Stefania
Non appena i miei occhi incontrano gli occhi di ghiaccio del tipo del muretto, vengo assalita da un'emozione che non riesco proprio a spiegare. Sarà che sono al quanto scossa in questo momento, che mi sento così vulnerabile e impaurita per un possibile allontanamento da mio padre e il suo sguardo così premuroso e gentile nell'essersi accorto delle mie lacrime mi fa sentire al posto giusto nel momento giusto. Dio, quanto vorrei qualcuno con cui parlare, sfogarmi, esternare tutti gli sbagli di mia madre con i quali ho dovuto convivere per undici anni, ed essere capita, poi abbracciata e rassicurata... Sì, ma con non lui. Non con questo tipo così affascinante quanto accalappiatore di belle donne solamente per farci i suoi porci comodi. Io non sono debole difronte alle persone, non ho mai pianto davanti a nessuno e di sicuro non comincerò oggi! «Scusami, non ti avevo proprio visto» interrompo i miei pensieri abbassando lo sguardo sulle mie scartoffie e le raccolgo tutte.
«Scusami tu. Ero distratto dal cellulare e non ti ho visto arrivare» sento il suo sguardo incollato su di me, come se volesse leggermi dentro, e poi non colgo nemmeno la nota divertita o maliziosa nella sua voce.
«Bene... scusami ancora. Ma ora devo proprio andare» abbozzo un sorriso forzato e lo guardo per un breve istante. Non sorride ma mi scruta attentamente. Sta cercando di capire cosa mi prende o come mai sono così triste? Ma non ci bado molto e mi giro verso l'uscita.
«Stefania» mi afferra per un gomito. Mi fa voltare verso di lui e con le dita dell'altra mano mi sfiora il mento per obbligarmi a guardarlo. Non mi piace il fatto che conosce il mio nome e io non conosco il suo; questa cosa mi da un tremendo fastidio!
«Ma che vuoi?» sbotto scrollandomi di dosso le sue mani. E non mi va nemmeno che mi tocchi! Così dolcemente e delicatamente per giunta. Non cadrò nella sua trappola! Non mi faccio di certo imbambolare per un tocco che mi ha provocato un leggero brivido... e un leggero aumento del battito... e la mancanza del respiro per qualche secondo... oh merda! Merda! Merda! La colpa è di questi occhi così maledettamente belli!
«Niente. Voglio solo sapere perché piangi» risponde calmo e preoccupato.
La colpa è pure di questa voce! Così avvolgente, profonda, graffiante... okay, ora basta! Non lo conosco e non voglio conoscerlo, e devo concentrarmi solamente su questo!
«Non sto piangendo!» evito di guardarlo in faccia e stringo i libri al petto perdendo lo sguardo tra il via vai di studenti e docenti.
«Hai qualche problema qui all'università? Con qualche corso? Con qualche esame? Posso aiutarti se vuoi...» continua ma lo interrompo con un'amara risata.
«Magari fosse questo» abbasso lo sguardo e credo di stare parlando più con me stessa che con lui. Lo sento sospirare e inaspettatamente mi prende sotto braccio coprendomi con il suo dolce profumo e mi scorta fuori dall'edificio.
«Hai tutta l'aria di voler essere ascoltata e guarda caso, io, non ho nulla da fare per la restante mezz'ora»
Alzo lo sguardo verso di lui e vedo che mi rivolge un caloroso sorriso. Sorrido di rimando ma con un'aria più spiritosa rispetto a poco fa «E chi ti dice che ho voglia di parlare con te?»
«Oh, lo so e basta. E lo farai davanti ad una buona tazza di caffè» mi fa l'occhiolino e raggiungiamo un bar appena fuori dall'università.
Ci accomodiamo ad un tavolino all'esterno, infilo i miei libri nella capiente borsa, sentendo lo scricchiolio delle patatine nella busta che avevo precedentemente riposto, che poi appendo allo schienale della sedia e una cameriera, giovane e carina, viene a prendere le nostre ordinazioni senza staccare lo sguardo dal mio affascinante accompagnatore che sembra avere occhi solo per me.
STAI LEGGENDO
Comincio da te (IN LIBRERIA!)
ChickLitChi desidera una storia travolgente, graffiante e spregiudicata. Che vi faccia ridere e piangere al contempo, disperare e gioire, imprecare e benedire... Beh, siete nel posto giusto! **** Tutti cerchiamo qualcosa nella vita, e quasi sempre, questo...