Stefania
"Quanti anni hai
Stasera
Sai che non lo so
Bambina
Forse ne ho soltanto qualcuno...
...qualcuno più di te"
(Quanti anni hai – Vasco Rossi)
«Stefania!» esclama sorpreso Federico sostando l'auto proprio difronte alla panchina dove ero intenzionata a sedermi.
«Ciao» dico sorpresa anche io di vederlo sempre nei momenti più impensabili. Spegne il motore dell'auto e scende per venirmi incontro. Il maglioncino di filo blu che indossa, fa risaltare i suoi occhi così chiari e luminosi nel buio della sera. E poi lascia poco all'immaginazione perché è cosi aderente da riuscire a vedere i contorni dei muscoli del petto e delle braccia, cosa che mi piace da impazzire. Okay, sorvoliamo su questo commento e concentriamoci su tutt'altro.
«Cosa ci fai qui?» chiedo mentre ci sediamo su questa panchina di legno scomodissima.
«Ero passato a bere qualcosa con degli amici... Ma tu? Sei da sola?»
«No. Sono venuta con delle amiche... che hanno pensato bene di snobbarmi per cercare di accalappiare due ragazzi» aggiungo con una piccola risata.
Sorride anche lui e allarga le braccia appoggiandole sul bordo dello schienale della panchina, proprio dietro di me, attento però a non sfiorarmi.
«E tu? Non sei riuscita a conquistare nessuno?» mi chiede con un mezzo sorriso e con gli occhi puntati nei miei. Troppo sexy questo tipo!
«Credo che ci siano cose più importanti nel fare la gatta morta con i ragazzi che frequentano questo bar» accavallo le gambe con fare superiore e snob.
Si accorge che lo faccio apposta e si mette a ridere «Ah, quindi la piccola Stefy punta sugli uomini, non sui ragazzini» dice con un tono malizioso forse alludendo a se stesso in qualità di uomo.
«Ovvio. Non so cosa farmene dei ragazzini» rispondo con il suo stesso tono lanciandogli un'occhiata lasciva. Occhiata che sembra piacergli perché si avvicina di più a me e non smette di guardarmi «Bene... Alcuni uomini sono certamente migliori» aggiunge con uno sguardo troppo libidinoso che sottintende di sicuro qualche sua qualità sotto le lenzuola.
Mi scosto leggermente da lui e rido per non sembrare troppo imbarazzata «Okay, dai. Abbiamo scherzato abbastanza»
Si risistema sulla panchina con un sorriso chiaramente divertito e incrocia le braccia al petto «Hai parlato con tuo padre?» mi chiede cambiando definitivamente discorso.
Ritorno seria «Ho pensato molto alle tue parole di questa mattina e mi hanno fatta riflettere... Ho parlato con mio padre e ho accettato la situazione»
«Sono contento»
«Anche io... ed è solamente merito tuo» aggiungo grata e riconoscente.
«Ma non devi ringraziarmi...»
«Ma io ti ringrazio lo stesso» lo interrompo «Adesso parlami un po' di te» aggiungo.
«Cosa vuoi sapere?»
«Quello che vuoi dirmi... non so... Hai detto di aver perso tuo padre pochi anni fa, parlami di lui»
Rivolge lo sguardo verso la strada buia illuminata da qualche fioco lampione. Si perde in qualche ricordo prima di cominciare a parlare «Mio padre... beh... è stato un maestro per me. Devo a lui tutto quello che so e quello che sono diventato adesso... Non posso mai dimenticare con quanta pazienza mi ha seguito negli studi, tutti i suoi consigli, e i libri di medicina con i quali mi colpiva in testa ogni qual volta mi distraevo da un esame...» sorride nostalgico «E' stato un padre severo, ma solo perché ci teneva ad istruire bene me e i miei fratelli... per il resto, credo che sia stato il padre più buono e premuroso che possa esistere» mi rivolge uno sguardo e posso leggere chiaramente nei suoi occhi chiari quanto dolore ci sia ancora per questa perdita così straziante.
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Comincio da te (IN LIBRERIA!)
ChickLitChi desidera una storia travolgente, graffiante e spregiudicata. Che vi faccia ridere e piangere al contempo, disperare e gioire, imprecare e benedire... Beh, siete nel posto giusto! **** Tutti cerchiamo qualcosa nella vita, e quasi sempre, questo...