LA PROFEZIA

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Ho sempre sognato questo giorno. Il giorno della libertà. Io sono Fanie, una drow. I drow sono creature magiche. Vivono sottoterra, ma non è stato sempre così. C'era un tempo in cui i drow abitavano in superficie. Per intelligenza i drow sono sempre stati i migliori fra le creature magiche, ma le loro divinità - Ghaunadaur e Lolth - gli hanno costretti alla guerra. Così i drow si trovarono soli contro elfi, umani, nani e altre creature magiche. Dal giorno della sconfitta, ricordata come la "Caduta", i drow abitano nel sottosuolo. Se un drow prova a fuggire, le guardie elfiche lo fanno fuori.
È vero, io sono una drow, ma non mi sono mai sentita tale. È il colore della mia pelle a farmi distinguere. Sono bianca, bianca come l'avorio. Sono un difetto. I drow non sono bianchi, i drow nascono neri come la pece, sono neri come quelle voragini che a volte si creano nella crosta terrestre e che non lasciano intravedere un fondo, ammesso che ci sia. Sin da piccola gli altri drow mi hanno emarginata, ma io non ho mai provato a farmi accettare. I drow sono spietati, non voglio essere come loro.
Una settimana fa, al termine del mio allenamento per l'utilizzo dei poteri magici, il grande Tolak, nostra guida e sacerdote, ha annunciato che gli anni della prigionia sono finiti. Ha detto che organizzeremo un'insurrezione, se necessario faremo fuori tutti gli elfi, l'importante sarà riacquistare il potere. Ha svelato che la nostra arma vincente sarà la perla nera: una pietra preziosa dal potere sconfinato donataci da Ghaunadaur e Lolth.
Appena finita la riunione ero tornata nella mia casa e avevo iniziato a progettare la fuga. Per me è già dura essere una drow, non voglio diventare anche un'assassina.
Oggi è il grande giorno, finalmente scapperò. Per farmi notare meno ho cosparso il volto e le mani di terra. In questo modo il mio pallore dovrebbe essere meno evidente. Indosso un'armatura per proteggermi da eventuali scontri. Alla cintura lego due lame, sulla spalla monto una feretra. La feretra apparteneva a mia madre, prima che morisse. È divisa in due scompartimenti. In uno colloco frecce normali, nell'altro frecce con le punte avvelenate. Impugno l'arco. Anche questo era di mia madre. Non posso permettermi di portare uno zaino con viveri, coperte o oggetti con un valore affettivo. Attirerei troppo l'attenzione. Così prendo solo una foto che raffigura me e mia madre abbracciate, mio padre non l'ho mai conosciuto, e la inserisco in un taschino del giubbotto, sopra il cuore.
Ora sono pronta. Parto.

                                                    ●○●

Superare le guardie non è stato difficile, è bastato dire che sarei salita in superficie per cacciare. I drow hanno diritto ad un piccolo spazio recintato all'aria aperta per la caccia. Oltre la recinzione sono presenti dei posti di blocco elfici. A quanto ne so è impossibile evadere. Avevo pensato di scambiare informazioni importanti, come l'attacco imminente, per la libertà. Ma non voglio essere ricordata come la sporca drow albina traditrice.

Nell'ultimo periodo ho trascorso molto tempo all'aperto per imparare a saper utilizzare la magia. Amo respirare a pieni polmoni. È notte fonda, fisso la luna. Avanzo nell'oscurità. I miei occhi sono abituati al buio. Sotto terra i drow utilizzano delle fiaccole per avere un po' di luce ma i drow non ne hanno bisogno, vedono benissimo anche nell'oscurità più totale.
Avanzo senza una meta in particolare. Lungo il cammino incontro un corso d'acqua. Mi avvicino e fisso il mio riflesso. Una volta lavato il viso e le mani, il pallore del volto fa invidia a quello della luna. Gli occhi sono grandi e a mandorla, il loro colore rosso illumina lo sguardo. Il naso è piccolo ma appuntito, le labbra rosee sono piene.
Poi me ne accorgo: non sono sola. Alle mie spalle si sta avvicinando una figura. Fisso il mio riflesso e nel frattempo anche quello dell'ombra. Si sta avvicinando piano, di soppiatto. Si sta chinando. Prima che possa rubarmi l'arco, io l'afferro e incocco una freccia a caso. Mi giro e punto verso la figura. L'ombra si avvicina, le mani alzate sopra la testa. Sono sorpresa, cosa ci fa qui un elfo? È il classico elfo modello: biondo e occhi azzurri. Deve avere più o meno la mia età, è giovane, sui centocinquanta anni.
-Chi sei? Cosa vuoi? -
Fa un altro passo e prima che risponda gli intimo di non avvicinarsi.
-Calma, calma! Non ti voglio far del male. - Mi dice:- Io sono Amdir. Ti stavo aspettando.-
-E questo che significa? Io non ti conosco, sono una drow, non sono mai uscita dalla recinzione.-
-Lo so, lo so. Ma scommetto che è cio che stai cercando di fare.- Accenna un sorriso. Ha i denti dritti e bianchi:- Alyon, il mio elfo sovrano, ci aveva avvisati. Aveva detto che una drow, una drow dalla pelle candida proprio come la tua, sarebbe fuoriuscita dal sottosuolo per scappare. Ti propone un accordo. Se tu ci aiuterai, lui ti darà una casa, da mangiare, potresti ricominciare da zero e farti una famiglia. -
Beh, in fondo è ciò che cercavo, ma se c'è una cosa che ho imparato nella vita è che tutto ha un prezzo.
-Cosa vuole da me il tuo re?-
-Io non lo so, ha parlato solo di voler aiuto. Lasciati condurre al castello, io e gli altri elfi guardiani ti scorteremo fin lì.-
E se fosse una trappola? Vale la pena rischiare.
-Va bene, vengo, ma alle mie condizioni. Sarai tu a scortarmi e nessun altro. Mi camminerai davanti e io terrò puntato l'arco su di te, sempre.-
Mi aspettavo una discussione e invece Amdir accetta. È tutto così semplice, fin troppo semplice.

                                                      ●○●

Pensavo di cadere in un'imboscata o chissà cosa lungo il tragitto, ma con mia grande sorpresa la compagnia di Amdir mi fa piacere. È vero parla molto, ogni tanto è irritante, ma mi rende felice che abbia sempre qualcosa di cui discutere. E, per quanto sia poco educato, sono contenta che lui stia davanti e io dietro.
Lui è bello, molto bello. E ogni tanto al sol guardarlo arrossisco. Non voglio che lo noti.
-Non me lo hai ancora detto Drow!- Mi canzona.
-Cosa?- È strano sentirmi chiamare così. Non mi sento neanche parte del mio popolo.
-Il tuo nome!-
-Oh, giusto. Scusa!- Balbetto:- Fanie.-
-Bel nome Bianca.-
Ma è sordo?
-No, non hai capito. Mi chiamo Fanie, non Bianca!- Io fantastico su di lui e lui non capisce neppure come mi chiamo!
-Ahahah, vedi che sei tu a non aver capito! Il nome Fanie significa Bianca. Però è strano! Fanie è un nome elfico.-
Mi mordo il labbro. Non lo sapevo. Non voglio che pensi che io sia stupida. Taglio corto:-Si lo so. E il tuo nome cosa significa?-
-Colui che vigila.-

Mi fanno male le braccia. È da un po' che ho posato l'arco sulla spalla senza che Admir se ne accorgesse. Gli elfi sono creature pacifiche. Attaccano solo per difesa. Non mi farà del male. Ho deciso, mi posso fidare.
Mi accosto a lui, gli faccio segno di abbassare le braccia. Mi sorride. Proseguiamo insieme, come se fossimo amici da una vita.

                                                     ●○●

Sono sola nella stanza. Devo riflettere. Una volta arrivata al castello ho subito avuto un colloquio con re Alyon. Mi ha parlato di una profezia.

                           Quando la perla nera sorgerà
                       Una drow bianca dagli elfi andrà
                  La perla bianca chiamerà il suo cuore
                 Ma sarà troppo pieno e colmo d' amore
                  Le perle intralceranno il suo cammino
                   Sarà lei a compiere il proprio destino

Per me quelle parole non avevano avuto alcun senso. Il re poi me le ha spiegate. La perla nera è l'arma che i drow hanno intenzione di usare contro gli elfi. Grazie ad altre profezie gli elfi erano già a conoscenza di un attacco imminente. Almeno non sono una traditrice! La perla bianca è la corrispettiva perla nera elfica. Se queste due pietre vengono utilizzate contemporaneamente, ciascuna annulla l'effetto magico dell'altra. La perla nera dona la morte, probabilmente questo i drow non lo sanno, la perla bianca dona la vita. Nessuno sa dove si trovi la perla bianca. Secondo la profezia sarò io a trovarla, una drow dalla pelle candida. Il resto della profezia non me lo ha spiegato, ha detto che poi l'avrei interpretato da sola. Ho cercato di spiegargli che c'è un errore, che non sono io quella giusta, ma lui mi ha risposto così:-Credici Fanie, Bianca. Tu sei una drow, tu sei la drow. Finché non ne sarai certa neppure tu, la perla non si rivelerà. Pensaci drow. Il nostro futuro è nelle tue mani adesso. ll nostro destino dipende da te!-

W.Concorso.Storie-Io solo la DrowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora