La Biblioteca (pt.2)

242 31 28
                                    

Il dottor Tomlinson si allontanò da me, triste e sull'orlo di una crisi di pianto, lasciando incustodito sul tavolo lì vicino il suo diario.

Dovevo sapere: faceva davvero parte del mio futuro o stava mentendo? Volevo assolutamente esserne certo, così decisi di dare una sbirciata alle pagine di quel misterioso diario. Lo afferrai, ma prima che facessi anche solo in tempo ad aprirlo, mi sentii rimproverare.

"Mi spiace. Non ti è permesso guardare" mi disse con un tono basso, quasi severo.

Lo fissai con innocenza, maledicendomi mentalmente per essermi fatto scoprire in flagrante.

"Non guardarmi così. Vorrei fartelo leggere, davvero, ma è contro le regole."

"Quali regole?" chiesi, veramente curioso.

"Le tue."

La voce preoccupata di Cara, che mi chiamava dall'altra stanza, interruppe la nostra chiacchierata. "Dottor Styles! Briana è appena svenuta e non dà segni di vita, venga qui, presto!"

Lanciai un'ultima occhiata dubbiosa a Tomlinson, che aveva improvvisamente assunto una smorfia indecifrabile. Decisi che ci avrei pensato dopo a lui, i miei problemi erano altri e decisamente più importanti, al momento.

Raggiunsi il gruppo formato da Cara e dai due colleghi dell'archeologo, allarmato nel constatare che la detenuta, Briana, era accasciata a terra. Non sapevo bene come comportarmi: nonostante mi facessi chiamare Dottore da tutti, infatti, non avevo nessuna laurea in medicina, né avevo qualche conoscenza della materia. D'altronde avevo solo ventidue anni, anche se ne dimostravo molti di più e le persone erano convinte che fossi un uomo navigato. Tutta apparenza. L'unica mia passione era viaggiare per pianeti e per secoli diversi e aiutare il prossimo, tutto qua. Per quello scelsi il soprannome "Dottore": mi piaceva l'idea di poter salvare la vita delle persone, anche se non nel modo più convenzionale. Nessuno sapeva il mio vero nome, avevo fatto in modo di cancellarlo da tutti gli archivi spazio-temporali, in modo tale da creare intorno a me un alone di mistero, come se fossi una specie di eroe.

"Cosa le è successo?" chiesi subito alla mia assistente.

"Non lo so, l'ho solo vista svenire. Non so se è significativo, ma prima di cadere a terra, ho notato che aveva due ombre vicino a sé. All'inizio pensavo fosse un effetto delle luci, ma come può vedere adesso ne ha solo una."

Ecco perché andavo d'accordo con Cara, aveva uno spirito d'osservazione fantastico. Le diedi un rapido bacio sulla testa e le feci i complimenti: adesso sapevamo con certezza che la creatura che stavamo rincorrendo e che si manifestava sotto forma di ombre, non aveva affatto buone intenzioni nei nostri confronti. Meglio di niente.

Il dottor Tomlinson, che era rimasto in disparte fino ad allora, mi raggiunse e dopo una rapida e quasi impercettibile carezza sulla mia schiena, a cui rabbrividii, parlò. "A me la ragazza sembra morta. Perché continuate a dire che ha soltanto perso i sensi?"

Lo guardammo tutti male: non era esattamente la persona più delicata di questo mondo.

"Perché, dottor Tomlinson" cominciò con tono infastidito Cara, "una volta a terra l'ho sentita chiaramente parlare. E, a quanto ne so, i morti ancora non parlano."

L'archeologo la fissò con sfida per secondi che sembrarono non terminare mai e se ne uscì con una frase che mi spiazzò. "Non mi sorprende che ti sia successo quello che so che ti succederà, in futuro. Per quanto mi riguarda, non ho per niente sentito la tua mancanza."

La mia assistente spostò lo sguardo dal ragazzo, confusa e spaventata. Sapevo che avrei dovuto dire qualcosa in sua difesa, ma ero sconvolto tanto quanto lei dalle parole sul suo futuro. Forse il dottor Tomlinson stava soltanto scherzando e voleva solo metterle paura.

Spoiler, sweetieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora