Stefania
"E se domani,
e sottolineo "se"
all'improvviso perdessi te,
avrei perduto il mondo intero
non solo te"
(E se domani – Mina)
E' quasi ora di cena e aspetto con ansia che mio padre rientri dall'ospedale. Resto seduta impaziente al grande tavolo di legno già apparecchiato in sala da pranzo mentre Marialaura, la madre di Giada, è impegnata nel preparare la pasta al forno in cucina. Intreccio le mani sotto il tavolo tenendo gli occhi puntati sulle lancette dell'antico orologio a pendolo che segnano le 20.30 in punto. Tutto in questa casa ha uno stile antico e classico. E' una delle ville più vecchie e lussuose che ci siano in questa regione. Appartiene alla mia famiglia da non so quante generazioni insieme ad atri palazzi ottocenteschi un po' sparsi ovunque, dai quali mio nonno riceve una cospicua somma mensile grazie ai contratti di affitto, e insieme all'azienda di trasporto che collega tutto il mondo e del quale mio nonno è fiero di esserne il presidente. Io sono l'unica nipote che erediterà un domani tutto questo impero e con me si chiuderà anche l'intera stirpe dei Ranieri.
«Vuole che le serva l'antipasto, signorina?» mi chiede gentilmente Giada, interrompendo i miei pensieri.
«No, grazie. Desidero aspettare il nonno e mio padre» accenno un sorriso e non appena scompare in cucina, vengo assolta di nuovo dai miei pensieri ma questa volta mi rimbombano in testa le parole di Federico. Credo che se non mi avesse portata a prendere quel benedetto caffè, sarei corsa come una psicopatica da mio padre urlando a squarciagola il motivo del perché mi ha taciuto la sua storia con la mia professoressa. Ma le parole del tipo del muretto mi hanno fatta riflettere e non ho fatto altro che pensarci per tutto il resto della giornata, arrivando ad una sola conclusione che ho intenzione di rivelare a mio padre dopo cena.
Il campanello suona facendomi sobbalzare. Mio padre come al solito si dimentica sempre di portare con sé le chiavi di casa e Giada corre ad aprirlo.
Attendo seduta al mio posto e gli sorrido non appena varca la soglia della sala da pranzo «Hai già cenato, piccola mia?» mi chiede mentre mi bacia una tempia.
«No. Stavo aspettando te e il nonno»
«E' appena arrivato anche lui... Scusami se hai dovuto attendere molto» passa la ventiquattr'ore e il soprabito a Giada che corre a riporli con cura di sopra in camera da letto di mio padre che si accomoda difronte a me, lasciando il posto di capotavola a mio nonno. E non appena arriva anche lui, cominciamo a cenare parlando del più e del meno o di come abbiamo passato la giornata. Poi si scambiano opinioni politiche trovandosi come sempre in disaccordo dato che simpatizzano per partiti opposti, e ogni volta si ritrovano in una discussione molto accesa che solo con l'arrivo del dolce si limitano a spegnere. Io resto sempre ad ascoltarli divertita senza mai aggiungere osservazioni personali, solo quando mi viene rivolta qualche domanda rispondo cortesemente.
«Sei stata all'università, tesoro?» mi chiede mio padre dopo aver terminato una porzione di panna cotta.
«Sì. La settimana prossima cominciano i corsi»
«Stefania» interviene il nonno mentre si alza da tavola «Ti aspetto in biblioteca non appena hai finito di mangiare. Vorrei mostrarti alcune cose» e con un dolce e affettuoso sorriso si allontana.
«A quanto pare dovrò sorbirmi un'altra accurata lezione sulla gestione della sua azienda» mi rivolgo annoiata a mio padre appoggiando i gomiti sul tavolo e la testa tra le mani. Se mi avesse vista mia madre, di sicuro non avrebbe perso tempo a rimproverarmi che una signorina non deve mai appoggiare i gomiti sul tavolo. Mi ha costretta ad imparare il galateo a memoria!
STAI LEGGENDO
Comincio da te (IN LIBRERIA!)
ChickLitChi desidera una storia travolgente, graffiante e spregiudicata. Che vi faccia ridere e piangere al contempo, disperare e gioire, imprecare e benedire... Beh, siete nel posto giusto! **** Tutti cerchiamo qualcosa nella vita, e quasi sempre, questo...