1) L'inizio secondo Mason

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Fumo.

Fumo e alcool. Questi sono gli unici odori che si sentono in questo triste, vuoto, immenso appartamento. Nel pieno centro di Chicago, al 22esimo piano di uno dei più lussuosi palazzi della città, un uomo siede con le mani intorno alla sua testa, stringendo le sue dita attorno ai suoi capelli neri e mossi come il mare di notte che si increspa tra le onde dopo una giornata di pioggia. Il suo volto è stanco e gli zigomi sono ripiegati in un'espressione di ansia, sovrastati da due occhiaie nere come carbone.

Si questo sono io.

Un uomo fallito.

No, non in quanto a lavoro. Ho un ottimo stipendio e faccio quello che ho sempre sognato di fare. Io difendo i giusti. Per quanto mio padre abbia cercato di dissuadermi dal condurre quello studio che lui aveva fondato, io volevo fare l'avvocato da più tempo di quanto ricordi.

E ci sono riuscito con un'ottima laurea a Yale. Mi sono persino specializzato a Oxford, i miei colleghi mi venerano, non ho mai perso una causa, guadagno circa 9,000 dollari al mese.

Ma allora perchè la mia vita mi sembra così inutile, vuota, torbida?

Accendo un'altra sigaretta e verso quell'ultimo goccio di scotch nel bicchiere ormai impregnato dall'odore di ogni tipo di alcolico.

"Tu dovresti innamorarti Mas!" è quello che continua a ripetermi Bran. Ma sinceramente non ho mai avuto interesse nell'amore. Voglio dire, l'amore porta a vivere insieme, sposarsi, avere bambini......ma io odio i bambini! E non ho mai voluto sposarmi. La famiglia non è mai stata una cosa fondamentale nella mia vita. Ho sempre fatto ogni cosa con i miei sforzi e soprattutto da solo.

Ora perchè dovrei unire per sempre la mia esistenza a quella di un'altra persona?

Meglio lavorare. Domani ho un importante processo su una denuncia di violenza domestica. Cosa stavo appunto dicendo della famiglia? Una gran seccatura.



-Ehi Mas, vieni qui-

-Dimmi Bran-

-Senti fratello, c'è stata un'emergenza. Mia sorella ha avuto un incidente, devo correre da lei. E' una cosa grave, e a casa sua non c'è nessuno. Non è che potresti andare tu per qualche giorno?-

-Cos...aspetta aspetta in che senso? Perchè dovrei andare a casa di tua sorella? E il marito?-

-Suo marito è morto 13 anni fa. Dovresti andare a casa sua perchè non vuole lasciare la figlia da sola. So che non ami i bambini, ma ti prego, non so a chi altro rivolgermi!-

Figlia? Dovrei occuparmi di una bambina? Io? Preferirei rifiutare, ma come posso farlo? Bran è il mio unico vero amico. Quindi devo accettare e in due ore eccomi già davanti alla casa di una perfetta sconosciuta, a dovermi occupare di una bambina sconosciuta per la quale non sono altro che.....uno sconosciuto!

Entro piano. -Buonasera. E' permesso? Mi chiamo Mason Farish, sono un amico di zio Brandon- dunque come si chiamava....ah ecco  - Claire? Ti chiami così giusto? Sei in casa?-

- Salve signor Mason, io sono Claire-

Una voce soave veniva dal salotto, intrinsa di una qualche nostalgia ma dolce come il suono delle onde che si trascinano dolcemente sulla sabbia di Miami quando il mare è calmo.

Mi avvicino e davanti a me compare una figura piccola ma non come quella di una bambina.

"Accidenti a te Bran, questa non è una bambina, questa è una donna!"

Una ragazza dai lunghi capelli lisci e neri si ergeva davanti a me, fissandomi con i suoi occhi verde acqua così intensamente che pensavo potesse leggermi l'anima. Non poteva avere più di diciotto anni, ma il suon corpo era quello di una donna.

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-Quanti anni hai Claire?- chiedo tra un boccone ed un altro di quell'ottimo maiale arrosto che aveva cucinato lei (ovviamente dato che io non so cucinare).

- Diciassette il mese prossimo, e lei signor Mason?-

-Dammi del tu. E chiamami Mason- dico cercando di evitare di rispondere alla domanda. La cosa mi imbarazza stranamente. Non ho mai avuto problemi a parlare della mia età.

-Bene Mason, tu dunque quanti anni hai?-

-Diciamo molti più di te- rispondo accompagnando le mie parole ad una specie di risata.

Silenzio. Nessuna risposta.

I suoi occhi improvvisamente fissano il vuoto e quel sorriso malizioso sul suo viso svanisce. In fretta posa le stoviglie nel lavandino e quasi scappa in camera sua.

"Che tipa strana" penso.


La camera degli ospiti è molto spaziosa, soprattutto perchè è praticamente vuota. Dalla piccola finestrella rivolta verso Sud riesco a vedere i binari del treno sui quali ne passa almeno uno ogni dieci minuti. Accendo una sigaretta e fisso quei binari. "Cosa sto facendo della mia vita? E' passata un'altra giornata e nulla è cambiato."

Mi metto a dormire, ma due minuti dopo sento la porta che si apre.

E' Claire in un piagiamino estivo composto da una magliettina molto scollata e dei pantaloncini con un motivo a strisce colorate. Probabilmente ha sbagliato stanza, magari cercava il bagno. Così penso di ignorarla e faccio finta di dormire. Poi una mano si poggia sui miei fianchi e afferra i miei pantaloni strattonandoli verso il basso.

In un secondo mi alzo in piedi risalendomi il pigiama e facendola scivolare per terra.

-Cosa cazzo stai cercando di fare?-

Sta tremando. Raggomitolata in un angolo trema e piange.

Non sono venuto qui per farmi molestare da una bambinetta depressa ed in calore.

Ma i suoi singhiozzi penetrano il mio cuore così a fondo che mi avvicino, ormai senza più alcun residuo di rabbia dentro di me, e le accarezzo la testa. Poi la stendo sul letto e continuo ad accarezzargliela fino a che non si addormenta.

So che dovrei semplicemente chiamare Bran ed andarmene, ma decido di rimanere con questa strana sola e disperata ragazza.

E' la cosa giusta da fare.

La cosa giusta da fareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora