Indipendenza

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Non capisco bene cosa abbia detto.
Il rumore della pioggia mi confonde, davanti a me quel diamante sembra confondersi con i suoi occhi. Non riesco più a distinguere il suo volto dal resto. L'ambiente intorno a me sembra mescolarsi tutto insieme diventando poltiglia rossastra di sabbia, nuvole, luce e pietre preziose.
Ho la stessa sensazione che avevo provato la prima volta che ho provato l'erba che mi aveva dato Jenny alle medie, ma molto, molto più amplificata.

Poi torno in me.
Focalizzo la scena.
Anello.
Mason.
Anello.
Anello?!
Cristo santo!

La mia mente è completamente annebbiata. Non comprendo cosa sta avvenendo.
Improvvisamente il lago scompare e così la pioggia.
Acqua calda scorre sulle mie spalle, lungo il mio seno, fin sotto le cosce dolenti e i polpacci tremanti.
Il caldo respiro di qualcuno mi sfiora il collo. Un lieve tremito mi sconvolge.
Sento caldo.
Ma non il caldo dell'acqua, non del fiato di quell'uomo. Il caldo proviene da dentro.
Il cuore non pompa più mero sangue, no. Ora pompa vera vita, infonde amore nella mia carne da tempo abbandonata alla solitudine. Adesso i polmoni non assorbono ossigeno, respirano solo attraverso il suo stesso respiro.
Oramai siamo una cosa unica.
Nessuno di noi vive senza l'altro.
Questo sento.
È questo il caldo.
È la vita che torna ad avere un senso.

Al mio risveglio siamo in una stanza di albergo non lontana dal centro città. Mason ancora accanto a me dorme come un bambino, con la fronte distesa come dopo essersi sciolto da un peso, e con la mano stretta attorno alla mia vita, come per non lasciarmi andare.
Mi metto a sedere e mentre la mia mano tenta educatamente di coprire uno sbadiglio, le mie labbra si imbattono contro qualcosa di duro e metallico.
L'anello circonda il mio anulare, brillando di riflesso alla lieve luce dell'alba che filtrava tra le rosee tende di seta di quella stanza così delicatamente decorata da fiori violetti e di bianco crema.
-Buongiorno signora Farish- sento mormorare da un Mason ancora avvolto dalle braccia del sonno da cui cerca di liberarsi tra uno sbadiglio ed un altro.
- Buongiorno matto da legare.-
Non proprio il modo giusto di rivolgersi all'uomo che ti ha chiesto di sposarlo ma è pur sempre un inizio.
- Tesoro non puoi darmi del matto. Io ti ho solo chiesto di sposarmi, tu invece sei stata la prima a violentarmi in pigiama o sbaglio? -
Niente da obiettare in effetti.
Ma non può averla vinta.
Perciò gli slaccio i pantaloni e me lo infilo in bocca quasi fino a soffocare, caydandogli uno spasmo ed un verso di piacere forte quasi come un vero orgasmo.
-Non mi sembra che ti sia dispiaciuto- mormoro tra un'entrata ed un'altra.
Ma così come io non voglio perdere nel gioco di superiorità neanche lui vuole.
Con uno strattone mi capovolge e con la forza bruta più forte che abbia mai sentito mi penetra mentre io, pancia a terra, non ho neanche il tempo di analizzare la situazione che già sopraggiunge un orgasmo.
È violento, rude, mi piace.
Continua a cambiare posizione.
Gamba in aria, ora entrambe, ora da dietro, ora al muro. Un balletto di danza tra gemiti e urla. Poi infine, al mio.....bhe non mi ricordo quale orgasmo fosse, avendo ormai perso il conto, finisce e gettandosi sul lato del letto getta via il terzo preservativo della mattinata.

-Cosa vuole fare questa mattina signora Farish?- -È la festa dell'indipendenza! Andiamo a divertirci un po in città. Organizzano sempre quelle specie di parate che in realtà non piacciono a nessuno ma che ti illudono almeno di far parte di una grande società e di un grande paese costruito con il sudore della fronte dei politici.-
Non avevo mai amato questo genere di festa, ma andarci con il mio uomo faceva sembrare tutto più normale.

Mentre ci avviamo per le strade in cui si riversano ogni tipo di individui, mi torna in mente il modo in cui tutto ciò era successo e come eravamo arrivati fin lì.
Non avevo avuto più notizie dei miei e, per qualche strano motivo, avevo la sensazione che fosse giusto avvisarli almeno del fatto che io ero ancora viva.
È divertente pensare come spesso la più sana e giusta idea sia sbagliata non di per se, ne in base a colui o colei che la fabbrica, ma solo in base al momento. Un secondo prima può essere la cosa più saggia da fare, mentre un secondo dopo è l'idea che ti condurrà ad un eterno rimpianto.

Ricordo solo vagamente il resto.

Suoni strani provenivano dalla piazza. Bottiglia sordi e sfuggevoli accompagnati da risate. O forse erano pianti. No. Erano urla di terrore.

Era il 4 luglio 2015.

Una sparatoria in piena festa dell'indipendenza.

53 feriti. 8 morti. Tra di essi c'era anche mia madre.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 10, 2016 ⏰

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