"Time will help you through,
but it doesn't have the time to give you all the anwers to the never ending why"- Placebo
"Piccola stai su, forza."
"Mmh, Styles se non ti scavi dalle palle..."
"Ssh, ho sempre fatto colazione al Coffee Express, non ho mai saltato un giorno da quando sono qui e non intenzione di farlo ora solo perché sei una sfaticata. In piedi."
Perché é così testardo? "Ho sonno, Harry" farfuglio con la faccia contro il cuscino, al momento smetto di respirare ma sono disposta a non respirare piuttosto che alzarmi da questo letto morbido che avvolge completamente il mio corpo. Poteva comprare un materasso duro e scomodo, magari ora mi sarei alzata più volentieri.
Lui ridacchia leggermente. "Piccola..."
In quel momento inizio a sentire una pressione sulla mia schiena e delle dita delicate che accarezzano le mie braccia piegate. "Ti sei messo a cavalcioni sul mio culo", dico ridendo.
"Sei bellissima anche di mattina."
"Non fare il lecchino."
Sento un suo ghigno e il suo viso che si avvicina al mio collo dove ci lascia un bacio. "Liam ti spacca il culo se non ti muovi."
Okay, forse ha ragione su questo punto della situazione.Dopo aver indossato nella maniera migliore i vestiti di ieri ed essere andata in bagno a conciarmi senza apparire Joker alla luce del sole, mi dirigo verso la cucina dove sento provenire un odore di colazione niente male. Ho potuto constatare in questi giorni che Harry non é affatto senza speranze di fronte ai fornelli.
"Ben svegliata, piccola", mi dice voltandosi velocemente per poi concentrarsi nuovamente su quello che sta cucinando.
"Allora non fai colazione al bar."
"Questa é per te, l'ho preparato in modo che tu non mi faccia un caffé da schifo dopo."
"Ah beh, ma grazie del complimento!"***
"Liam, ti prego, scusami del ritardo."
"Spero tu abbia un buon motivo", mi dice, so che é sarcastico, sto facendo un dramma per dieci minuti di ritardo. Lo raggiungo al bancone e "sì, beh.."
"Colpa mia.", termina la mia frase Harry appostandosi dietro di me e poggiando le mani sui miei fianchi. Cazzo, se Liam pensa di aver vinto la scommessa si sbaglia; magari avrebbe da ridire su questo se sapesse che ieri é come se avessimo fatto sesso ma vestiti, okay, ma questo non verrà mai a saperlo. Che imbarazzo. Ci fissa in maniera davvero...strana, prima di rispondere con un semplice "capita a tutti".
Come ogni mattina da quando sono qua preparo la solita colazione per Styles, solo una cosa cambia oggi, lui resta qua al bancone senza andare a sedersi in uno dei tavoli isolati di questo bar. "Liam ci ha guardati malissimo prima, che figura", lui ridacchia scuotendo leggermente la testa. Mi stupisco ogni giorno di più di quanto possa essere sensuale nelle piccole azioni. Alza lo sguardo verso il mio e si avvicina a me. "Eri bellissima sotto di me, su quel tavolo ieri sera", sussurra.
A quelle parole mi sento avvampare e mi giro dall'altra parte per poter fare un caffé che mi era stato chiesto da Liam per un cliente. "Harry, perfavore", ringhio silenziosamente. Lui mi sorride e "mi piace quando arrossisci", risponde.***
Il mio turno é finito, infatti vedo Jess oltrepassare l'ingresso e salutarmi. Solitamente io e lei ci fermiamo per un pranzo veloce dentro il locale il quale rimane chiuso per un'ora tra turno e l'altro. Qualche volta capita anche a Liam di restare con noi, ma la maggior parte delle volte torna a casa per stare un po' con Danielle. Oggi peró non é una di quelle giornate perché lui resta qua con me e Jess. Ognuno di noi si fa i rispettivi sandwich per poi andiamo andiamo ad accomodarci in un tavolo del locale.
"Jess sembra che non ti nutri da 37 giorni" le dico ridendo per come sta massacrando quel sandwich al formaggio, "non ti ha mica picchiata" aggiungo dopo poco. Liam e Jess sorridono e mentre lui mi da ragione, lei fa solo dei piccoli versi per colpa del troppo cibo nella sua bocca.
"Invece di prendermi in giro, pensa ad aggiornare me e Liam sullo sviluppo della vicenda White-Styles."
"Oh ma smettetela, non é successo assolutamente niente per tutto il week end!"
Liam fa un grugnito decisamente strano, che roba strana, poi "non si direbbe da come vi siete comportati stamattina, i vostri capelli scompigliati e le tue guance rosse", aggiunge. La mia faccia assume un'espressione scioccata come anche quella della ragazza seduta accanto a me, ma non per lo stesso motivo. Davvero sono stata così poco credibile? Perfetto, buona a sapersi.
"S-sì, cioé, non significa niente. Ci siamo svegliati tardi."
"Svegliati?" Domanda Liam.
"Oh mio Dio, ehm, sì, beh...sì."
Jess inizia a ridere e "ora sì che si fa interessante" dice.
"Zoe." Nel sentire una voce estranea ci giriamo tutti e tre contemporaneamente verso la porta d'ingresso in vetro.
"Harry, cosa ci fai qui?", gli domando sorridendo, un po' perché anche se sono passate solo poche ore avevo voglia di vederlo, un po' perché mi ha salvata da un interrogatorio leggermente imbarazzante.
Lui rimane fermo a fissare i miei occhi e giuro che quando lo fa mi prende una morsa nello stomaco che mi stritola facendomi in mille pezzi. Ci stiamo vedendo molto spesso, più o meno tutti santi giorni, e sì, ne sono felice, ma qualche dubbio mi rimane ancora. Non so, magari sono solo paranoie inutili che tutte le ragazze sono solite a farsi, ma penso che se sto così bene é solo perché c'é qualcosa di negativo in agguato dietro l'angolo. A interrompermi i pensieri é proprio lui: "sono passato a prenderti", annuncia.
Io mi alzo in piedi per andare a prendere il mio cappotto.
"A domani, ragazzi" dico salutando Liam e Jess che si scambiano un sorriso d'intesa tra loro due per poi ricambiare il mio saluto. Raggiungo Harry all'uscita del locale, mi fa oltrepassare la soglia e si fa chiudere la porta alle spalle. Io mi giro a guardarlo e ci sorridiamo a vicenda prima che si avvicini a me e mi lasciasse un bacio a stampo sulle labbra. "Come stai?"
"Zoe, non ci vediamo da qualche ora, sto bene", mi risponde ridendo, e "tu invece al lavoro tutto okay?", aggiunge dopo poco. Io annuisco facendomi fare strada verso la sua macchina. Dopo essere saliti ed esserci messi in strada inizia a parlare.
"Ora ti porto a casa perché ho del lavoro da fare a casa, ma dopo potrei passare a prenderti."
"E poi dove andiamo?"
"Pensavo che potresti prendere le tue cose per dormire da me. E magari ordiniamo anche della pizza."
Io ci penso un po', mille dubbi invadono la mia mente e il motivo non lo so nemmeno io. É questo il problema, mi fa veramente incazzare il fatto che nemmeno io sappia perché. Perché proprio io? Perché mi riempie di così tante attenzioni? Cos'ho di tanto speciale? Perché ha scelto me?
Perché?
Perché tutto questo?
Ho fatto qualche buona azione per avere tutto questo? Davvero merito di stare così bene o é solo un scherzo, un'illusione che svanirà?
Forse il tempo mi darà la risposta, ma sento come di non averne mai abbastanza per cercare risposte di cui necessito. É tutto un infinito perché.
Perché.
Perché.
Perché.
"White?"
Mi giro a guardarlo e noto che siamo quasi arrivati a casa mia.
"S-sì? Cioé, sì. É okay, credo."
Harry sbuffa un sorriso, un piccolo sorriso sincero.
"Credi?" mi domanda ridacchiando.
Anche io sorrido. "Sì, va bene", mi correggo.
"Okay."
Restiamo ancora un po' in silenzio, e la musica scorre nell'aria. "Che racconti, piccola?"
"Oh, beh, oggi é stata una giornata strana. Hai presente quando sembra che tutti siano scemi tranne te?"
Alle mie parole Harry ride, ma annuisce subito dopo. "Vai avanti."
"Ecco, é esattamente quel tipo di giornata. Il signor Johnson viene da noi ogni mattina e ogni mattina gli preparo il suo cappuccino. Gli é sempre andato bene dalla prima volta che gliel'ho fatto, e oggi? Oggi era troppo caldo. Ma ti rendi conto? Troppo caldo! Come fa del latte con del caffé ad essere troppo caldo? Per quale assurdo motivo ho dovuto rifarglielo due volte! Insomma, poteva farlo raffreddare!"
Ora, al posto della musica, é la risata di Harry a fluttuare nell'aria, e per quanto mi riguarda é molto meglio della radio. "White, ricordati che il cliente ha sempre ragione."
Dio, é sexy anche quando non ci fa caso, anche nei più piccoli gesti e nelle più infime frasi che lasciano le sue labbra. Io faccio il broncio come una bambina e "il cliente non ha sempre ragione. Giuro che questa mattina lo avrei scaraventato a terra insieme al suo fottuto cappuccino", gli rispondo. "Comunque, tu cosa mi racconti?"
"Sono stato un po' in palestra, niente di particolare."
"Come mai così vago?", gli domando ridacchiando.
"Forse perché non ti riguarda."
Mi giro a guardarlo stupita per la risposta.
"Zoe, perdonami, io..."
Pochi istanti prima aveva fermato la macchina sotto casa mia, io faccio per aprire la portiera, ma Harry blocca il mio polso.
Io mi volto ancora per fissare i suoi occhi e la sua presa su di me aumenta notevolmente.
"Scusa, é che é stata una giornata pesante anche per me e...e niente."
"Okay.", rispondo freddamente; provo ad uscire dalla macchina per la seconda volta ma ancora Harry mi fa voltare verso di lui.
"Ehi, tutto bene?"
Annuisco sommessamente. "Lascia il mio polso. Mi stai facendo male, Harry."
A quelle parole molla subito la presa e mi lascia aprire la portiera del veicolo. "A dopo, piccola."
Annuisco nuovamente, non trovando la voglia di far uscire la voce. Se prima avevo mille dubbi, ora ne ho un miliardo. Solo quando chiudo il portone della mia piccola e adorata casa e sento il motore della sua macchina allontanarsi mi sento al sicuro. Per davvero. Mi siedo sul divano a parlare su Skype con Alison, a volta parliamo qui ma la maggior parte delle occasione é via cellulare che ci sentiamo.
"É davvero un peccato che non sia riuscita a venire qua a trovarmi questo weekend."
"Scusa tesoro, ma sai che qui gli imprevisti sono all'ordine del giorno. Stephen ha deciso di anticipare l'esame di economia facendo un cambio con me. Il bello é che non mi ha detto niente, fantastico no?" io ridacchio mentre osservo fare le sue smorfie sarcastiche.
"Zoe, stai bene?"
Il mio problema é che odio farla preoccupare, per questo ricorro alla solita frase fatta.
Sorrido di fronte alla telecamera e "certo, perché non dovrebbe?", domando falsamente.
"Non so, sembra che non mi stia dicendo tutto."
"Smetti con tutte queste paranoie, Ali."
"D'accordo, d'accordo, mi fido."
Dopo più o meno cinque minuti ci salutiamo, lei doveva finire di studiare e io dovevo trovare una scusa per non vedere Harry. Ho ancora mezza giornata per pensare e quindi ora penso che andró da Starbucks e poi decido. Mi faccio una doccia veloce e asciugo i capelli; intanto che mi vesto e mi trucco carico anche la lavatrice e quando sono pronta sono già le 3 p.m., ho ancora più di quattro ore per trovare una scusa plausibile da dare ad Harry. Ma il problema non é tanto inventarmi qualcosa, quanto più affrontare la sua testardaggine. Mio Dio, é impossibile da gestire. É solo che non me la sento di vederlo, ho domande a cui devo prima devo dare risposta e poi oggi, il suo strano comportamento in macchina, i suoi occhi rossi e quella sua risposta così dura, quasi come se fosse infastidito. Ma se così fosse, allora perché é venuto a prendermi al lavoro? Io non riesco a capirlo, non ci riesco proprio.
"Zoe?" E adesso chi cazzo é che mi saluta anche da Starbucks?
"Zoe!"
Mi giro per controllare in giro chi mi stesse chiamando e "Louis?", lo chiamo incerta. "Sì, non hai sbagliato nome. Dai vieni a sederti qui!"
"Oh, io non penso che..."
"Tu non devi pensare infatti."
Ah, okay...
In ogni caso faccio quello che dice, infondo un po' di compagnia puó solo aiutare un carattere come il mio ad uscire fuori. Raggiungo il suo tavolo vicino alla vetrata e mi siedo di fronte a lui.
"Cosa ci fai qui da sola?"
"Niente, dopo essere tornata dal lavoro mi sono data una messa a posto e sono uscita. Non conosco nessuno qua ecco perché sono sola" gli rispondo ovvia. Quando il cameriere arriva é Louis a ordinare al posto mio, poi "beh, vorrà dire che ti seguiró così non sarai più sola" dice rispondendo alla mia affermazione.
"Non é necessario, Louis. Ho Jess, che mi da il cambio al lavoro quindi in pratica la vedo molto poco spesso, ma..."
"Niente ma. Sei la ragazza di Harry, ho il dovere di essere la tua guardia del corpo!"
"Premesso che io non sono la ragazza di Harry. E seconda cosa, tu sei strano forte." A quelle parole Louis scoppia a ridere e io a momenti non gli sputavo il mio sorso di frappuccino che ancora dovevo ingerire.
"Non era ironia la mia! Sei davvero strano."
"Lo so, lo so. E forse hai ragione, ma magari no" proferisce cercando di fare il misterioso. Lo assecondo annuendo e facendolo ancora ridacchiare.
"Come va con Styles?"
"Va tutto bene, sì."
"Lo vedo preso da te."
"Davvero?"
"Certo, come non potrebbe. Da come ti descrive sembri una Dea scesa in terra!"
Io mi metto a ridere nel sentire quella cosa.
"Ma smettila!" dico ancora ridendo.
"Quando lo rivedrai?"
A quel quesito io esito un po'. É il caso di chiedergli un consiglio?
"Posso chiederti una cosa?"
Lui annuisce, così continuo.
"Stasera dovrei vederlo, ma io non me la sento. Cioé, cerca di capirmi. Non ho nemmeno diciott'anni e non ho mai avuto un ragazzo, ma il punto é che..."
Ora é Louis quello a rischiare di soffocare con quello che contiene il suo bicchiere in plastica.
"Cosa? Tu, mai un ragazzo? Tu?"
Faccio cenno di sì con la testa, un po' imbarazzata. "Wow, Zoe. Davvero, non me lo aspettavo. Ma dimmi una cosa, perché?"
"Non mi sono mai fidata di nessuno perché credo proprio di avere un carattere un po' troppo introverso, e forse magari anche il fatto di aver passato tutta la mia vita all'orfanotrofio ha inciso molto."
"Orfanotrofio?"
"Sì, era una struttura per i bambini figli di tossicodipendenti", lui annuisce per poi farmi cenno di continuare. "Non so, non ho mai trovato nessuna persona che potessi pensare come ad un ipotetico ragazzo. Poi dopo aver ritrovato di nuovo il coraggio sono venuta qua, e ho incontrato Harry. E da quando ci siamo conosciuti ho migliata di dubbi su tutto, sul fatto che io non significo niente per lui e che quindi sia soltanto un'illusione. Io non voglio stare male per un ragazzo perché sono dell'idea che si debba soffrire per altro, perció cerco per quanto possa riuscirci di essere il più distaccata possibile con lui, ma é difficile per me. E quindi volevo chiederti se potevi dirmi qualcosa, anche una stronzata ma, insomma, sei suo amico e...", un sospiro lascia le mie labbra.
