Appuntamento.

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Panico.

Bastava una sola parola per descrivere la situazione di Dean quattro ore prima dell'appuntamento.

Si era preparato tutto un programma di cose da fare per evitare di ritardare, tipo

14:00 Pranzo

15:00 Stesa dei panni

15:30 Doccia

16:30 Vestiti e capelli

18:00 Preparazione psicologica

19:00 Operazione "sta calmo sta calmo"

E via dicendo.

Chiamatelo pure paranoico, se lo merita tutto.

Erano le 17:30 e non aveva ancora scelto nemmeno una camicia, e cominciava seriamente a preoccuparsi per la sua tabella di marcia.

Stava lì a fissare l'armadio come se tutto facesse schifo, ripetendo nella sua mente, proprio come una ragazzina al primo appuntento, "Non ho niente da mettermi, cazzo, non ho niente da mettermi"

Poi, l'illuminazione.

Vide una camicia a quadri blu e rossa in un angolino dimenticato dell'armadio, semplice ma sistemata, non troppo elegante ma nemmeno da spiaggia.

Per i jeans scelse un paio lungo con qualche strappo qua e là che lo facevano sembrare abbastanza figo.

Si infilò le sue converse nere e passò agli altri punti della lista.

Punti della lista che, arrivati alle 20, si mostrarono del tutto inutili, era agitato e sudava come un maratoneta all'ultimo chilometro.

Fortuna che metteva sempre un sacco di deodorante.

Si preparò una spinacina giusto per non restare digiuno, ma la lasciò quasi intera, troppo agitato per mangiare e la diede al suo cane, Match.

Non sapeva nemmeno lui il perchè di quel nome, gli era venuto naturale.

Match sembrò apprezzare e, data la sua stazza, la finì in due bocconi.

Dean sorrise e gli diede una carezzina sul muso, sussurrando «Good boy, Good boy»

Match lo guardò e andò in salotto scodinzolando.

Erano le 20:25 , aveva tutto il tempo per lavarsi i denti e le mani a dovere.

Lanciò un ultimo sguardo alla casa, assicurandosi che tutte le luci fossero spente e guardò l'orologio.

20:35

Era in palese anticipo, ma non riusciva a stare fermo.

+-+-+

Arrivò al Posto Degli Incontri Improvvisi e si sedette sul muretto lì accanto, lasciando che il leggero venticello della sera gli scompigliasse i capelli, lasciati morbidi senza gel o cere.

Quel luogo era il più pacifico del paese, niente rumori di auto o moto, niente urla, solo il delicato fruscio del vento tra le fronde degli alberi, con i fiori che ogni tanto si staccavano a cadevano al suolo, creando attorno a lui una sorta di pioggia calma di fiori e di petali rosati.

E proprio quando lo vide, coi capelli scompigliati dal vento e i petali che si poggiavano a terra così lentamente, Alessandro rischiò di svenire.

Era perfetto, con quella sigaretta appena presa dal pacchetto direttamente con la bocca, il suo accendino sembrava il più fasullo che mai.

Alessandro si diede una mossa e andò a salutarlo.

«Ehi bello»

Dean sorrise, togliendosi la sigaretta dalla bocca.

Bacio tra i petali di ciliegio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora