzandosi e sbadigliando.
"A-ah sì? E perché?" ma perché balbettoooo?!
"Perché qualcuno ci ha comunicato che hanno visto qualcosa di sospetto e hanno deciso di andare loro e, siccome non volevano lasciare la villa incustodita, ci hanno lasciato qui." dice tutto ad un fiato per poi uscire dalla stanza.
Lasciati da soli? Ma cosa è diavolo è successo?!
"E-e Gabriele! Tra quanto saranno qui?" dico raggiungendolo fuori dalla stanza.
"Hanno detto tra una settimana." dice girandosi verso di me con un sorriso malizioso.
"C-che cosa era q-quel sorriso?" basta balbettare!
"Che c'è? Sei nervosa?" Oh no brutto segno: si sta avvicinando verso di me!
"Ti s-sbagli, n-non lo s-sono." ma carissimi ragazzi perché balbetto così tanto, perché?
Oltre il fatto del balbettare, ho indietreggiato così tanto che sono andata a sbattere contro il muro e faceva male.
"Poverina ti sei fatta male?" ero bloccata ormai tra il muro e lui.
"N-non tanto." distolgo lo sguardo dal suo per non arrossire più di quanto già io sia, ma è inutile che lui subito rimette il contatto visivo.
Si avvicina alle mie labbra, è troppo vicino per i miei guasti, ma non riesco a muovermi o a respingerlo.
È come se il mio corpo volesse quel contatto con le sue labbra.
In un attimo sento quel magnifico contatto, lo stesso che ho provato la prima volta.
Si stacca da me e dentro ci rimango male.
"Quindi?" cosa vuole dire?
"Quindi cosa?"
"Provi qualcosa per me, no?" era come indifeso, come se la sua felicità dipendesse dalla mia risposta.
Non so come rispondere. Insomma, è la prima volta che mi capita di innamorarmi, di essere ricambiata e di conseguenza fidanzarmi.
"Io.." ero come persa, voglio dirgli di sì ma non riesco a parlare.
"Tu..?"
"Io.. Insomma.." distolgo lo sguardo e annuisco.
"Guardami in faccia e dimmi che mi ami." dice con un tono felice.
È troppo imbarazzante! Sarò rossa come un pomodoro!
"Non stai esagerando?" dico con un filo di voce per la vergogna.
"Ti amo." mi sussurra all'orecchio.
"A-a-a-anche io." e ti pareva? Balbettare è la mia specialità.
"Cosa anche tu?" ma quanto può essere furbo questo ragazzo?
"T-ti A-amo anche io." vorrei scomparire in questo momento!
"Vai a cambiarti, dai. Andiamo a fare la spesa che qua non c'è niente." mi lascia la via libera ed entro in camera mia.
Sento il mio cuore battere forte come non mai. Che effetto mi fa questo ragazzo.
Vado verso l'armadio ma il mio piede schiaccia qualcosa che causa un taglietto.
Levo il piede da lì e vedo i pezzetti di carta della lettera di mio padre.
Padre, poi.
Dalla immensa felicità all'immenso dolore. Piango, perché la rabbia l'ho buttata via la scorsa notte, ora tocca al dolore. Resto immobile in piedi davanti a quei pezzetti di carta, piangendo. Le lacrime bagnano il pavimento e il mio volto, il dolore non si ferma più e io mi sono persa.
"Hei peperone sei pron- Ma che ti succede?" entra in camera Gabriele e cambia subito espressione appena vede in che condizione ero.
"Perché stai piangendo?"
Non gli rispondo.
"Hei parlami."
Ci prova di nuovo ma non muovo ciglio.
Guarda in basso e nota i pezzetti di carta e capisce che sono quelle la causa.
Le prende e le poggia sulla scrivania.
"Vieni, siediti qui." indica il letto.
Faccio un passo poi un altro e mi siedo lentamente, come uno zombie ambulante.
"Non vuoi spiccicare parola eh? Dai prova a parlare con me. Ti sentirai meglio." anche se dice così, mi sento male comunque.
"Ahh fammi indovinare! Quei pezzetti sono di una lettera che è la causa del tuo dolore e la rabbia di ieri sera. Dentro la lettera c'era scritto che sei una fannullona buono annulla e tutte altre cose che ti descrivono. Giusto?" ma che..?
"Come ti permetti?! Per tua informazione dentro la lettera c'è scritto che sono stata adottata e che per mio padre non sono altro che la prescelta. Una specie di arma quindi." dico alzandomi dal letto, sempre con le lacrime, dirigendomi verso i pezzetti di carta.
"Vieni qui." dico a Gabriele.
Si alza e viene vicino a me.
"Aggiustala." dico.
"Io? Ma non ne sono ancora capace." ha completamente ragione.
"Te lo faccio imparare io. Devi solamente pensare alla sua forma originaria, senza pensare ai dettagli, come le parole, solamente la forma." dico tutto ad un fiato. Il dolore se ne era andato. Quando ho detto tutto a Gabriele, mi è sembrata una cosa stupida per cui soffrire.
Tutto sempre grazie a lui.

L'amore non è un elemento Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora