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-Eleanor- sobbalzo, voltandomi all'istante.
-Sai, è tutto il giorno che ho avuto da fare, senza avere un attimo di riposo...- Evan si avvicina, portandomi ad indietreggiare in un uno dei tetri corridoi.
-E Clara non soddisfa appieno le mie voglie- continua, facendomi rabbrividire.
-Non vi darò il mio sangue ancora una volta- ribatto.
Lui sorride, sprezzante. -Credi che uno stupido abito con il collo alto mi fermerà?- rise.
-Non ho problemi...in questo genere di cose. Posso benissimo togliere di mezzo l'incomodo-.
Rabbrividisco ancora, ma non ho il tempo di indietreggiare maggiormente, perché la sua mano afferra il mio collo, portandomi ad un palmo dal suo viso.
Avvicina la sua bocca alla mia, dalla quale posso scorgere i canini affilati.
-Lasciatemi, mostro!- urlo, e lo fa all'istante, lasciandomi di stucco.
Evan emette un verso di rabbia.
-Sbottonati il vestito, fino al petto, scopri il collo- ordina, fremendo.
-Non ho intenzione di facilitarvi...- inizio.
-Scopri il collo!- ripete, alzando la voce, azzittendomi.
Deglutendo, faccio come ha chiesto e sbottono il vestito.
Gli occhi di Evan lampeggiano d'ira.
Si avvicina, indica il mio collo, abbassa lo sguardo sul petto.
-Mi sembra di averti ordinato esplicitamente- sussurra minaccioso -di toglierti questa maledetta collana e di sbarazzartene.
-Non l'ho fatto. Mi sono liberata del vostro, di regalo, ma questo gioiello è troppo prezioso per me- ribatto.
-Ti servono gioielli?- dice lui -vi servono gioielli, Miss Donato, è questo il vero motivo?- alza la voce.
-Non ho bisogno dei vostri regali.
Sbuffa, stizzito. -Maledetta, donna- mormora, poi guardandomi dice:
-Fate come volete, Eleanor. Ma vi assicuro che ci saranno delle conseguenze, e non delle più piacevoli.
Detto ciò, si allontana a grandi falcate e scompare nel buio della casa.
Mi nascondo nella mia camera, l'unico luogo che al momento mi sembra il più sicuro. Non voglio assolutamente togliermi la collana di mia madre, perché è l'unica cosa materiale che mi lega ancora a lei.
Chiudo a chiave la porta, mi accerto che anche le finestre siano ben chiuse.
Dopodiché, mi siedo sul letto, rimanendo in silenzio.
Rimango in questa posizione per non so quanto tempo, ma scostando le pesanti tende e dando un'occhiata fuori dalla finestra, capisco che si è fatto il tardo pomeriggio, dal momento che il sole sta finendo di tramontare.
Tra poco Clara mi verrà a chiamare per la cena, ed io sarò costretta ad uscire di qui.
Passano cinque minuti, ma la ragazza ancora non è venuta a bussare alla mia porta.
Forse Evan le ha proibito di farmi mangiare, per punirmi. Forse le ha impedito di venire proprio per questo.
Un lieve brontolio allo stomaco, però, ricorda al mio corpo che ho bisogno di ingerire qualcosa di commestibile, perciò, decido di uscire dalla mia stanza. Lentamente, cammino, tenendo la guardia sempre alta. Mi dirigo verso la cucina, anche se non ho la più pallida idea di dove sia.
Imbocco un corridoio, anch'esso buio e tetro come tutti gli altri.
Un grido mi fa accapponare la pelle.
I miei occhi scorgono una sagoma con un grembiule ed una cuffietta bianchi correre verso di me.
Mi blocco, paralizzata dalla paura che questa visione ha scatenato in me.
Clara mi nota, mi si ferma proprio di fronte ed inizia a gesticolare in modo frenetico.
-Scappate, Miss Donato- dice rapidamente -mettetevi in salvo, almeno voi.
