4) Il mio vuoto

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-Dai ti prego! Andiamo in spiaggia!-
-In spiaggia? Allora signorina mettiamo in chiaro le cose: numero uno che oggi non vai a scuola non significa che puoi fare quello che vuoi; numero due non sono il tuo animatore, sono, diciamo, il babysitter; numero tre.....Chicago ha una spiaggia?-
-Per diamine non sei mai stato a Oak St. Beach? E' sul lato Nord del lago! Coraggio su andiamo!-
-Scordatelo. Ho del lavoro da fare quindi sta buona e non disturbarmi.-

Ok va bene, devo dire che mi aspettavo di più da questa giornata. Però mi sta piacendo guardare quest'uomo mentre lavora. E' così concentrato, così attento. I suoi occhi che divorano pagine e pagine di scartoffie da avvocati con uno sguardo così concentrato. Se penso di poter avere anche solo per un secondo quello sguardo posato su di me, credo che morirei per un'esplosione di cuore, una cosa mai avvenuta nella storia dell'umanità cosicchè diventerei la cavia di numerosi studi scientifici.

Osservo come si sposta i capelli dagli occhi dietro l'orecchio, le sue labbra si dilatano leggermente facendo passare la lingua tra di esse, così da bagnarle. Le sue lunghe ciglia rendono lo sbattere delle sue palpebre un gesto tanto naturale quanto sensuale.
Non riesco a stare tranquilla con lui affianco.

*DRIIIIN DRIN* *DRIIIIN DRIN*

Suona il telefono. Vado a rispondere.   -Mamma!-
Mia madre sta tornando. Sta bene. Sono al settimo cielo. Ma ciò significa che la permanenza di Mason in questa casa è finita.

No. Non voglio. Non voglio separarmi da lui. Se glielo dicessi magari capirebbe. Magari rimarrebbe qui. Magari si innamorerebbe di me.

Sogni. Sogni di una stupida adolescente che sono. La realtà non è come nelle storie dei fumetti. Non esiste alcun per sempre felici e contenti.

Lo so che lui gioirà ora che gli dirò che può andarsene.

Ma invece non lo fa. Rimane impietrito. Gli occhi corallo mi fissano: eccolo lo sguardo concentrato su di me. Sento un brivido percorrermi la schiena. Poi abbassa lo sguardo.

-Quindi è andato tutto bene. Sono contento.-
Si alza e senza neanche guardarmi va in camera a preparare la borsa.

Appunto. Sapevo che sarebbe andata così. In realtà lui non ha mai provato neanche un briciolo di sentimento per me. Neanche qualcosa come la compassione per una disperata avida d'amore come me.

Le lacrime cominciano a scendere. Mi sento improvvisamente sola. Io lo desideravo. Volevo lui e lui solo. Perchè sono nata così tardi? Perchè Dio mi ha fatto questo? Perchè ci ha dato quest'ostacolo insormontabile? L'età. Nient'altro che un numero di fatto, ma che in realtà condiziona la nostra vita così come tutte le nostre credenze e le regole di cui ho già parlato.

La borsa è pronta. Si avvicina, mi da un bacio sulla fronte e dice  -Ciao ragazzina.-
Poi esce.

Ragazzina. Mi chiama così perchè è questo quello che sono per lui.

Non ho idea di dove abiti. Non so niente di lui. So soltanto che voglio rivederlo.

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Finalmente me ne sono andato da quella casa. Non corro più il rischio di essere molestato da quelle sottospecie di maniaca. Sono contento.
O meglio, dovei essere contento.
Eppure c'è qualcosa che non quadra. Sento un vuoto dentro. Si ero già vuoto. Ma ora a riempire quello spazio c'è altro vuoto.

"Bambini!" penso "Non fanno altro che scombussolarti la vita."

Eppure i giorni passano e questa sensazione non passa. Sento come se avessi lasciato qualcosa che non dovevo. Come quando lasci il telefono a casa pensando che non ti serva e poi te ne penti capendo che forse in realtà dovevi portarlo con te. E non lasciarlo mai.

Sono passati praticamente due mesi. E in questi sessanta giorni non ho fatto che vagare per la città senza meta ogni volta che ne avevo l'occasione. Il cielo è diverso, l'aria è diversa. E' come se fossi sempre vissuto in un mondo in bianco e nero, e ora qualcosa lo avesse colorato. Qualcosa o qualcuno.

Senza pensarci mi ritrovo davanti al cancello di una scuola. Ragazzi che entrano, escono, passeggiano. Mi sembrano tutti uguali. Poi la vedo.
La ragazza più incantevole che possa esserci scende le scale con un libro in mano, vestita con un abito rosa pesca lungo fino alle ginocchia, un po più stretto in vita e con un sottile pizzo sulle maniche e sul lembo della gonna.

E' sola. Ma lo sapevo già. Nonostante ciò l'ho rifiutata in continuazione. L'ho allontanata, abbandonata. Ed ora su quel suo volto di porcellana non c'è più quel sorriso che riscaldò il mio cuore ormai da tempo congelato. I suoi occhi sono vitrei. Non riflettono più nulla.

La guardo avanzare fino a quando alza lo sguardo e mi vede.

Come un cieco che riacquista la vista, immediatamente i suoi occhi ricominciano a vedere, e l'immagine che riflettono è la mia. Le gote bianche si ravvivano di un colore rosso come dopo una corsa affannosa, e il suo sorriso torna.

Ecco cosa riesce a riempire il vuoto: il suo sorriso.

Sarò pazzo lo so. Ma per quanto sia ignorante a riguardo, se questo non è quello che tutti chiamano "amore", non saprei proprio cosa possa essere.

Non so neanche se sia legale. Ma ho bisogno di lei.

La faccio salire in macchina e la porto lontano da occhi indiscreti.

-Devo parlarti.- Ma da dove potrei cominciare? Dal fatto che il suo sorriso mi ha rubato il cuore? Che solo lei riempie lo spazio dentro di me? Ha diciassette anni cazzo!

-So quello che vuoi dirmi.- il sorriso svanisce - che nonostante tutto non possiamo giusto? Che se solo il tempo fosse stato dalla nostra parte sarebbe stato diverso. Che non ha senso- singhiozza - perchè io SONO SOLO UNA STUPIDA RAGAZZINA!-

-ZITTA!-

Di scatto le prendo il volto fra le mani e la bacio.

La sua bocca trema, le labbra rimangono siggillate.
Con la mano destra le scendo una spallina e porto la mia bocca sul suo collo baciandola lungo tutto esso e sulla spalla. Poi mi riporto sulla sua bocca  -Apri la bocca-  le sussurro e lascio che le nostre lingue si tocchino, si esplorino, si amino.

-Io mi sono innamorato di te, Claire-

Lacrime, dolci lucenti lacrime iniziano a tracciare linee sulle sue guance ormai talmente rosse da sembrare dipinte. Inizia a tremare e balbetta, incapace di dire qualsiasi cosa.

Allora accosto nuovamente la mia bocca alla sua e esibisco il bacio più dolce che nei miei 35 anni sono riuscito a dare.

Solo lei mi fa questo effetto.

E mentre riordina le idee continuando a balbettare sul sedile affianco, la mia auto si ferma davanti all'hotel più vicino.

La desidero troppo.

La cosa giusta da fareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora