La Biblioteca (pt.4)

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Qualche minuto dopo aver ricevuto il pugno in faccia ed essere svenuto, mi risvegliai ammanettato ad una griglia in una stanza piena di macchinari e fili elettrici: probabilmente era la sala di controllo del computer centrale. Vidi il dottor Tomlinson armeggiare con dei cavi, collegandoseli al corpo con l'aiuto del suo - o meglio, mio - laser avanzato.

"Dov'è Cara?" biascicai, ancora incapace di capire cosa stesse accadendo.

Non mi degnò nemmeno di uno sguardo: "Non preoccuparti, Cara è nel punto esatto in cui si trovava prima, ferma, silenziosa e con il mio casco che la protegge. Speriamo solo che le ombre ci caschino."

Osservai meglio la situazione e capii immediatamente quello che stava cercando di fare: voleva prendere il mio posto, si stava sacrificando per salvarmi la vita.

"Oh no, no, no. Andiamo, che stai facendo? Dovrei esserci io lì, smettila!" gli gridai contro, incenerendolo con lo sguardo.

Mi fissò con sfida e continuò il suo lavoro, non dicendo una parola.

"Tomlinson, giuro che se non mi liberi, io ti... Un momento. Perché ho le manette?" chiesi sconvolto. "Dove le hai prese? Non dirmi che ce le avevi già tu, perché..."

Trattenne una risata e mi lanciò una rapida occhiata maliziosa: "Spoiler, dolcezza."

Oddio.

"Lo vuoi capire che questo non è uno scherzo? Liberami immediatamente. Così ti ucciderai. Te ne rendi conto, vero?" continuai a sgridarlo. Era veramente testardo, troppo, per i miei gusti.

Mi ignorò e avviò il trasferimento dei dati dalla memoria del computer alla sua mente - che avrebbe salvato me e Cara, ma che avrebbe posto fine alla sua vita - e mi si sedette di fronte, ormai del tutto collegato ai macchinari attraverso i cavi che aveva impiantato nel suo corpo.

L'altoparlante tuonò con una voce metallica: «TRASFERIMENTO DATI TRA 3 MINUTI!»

Il ragazzo fece un respiro profondo e mi guardò con i suoi occhi glaciali. "Ne sono consapevole. Non ho nessuna possibilità di poter sopravvivere, ma nemmeno te ce l'avevi. Uhm, ricordi..." cominciò indeciso, abbassando lo sguardo e giocherellando con i miei ricci.

Lo invitai a proseguire il discorso.

"Ricordi quando ho detto che mi importava della vita di una sola persona nell'intero universo?" disse tornando di nuovo a fissarmi. Dio, che occhi stupendi.

Annuii, aspettando che continuasse.

"Bè, nel caso in cui non l'avessi ancora capito, quella persona sei te" sussurrò dolcemente. "E non ti permetterò di morire così, non adesso."

Gli afferrai la mano con la mia ancora libera e lo implorai. "Louis... Louis, ti prego, non farlo..."

Sorrise con amarezza e continuò. "Sai qual è la cosa buffa? Che tu hai sempre saputo come sarei morto. Intendo, durante tutto il tempo che abbiamo passato insieme, sapevi che sarei venuto qui e che qui ci sarebbe stata la mia fine. Adesso capisco perché l'ultima volta che ti ho visto eri così triste e dolce con me. Sei comparso a casa mio tutto elegante e con un nuovo taglio di capelli e mi hai portato su Darillium a vedere le Torri Cantanti. Ah, che notte che è stata! Piena di stelle e di magia. Le Torri hanno cantato e tu... tu hai pianto" finì la frase con gli occhi ormai pieni di lacrime.

«TRASFERIMENTO DATI TRA 1 MINUTO!»

"Non hai voluto dirmi il motivo, ma immagino sapessi che era giunta l'ora. La mia ora: il momento di venire alla Biblioteca. Mi hai persino dato il tuo laser... avrei dovuto capirlo che c'era qualcosa sotto" disse con tono accusatore, più verso se stesso che verso di me. "Ma tranquillo, non è colpa tua: non c'è niente che puoi fare. Doveva andare così da sempre."

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