7) Dubbi

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La prima cosa che ricordo di quella mattina? Il dolore.
Tra le mie gambe qualcosa si era rotto, qualcosa era entrato, non solo fisicamente, ma aveva raggiunto definitivamente in profondità il mio cuore, la mia mente, la mia anima.
E guardando quel viso poggiato sul coscino accanto a me, quella mano che la sera prima aveva fatto miracoli, che mi stringeva il fianco, quelle gambe saldamente intrecciate alle mie, mi accorgo che questo dolore si è già trasformato in altro.
In consapevolezza.
Consapevolezza di aver fatto un passo azzardato, ma voluto dal cuore.
Al diavolo tutte quelle stronzate di non dover seguire il cuore perché porta a scelte sbagliate.
Il detto dice che al cuor non si comanda, ma lui comanda eccome.
Blocca ogni ragionamento logico, ogni possibilità al cervello di comunicare al tuo corpo "non farlo".
Ed inizia lui a prendere in mano le redini.

-Signor Mason, è giorno-
I suoi occhi accolgono quel sottile raggio di sole che penetra tra le tende violette della stanza.
-Buongiorno ragazzina- dice sgranchendosi le braccia.
-Ti ho detto di non chiamarmi ragazzina- ribadisco questa volta con un tono dolce accennando un sorriso.

Mi sta fissando. Ha un volto disteso e riposato, completamente diverso da quando era venuto a casa mia.
CASA MIA!
Santo cielo sono rimasta fuori casa tutta la notte. Mia madre sarà stata a sclerare tutto il tempo, avrà chiamato la polizia, l'FBI, gli investigatori del governo e persino l'esercito!
-Devo andare a casa-
- Accidenti, non ho pensato a tua madre. Non preoccuparti le spiegherò tutto.-
- E cosa le dirai? "Mi scusi ma ho portato sua figlia in hotel dopo scuola dove me la sono scopata e mi sono accorto solo dopo che è ancora una diciassettenne che deve rendere conto a sua madre di dove va"?-
- Mi inventerò qualcosa.-
- Lascia perdere. Mi occupo io della situazione. -
Mi vesto ed esco con una velocità record.
In un'ora sono a casa.
E ovviamente mia madre è fuori dalla porta disperata con due agenti della polizia.
Quando mi vede corre come una pazza verso di me, mi abbraccia e.....mi schiaffeggia per ben tre volte.
C'era d'aspettarselo però.
- DOV'ERI FINITA? COSA TI È SALTATO IN MENTE?-
-Mi dispiace mamma.-

Congeda i poliziotti e mi trascina dentro casa tirandomi per un braccio. La sua mano sta tremando.
La abbraccio - Scusa mamma. Mi ero persa.....la scuola ho...però. ...- non sapevo che cavolo inventarmi. Vederla disperarsi per me, capire che schifo di nottata deve aver passato mentre io me la facevo con Mason, mi disarmò completamente.
- Mi sono innamorata.-
- Oh Claire, piccola mia, cosa stai dicendo?-
- Che c'è una persona che amo. E ho passato la notte con lei. Ma non è successo niente.- ovviamente era meglio tralasciare i dettagli più preoccupanti della situazione - Abbiamo parlato e ci siamo addormentati senza accorgerci di quello che stesse accadendo.-
- Chi è? - dice con uno sguardo serio e scuro, del tutto diverso da quello dolce ed interessato che mi aspettavo.
- È uno...che ho conosciuto. ...ad una festa.-
- Voglio che tu faccia attenzione figlia mia. L'amore è un gran brutto affare, soprattutto quando si è giovani. Finisci per fare stupidaggini che condizioneranno la tua intera esistenza. Finisci per trovarti incasinata e sola, abbandonata nei guai da una persona che pensavi che ti amasse. Finisci per. ..-
Non capisco di cosa sta parlando. O meglio di chi. Ha le lascrime agli occhi, si sta agitando. Non credevo avesse tali pensieri sull'amore. E perché dovrebbe averli? È stata insieme a mio padre fin dal primo anno di liceo, si amavano, si sono sposati e poi è morto. Lui non l'ha abbandonata, è morto e basta!
-Mamma....-
Scatta come se si fosse resa conto di quello che stava dicendo - Comunque sta molto attenta. Si va bene hai una simpatia ma spero che tu capisca che non è vero amore.-
-È amore mamma!-
- Oh povera piccola dolce illusa Claire, fidati della mamma. L'amore è più lontano di quanto pensi.-
Ora quella a perdere la pazienza sono io.
Mi alzo e me ne vado in camera sbattendo la porta. Non mi ha mai parlato così!
Questo è amore, ne sono sicura. Io lo so perché. ...perché lo so e basta!

Il giorno dopo, attraverso una disperata ricerca, trovo l'ufficio del mio amato avvocato. E ovviamente mi ci presento.
Riesce quasi subito a liberarsi e mi fa entrare nello studio.
-Com'è andata con tua madre?-
- Zitto non voglio parlarne- e avvicinandomi inizio a sbottonargli la camicia.
- Ehi piano, piano ragazzina. Ho un appuntamento tra venti minuti e...-
-Cos' è pensi di non riuscirci in un quarto d'ora? Forse non sei pronto, devo prepararti per bene.-
Allora mi inginocchio e dopo avergli slacciato i pantaloni glielo prendo tra le mie mani e inizio a lavorarci anche con la bocca.
La reazione è istantanea e tre minuti lo stiamo facendo sulla sua scrivania.
Getta tutte le carte a terra e mi stende con una gamba sollevata e mi penetra mentre me la bacia sul polpaccio.
Poi si stende su di me e mi bacia mentre arriva al culmine del suo orgasmo.

- Aspetta!- mi dice mentre sto uscendo dopo esserci rivestiti - Devo parlare con un commercialista solo una mezz'oretta. Se mi aspetti posso riaccompagnarti a casa.-
- No guarda non è il caso che mia madre ti veda.-
Il suo volto assume un'espressione quasi delusa e allo stesso tempo pentita.
- Magari fino all'angolo della strada che dici?-

Salgo sulla sua mercedes classe SL bianca. Sfreccia nel traffico della tumultuosa Chicago e prima di arrivare all'angolo di casa mia si ferma di botto.
- Che è successo con tua madre ragazzina?-
- Niente di niente, si era preoccupata ma ho inventato una balla.-
-Davvero?- e con i suoi occhi investigatori mi legge nell'anima.
- Le ho detto di aver trovato qualcuno, ma non le ho detto chi sei ne cosa abbiamo fatto. Quello che mi ha preoccupato è stata la sua reazione. Ha iniziato a blaterare sul venire ingannata da giovane e lasciata poi nei casini un giorno.
Il fatto è che non pensavo avesse una visione del genere dell'amore. Alla fine lei ha avuto un amore felice fino a quando mio padre non è morto.-
Dio adoro la sua espressione seria e pensierosa.
- Capisco. Come si chiamava tuo padre?-
- John Lyonell. Era un famoso investitore nel ramo petrolifero.-
Mi squilla il cellulare. È mia madre.
- Scusa devo andare. Ci sentiamo ok?- e gli stampo un bacio sulla guancia mentre esco.
Non capisco perché non abbia reagito in alcun modo e quando lo guardo vedo sul suo volto impresso non disagio, ma quasi terrore.
Sto per rientrare in macchina per chiedergli quale fosse il problema ma il telefono squilla di nuovo e devo correre prima che mia madre questa volta chiami la polizia intergalattica.
Glielo chiederò un'altra volta.

La cosa giusta da fareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora