Un bacio distratto

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Era il 27 aprile 2013, non mi sentivo con Allison da qualche settimana o mese, era sabato, andai a scuola come tutti i giorni e come tutti i sabati ebbi due ore per pensare alla mia vita e alla mia esistenza, le solite due ore di disegno, un corso che odio dall'asilo!

Il perché la odiassi tanto non so ancora spiegarlo visto che comunque sono una persona molto creativa però c'è da dire che noi non facevamo arte, no no, noi facevamo disegno tecnico che è una specie di materia creata apposta per bloccare la tua creatività secondo me.

In quelle due ore non riuscivo a smettere di pensare a quella ragazza, quella ragazza che non sentivo da tempo ma che dovevo sentire perché il mio corpo e la mia mente volevano sapere come stava, non mi interessava se magari in quel momento lei non stesse facendo nulla, anche il suo nulla per me era interessante.

Era deciso, quel pomeriggio dovevo vederla!

Ma vederla per cosa? Cosa le avrei detto, cosa potevo mai dirle oltre a chiederle scusa perché non mi facevo sentire spesso e non avevo mai accennato a cosa io provassi o cosa volessi provare per lei?

Sapevo che dovevo vederla, uscì di casa alle 14:00 e andai in un parco non lontano da casa mia e mi misi su una panchina a pensare come mio solito, pensavo a cosa potessi dirle, capì che se non fosse venuta subito rischiavo di perdere per l'ennesima volta il coraggio e sarei scappato di nuovo inventandomi qualche scusa e dandole buca anche questa volta perché il mio coraggio con lei vacilla abbastanza, lei mi faceva uno strano effetto.

Le scrissi:

Io: Ciao, so che ti sembrerà strano ma ho bisogno di vederti subito! Sei libera?

Allison: Non so, io sarei a casa da sola...

Io: Quindi?

Allison: Aspetta.

Aspettai cinque minuti o poco più!

Io: Aspetta cosa?

Allison: Ok, dove ci vediamo?

Io: Subito, al parco dei segnali stradali.

Allison: Ok, ci metto un po' perché mi sono rotta il braccio e devo venire a piedi.

Io: Ti aspetto.

Lei non poteva immaginare che ero già da tempo in quel parco a pensare e camminare attorno ad una panchina.

Se avessi continuato a camminare ancora probabilmente avrei formato un grande cerchio scavato nel terreno quasi come i cerchi sul grano che sono apparsi in certe campagne e certa gente crede siano messaggi lasciati da esseri dello spazio tipo "E.T".

Io sono fatto in questo modo, quando sono nervoso oppure ho bisogno di pensare, mi metto a camminare perché mi aiuta a pensare e sono una persona che pensa a tantissime cose sempre.

Magari cose inutili oppure cose che sono importanti ma non in quel preciso momento.

Ad esempio sono il tipo di persona che pensa a che regalo fare per il compleanno di una persona importante, tre mesi prima.

Non ero passato spesso per quel parco, ci passavo solo raramente in estate quando facevo enormi giri in bicicletta con i miei amici ma per qualche strano motivo decisi di darle appuntamento proprio in quel parco.

Il cielo era brutto e, nonostante il mese, ero in jeans lunghi e felpa.

Un paio di volte pensai che si sarebbe vendicata per le volte che io le chiesi di uscire ma alla fine disdicevo e quindi più volte pensai di alzarmi da quella panchina umida e andarmene dritto a casa a rifugiarmi davanti la televisione con il telecomando sulla mano sinistra e un ottimo panino sulla mano destra.

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