JacobAppena entriamo nel retro del Copacabana, l'aria cambia. L'odore di alcool e sudore della festa si mescola con qualcosa di più pesante: tensione. FBI è seduto su una poltrona sdrucita, con le gambe allungate e un sorriso che sembra divorarti vivo. Stretta nelle mani di Noah, la busta con i soldi.
«Ah, eccovi qui!» FBI ci accoglie con un sorriso sornione, facendo cenno ai suoi due scagnozzi di allontanarsi dalla porta.
«Pensavo aveste cambiato idea.» ammette con fare superiore.
«E perché mai?» risponde Noah, freddo. È sempre stato più bravo di me a nascondere le emozioni. Io invece mi sento come una corda tesa pronta a spezzarsi. Ogni fibra del mio corpo mi dice che questo posto è sbagliato, che quell'uomo è sbagliato. Noah gli porge la busta, e FBI la prende con calma, fissandola come se fosse un regalo di Natale. Procede per aprirla lentamente, contando i soldi uno per uno. Troppo lentamente.
«Sai, Jacob,» disse FBI senza alzare lo sguardo, «tu e tuo fratello avete fatto un buon lavoro questa settimana. La merce è arrivata dove doveva, e i soldi sono giusti. Però...» La sua voce cala, e io inizio a sentire un brivido scorrermi lungo la schiena.
«C'è un problema.»
Per la prima volta vedo Noah irrigidirsi.
«Che tipo di problema?» domando.
FBI finalmente alza gli occhi su di noi, e quel sorriso sparisce, lasciando posto a una freddezza che mi fa stringere i pugni.
«Uno dei vostri clienti ha parlato troppo. Dice che qualcuno sta ficcando il naso dove non dovrebbe. Qualcuno che conosce voi. E non mi piace quando i miei affari attirano attenzione.» sputa velenoso.
«Non abbiamo idea di cosa tu stia parlando,» rispondo, mantenendo la calma che durò ben poco. Non sapevamo nulla di nessuno che ci stesse spiando, ma l'idea che qualcuno possa metterci in mezzo mi fa venire un pensiero, quello di alzarmi e scappare. FBI scatta in piedi, per poi gettare la busta sul tavolo.
«Non me ne frega un cazzo di cosa sapete o non sapete. Sistemate questa cosa, o vi assicuro che non sarà solo il vostro debito a venire riscattato.»
Il sangue mi si gela. So a cosa sta alludendo. Jasmine. Anche Noah si alza, alzando una mano per placarlo.
«FBI, ti garantisco che scopriremo chi è stato e risolveremo tutto. Nessuno ti metterà nei guai. Ma lasciaci un po' di tempo.»
FBI lo fissò per qualche secondo, poi annuì lentamente.
«Avete tempo fino a domenica. Se non ho risposte entro allora, vi assicuro che le cose peggioreranno per tutti.»
Fa un cenno ai suoi uomini, che ci aprono la porta. Noah afferra il mio braccio, trascinandomi fuori dal retro del locale. Camminiamo in silenzio fino alla sala principale, ma sento il fuoco nella sua stretta. Non appena ci fermiamo, sbotta:
«Chi cazzo potrebbe essere stato?»
Scuoto la testa, cercando di mettere ordine nei miei pensieri.
«Non lo so. Ma non possiamo permettere che questa cosa ci sfugga di mano. Non con Jasmine qui.»
Jacob si massaggia la nuca, frustrato.
«Nessuno deve sapere di questo, soprattutto lei. Ci inventeremo qualcosa, ma dobbiamo stare attenti.»
Annuisco. Ha ragione. Jasmine non può sapere nulla. Lei non voleva nemmeno che venissimo qui, figuriamoci se scopre che FBI ha messo un bersaglio anche sulla sua testa. Torniamo da lei e dai nostri amici, cercando di mascherare la tensione con sorrisi forzati. Jasmine, affiancata da un ragazzo che tra meno di 2 minuti non esisterà più, ci guarda con il solito sguardo sospettoso, come se sapesse che le stiamo nascondendo qualcosa.
«Ehi, sorellina,» dice Jacob, alzando un pollice. «Tutto a posto. Niente di cui preoccuparsi.» affermo per poi passarmi una mano tra i capelli.
«Ora puoi divertirti sul serio, senza questo ragazzo in mezzo ai piedi gentilmente» tutti scoppiano a ridere sentendomelo dire, ma io sono serio. Lei non sembra convinta, ma non insiste. È sempre stata troppo intelligente. Mi avvicino al ragazzo con calma, ma il mio sguardo è una lama. Gli appoggio una mano sulla spalla, stringendo appena.
«Non pensi che il tuo posto sia da un'altra parte?» gli sussurro, mantenendo il tono educato, anche se so che capisce esattamente cosa intendo. Lui si alza ed è stato più semplice del previsto. Jasmine mi ringrazia con gli occhi, e questo significa che ho fatto un ottimo lavoro. Mi siedo accanto a lei, cercando di fingere che tutto sia normale, ma il mio sguardo continua a vagare nella folla, cercando... qualcosa. Non so cosa, ma non mi sento al sicuro. E poi lo vedo.Nicholas.
È dall'altra parte della sala, vicino al bar, con un bicchiere in mano e quel suo solito ghigno. Parla con due ragazze che ridacchiano per ogni sua parola. Ma il suo sguardo, per un attimo, si incrocia con il mio. È solo un secondo, ma sufficiente per farmi capire che sa qualcosa.
Mi volto verso Noah, tirandogli un colpetto sul braccio.
«Nicholas è qui.» Noah segue il mio sguardo e si irrigidisce.
«Merda.»
«Pensi che sia stato lui?» domando
Noah stringe la mascella, ma non risponde. Guarda Nicholas come se volesse attraversare la stanza e colpirlo in faccia.
«Non lo so. Ma se c'entra qualcosa anche questa volta, lo scopriremo.» Jasmine ci guarda, confusa. «Che succede?»
«Niente,» rispondo troppo in fretta.
«Solo un tizio che ci sta antipatico.» Lei stringe gli occhi, non credendoci, ma lascia correre. Tuttavia, io non riesco a smettere di pensare a Nicholas. Non può essere una coincidenza. Mentre la serata continua, la mia mente resta ancorata a FBI e alla sua minaccia. Abbiamo fino a domenica per scoprire cosa sta succedendo, ma una cosa è chiara: Nicholas sa qualcosa. E, se parla, noi pagheremo il prezzo.
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