-Clara, oh Dio- esclamo, notando solo adesso la macchia scarlatta sui sui abiti.
-Vuole uccidermi- dice -ne sono sicura.
Riprende a correre.
-Aspetta!- urlo, cominciando ad inseguirla, -Clara!
Non si ferma, prende un altro corridoio, parzialmente illuminato da delle torce, raggiungiamo l'ingresso enorme e spoglio, anch'esso scarsamente illuminato, grazie a dei candelabri posti sulle ampie scale.
Clara va verso la porta, ma non riesce ad aprirla.
Una risata mi fa voltare di scatto verso la scalinata.
Evan scende elegantemente, una mano ferma a mezz'aria.
È sporca di sangue, la osserva con un sorriso macabro, poi la lecca.
Sono disgustata, ma tutto ciò che scorgo negli occhi di Clara è terrore.
-Clara- dice Evan.
-Ve ne prego...- sussurra lei, sussultando quando Evan le compare accanto talmente rapidamente che non sono riuscita a vederlo.
-Oh, ci siete anche voi, Miss Donato- punta i suoi occhi su di me.
-Lasciatela andare- dico, prendendo coraggio -non fatele del male.
-Mi stai dando ordini?- chiede facendo un passo avanti e mettendomisi di fronte, tenendo Clara per la nuca, che nel frattempo ha iniziato a piagnucolare.
-Vi ho solo chiesto un favore...
-Un favore?- sogghigna -i favori si restituiscono, però.
-Cosa volete?- balbetto.
-Lo sai benissimo, Eleanor.
Scuoto la testa, facendolo ridere.
-La otterrò comunque, indipendentemente da questo- dice, stringendo il collo di Clara.
La ragazza urla, continuando a piangere.
-Ho sbagliato a proibirvi di toccare quelle rose, Miss Donato! Io eseguivo solo gli ordini...per paura...voi...
Con un rapido movimento, Evan le taglia la gola, facendo schizzare il sangue dappertutto.
Urlo spaventata, indietreggiando.
Il corpo di Clara ormai privo di vita crolla sul pavimento, ai piedi del suo freddo assassino.
Con noncuranza, Evan scavalca il cadavere, poi si china su di esso per affondare una mano nel suo petto, da cui sembra estrarre qualcosa.
Si avvicina a me, e solo ora scopro di cosa si tratta l'orribile cosa rossa che tiene nella mano destra, macchiandosi le dita di sangue: è un cuore. Il cuore di Clara.
Mi sento mancare, mentre un forte senso di nausea mi colpisce in pieno stomaco. Evan continua ad avanzare verso di me ed è sempre più vicino, tenendo la mano destra sollevata e in bella vista.
-Non vi avvicinate!- urlo.
Un ghigno crudele gli increspa i lineamenti quasi angelici.
-Per tutta la vita voi damigelle struggete voi stesse per avere il cuore di un uomo, e vi spaventate e inorridite quando ne avete di fronte uno?- chiede divertito, ormai mi sta davanti, l'organo posizionato al lato del mio viso.
In meno di un secondo, la mano che lo tiene si chiude a pugno su di esso, provocando un esplosione di schizzi di sangue che mi colpiscono il volto, sporcandomi le labbra, l'abito.
Le lacrime minacciano di rigarmi le guance, ed Evan lascia cadere a terra ciò che è rimasto del cuore di Clara.
Ora è solo una disgustosa poltiglia scarlatta.
Faccio per indietreggiare, ma Evan mi afferra per il polso, portandomi verso di lui. Avvicina il suo viso al mio, ed inizia a leccare via lentamente il sangue dalla mia pelle.
Un fremito mi scuote le spalle, e mi allontano bruscamente da lui, allontanandolo con una spinta, dimenticandomi una volta per tutte delle buone maniere.
"Non toccatemi!" grido, iniziando a correre per allontanarmi da lui il più possibile.

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