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Mi sveglio nel cuore della notte con il cuore in gola senza saperne il motivo. Mi alzo dal letto lentamente, poi vado ad aprire la porta, affacciandomi all'esterno. Il corridoio è buio e silenzioso. Prendo la nuova candela posta sul comodino ed esco dalla camera. Se Eveline fu uccisa da Evan ed il suo fantasma presenta l'aspetto del suo cadavere, significa che dimostra il modo in cui è morta. Perciò...Evan deve averle cavato gli occhi. Rabbrividisco nauseata. Almeno però, potrei essere in grado di riconoscere lo spirito di Clara, nel caso in cui riesca a trovarla. La luce tremola leggermente, distorcendo la mia ombra che scivola lungo le pareti mentre raggiungo la fine del corridoio senza problemi.
Non incontro nessuno, nè sento strani rumori o urla disumane. La tranquillità e la calma regnano sovrane. Un'improvvisa melodia risuona tra le pareti, spezzando il silenzio. Scendo la scalinata del grande ingresso, lasciandomi guidare da quella musica soave.
Essa mi conduce ad un'ampia sala,  forse una volta era stata il salone che ospitava feste, danze d'ogni genere e balli in maschera, a giudicare dall'immenso lampadario la cui luce delle candele proietta strane ombre sui quadri appesi alle pareti. Abbasso lo sguardo sul lucido pianoforte che padroneggia l'intera stanza. La musica proviene da lì. Soffio sulla mia candela per spegnerla, quando vedo che Evan è seduto dietro allo strumento, totalmente concentrato sull'abile movimento delle sue mani sui tasti. Ha il volto rilassato, illuminato da una candela per metà, il che gli conferisce un aspetto pericoloso. Esattamente com'è. La melodia che sta suonando è così dolce che quasi stona con l'aspetto che conosco di lui. Lo spietato, crudele, mostro assetato di sangue che non esita ad ammettere i propri peccati senza neppure provare un briciolo di rimorso.
Improvvisamente, la melodia cresce di intensità, e la dolcezza lascia presto il posto alla rabbia, la forza e l'impeto che Evan impiega per suonare. Sono completamente incantata e così affascinata da lui e dalla sua musica in questo momento, che non mi accorgo nemmeno di essere entrata nella stanza per metà. La musica si è fermata di colpo ed io suoi occhi sono su di me, come due fari rossi nella notte.
- Miss Donato - dice soltanto, il volto è un pezzo di marmo. - Cosa vi porta qui, a quest'ora della notte?
Il suo tono sarcastico maschera la rabbia che gli ribolle nelle vene, riesco quasi a percepirlo.
- La vostra musica - ribatto semplicemente. Anche se inizialmente avevo intenzione di cercare Clara per chiederle delle spiegazioni, la mia risposta è sincera. Pare sorpreso, ma si riprende subito. Per tutta risposta, toglie di scatto le mani dal pianoforte, che teneva poggiate sui tasti delicatamente.
- La mia musica? - ripete, alzando un sopracciglio. - E siete lo stesso uscita dalla vostra stanza, da dove si suppone che l'abbiate sentita fin là, dopo che vi avevo raccomandato di restare chiusa in camera, a maggior ragione dopo ciò che vi è accaduto solo ieri notte?
Mantiene il suo solito tono sarcastico, ma è furioso.
Abbasso lo sguardo. - Sono rimasta affascinata dal vostro modo di suonare. Era...davvero una magnifica melodia - sussurro.
Passano alcuni istanti di silenzio, poi me lo ritrovo improvvisamente davanti. Mi ha sollevato il mento con due dita fredde, facendomi rabbrividire, ed ora sono costretta a guardarlo negli occhi, non più rossi come due fornaci. Sospira brevemente.
- È stata la sincerità a parlare, prima? - sussurra.
Annuisco piano, con il mento ancora imprigionato fra le sue dita. - Suonate per me - mormoro timidamente. E stavolta la sorpresa sul suo volto è così grande, che anche se riesce a mandarla via dal volto, non può mascherarla negli occhi. Lentamente, mi lascia andare il mento e si avvicina di nuovo al pianoforte, passandovi un dito lungo la superficie liscia e sedendosi, tenendo gli occhi sempre incollati allo strumento, come se ne fosse rapito.
Posa le mani sui tasti, poi inizia a suonare lentamente, le dita sembrano fluttuare su di essi. Alza lo sguardo su di me, tenendolo incollato al mio e provocandomi una scia di brividi lungo la schiena per l'intensità di questo momento. Le note imperversano nella sala, e le luci delle candele tremolano pericolosamente, come se accarezzate dal vento. L'indice di Evan colpisce più volte un tasto bianco ed una successione di acuti tin tin tin riempie l'aria attorno a noi, fattasi improvvisamente ostile. - Evan...- sussurro.
Ha abbassato lo sguardo sui tasti ed ora stringe gli occhi, mentre una piccola, impercettibile ruga, gli solca la fronte per l'estrema concentrazione. Una folata di vento gelido fra tremare le candele, portandole ad esalare il loro ultimo respiro. Il buio cala sulla stanza. Non vedo nula, e ci vuole molto finché i miei occhi riescano ad abituarsi all'oscurità.
- Evan...- provo ancora, ma lui non ha smesso di suonare e non si è minimamente scomposto. Il panico prende il sopravvento su di me quando sento i sussurri. Un singhiozzo mi sfugge dalle labbra
- Eleanor, avvicinati a me - ordina Evan, continuando a suonare l'esorcizzante melodia. Le mie gambe sono come legno. Non riesco a muovermi ma, anche se ci riuscissi, non riuscirei ad andare da lui per la totale assenza di luci.
- Non...non posso, non ce la faccio. Io...non ci riesco - piagnucolo.
Evan emette un ringhio basso.
- Eleanor, vieni da me, ora! - esclama. È come se fossi uscita da uno stato di trance. Le mie gambe si muovono da sole e trovo la strada per raggiungere il pianoforte senza inciampare. Una mano mi afferra e mi tira giù a sedere, mentre un braccio forte mi cinge la vita. - Sta' calma, va tutto bene...- Evan mi sususurra all'orecchio, le mani che ancora corrono frenetiche su e giù per i tasti. Perché non smette di suonare? Rifletto sull'eventualità di porgli la domanda o meno, ma non ne ho la possibilità. Un sussurro abbastanza udibile chiama il mio nome, poi si sente un grido disumano, simile a quello che ho sentito ieri notte. - Non dar loro ascolto - mormora Evan. La sua bocca è sempre a pochi millimetri dal mio orecchio. - Tra poco sarà tutto finito. Chiudi gli occhi, adesso.
Riluttante, faccio come dice. All'improvviso, una forte luce mi fa bruciare gli occhi da dietro le palpebre. Come hanno fatto le candele ad accendersi di nuovo? Evan non può essere stato, dato che non ha mai lasciato il suo posto accanto a me e non ha ancora smesso di suonare. La musica è una vera e priopria sinfonia di strumenti, ora.
- Non aprire gli occhi per nessun motivo. Sono stato chiaro?
Annuisco, ma non so se può vedermi.
Ma la luce...è così forte, come posso tenere gli occhi chiusi? Mi sento tremendamente vulnerabile. Perciò, infrangendo la mia promessa, li apro lentamente. E quello che vedo, mi lascia senza parole. Forse avrei fatto meglio ad ubbidire ad Evan, almeno una volta.

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