"E quindi non lo so.", termino massaggiandomi le tempie con le dita, ma le mani di Louis le fanno rimettere al loro posto sul tavolo.
"Smetti di crearti fisime, credimi. Harry ha occhi solo per te, vi state frequentando e penso che non dovresti preoccuparti. Conosco Styles abbanstanza da poterlo dire."
"Quindi secondo te io..."
"Sì."
"Okay.", dico ridendo per la sua sicurezza.
"Dai andiamo a fare un giro al parco, tocca che ti rilassi prima di vederti con quel bastardo!"
Lo guardo ridendo mentre le mie spalle vengono avvolte dal suo braccio in direzione del parco e quando arriviamo ci sediamo sul prato verde in riva al lago.
"Quindi tu non sai dove sono ora i tuoi genitori?" Mi chiede curioso. Io continuo a guardare l'acqua che, con il riflesso dei raggi solari, mi rilassa tantissimo; questo e la presenza di Louis.
"Sentendo le voci che giravano nei corridoi dell'orfanotrofio penso che entrambi siano morti. Ma niente é sicuro."
"Deve essere dura."; cerco una risposta giusta da dare, ma non ne trovo nessuna. "Te, Louis? Cosa mi dici di te?"
"Io per fortuna ho sempre avuto una famiglia stabile, un modo carino per dire che é fottutamente noiosa. Hai presente tutte quelle cose del tipo casa, lavoro e chiesa?"
Io annuisco lasciandolo continuare. "Ecco, é esattamente questo. Cioé, non che io non voglia loro bene, ma andiamo, riempirmi di insulti per i miei piercing e tatuaggi. Mio padre voleva per me un futuro come il suo. Diventare un avvocato, crearmi una famiglia e marcire insieme a quei marmocchi. Io non sono così, io voglio divertirmi. Magari tra qualche anno potró pensarci, ma ne dubito". Ridacchio nel guardarlo mentre gesticola così freneticamente. "Penso che non hai ancora trovato la persona giusta, ecco perché non pensi ad un futuro insieme ad un'altra persona."
"Forse hai ragione, ma non ci voglio pensare."
Restiamo un po' in silenzio a guardare in giro, quando sia io che Louis ci giriamo nella stessa direzione non appena sentiamo qualcuno urlare il suo nome. Ci viene incontro un ragazzo con un pallone in mano. "Tomlinson, non credevo fossi ancora vivo. Cazzo hai fatto tutto questo tempo?" A quelle parole pronunciate dal ragazzo biondo, pieno di tatuaggi sulle braccia come gli altri due....e Harry. "Fatti i cazzi tuoi, Horan."
Si alza ridendo e andando ad abbracciarlo, io rimango seduta sul prato verde a osservarli, non mi va di essere di troppo, ma ad interrompere i miei pensieri é proprio Louis che mi dice di raggiungerli e me li presenta.
"Lei é Zoe, Zoe, lui é Niall",dice indicando il biondo che precedentemente l'aveva chiamato.
Lo vedo squadrarmi dalla testa ai piedi e subito dopo fare una faccia sconvolta mista al felice. "La famosa Zoe? Quella Zoe?"
Io sorrido imbarazzata abbassando lo sguardo. Sicuramente anche lui conosce Harry. "Non so, ma penso di essere io."
Immediatamente mi abbraccia facendomi ridere di gusto. "Harry non fa altro che parlarne. Zoe di qua, Zoe di là."
"Beh, mi fa piacere."
Quando si stacca da me Niall mi lascia un buffetto sulla guancia e chiede a me e a Louis di fare una partita a pallavolo.
"Ho giocato a pallavolo per tre anni quando ne avevo sei, non credo di essere più in grado di combinare qualcosa se non una miriade di figure di merda."
"Non ti preoccupare, noi non ci abbiamo mai giocato, e poi peggio di Horan non potrai fare", lo provoca Louis. A quella frase si sente un verso pari a quello degli orsi, non capiró mai i ragazzi.
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You found me. | H.S
Fanfiction• Lost and insicure You found me, you found me. Lying on the floor Surround me, surround me. Why'd you have to wait Where were you, where were you. Just a little late You found me, you found me. •