Hold On To Me

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[Louis' POV]

Bene. Ottimo. Fantastico cazzo.

"Lei capisce perché non possiamo più farle frequentare quest'istituto, sig. Tomlinson?" domanda la sig.ra Jefferson nel suo solito tono articolato e professionale.

"No che non capisco!" esclamo in protesta. "Non potete legalmente discriminare qualcuno basandovi sulla sessualità!"

"Non ha nulla a che vedere con le sue... preferenze," dice la parola con evidente repulsione, "la decisone presa dalla commissione. Il motivo è che lei non è stato battezzato e i suoi genitori erano l'unica connessione che aveva con la nostra fede. Questo significa che ora che si è separato da loro non è più idoneo a frequentare il St. Peters College."

Alzo gli occhi al cielo alle sue parole. "Certamente. Questa è la ragione. Non è mica che non volete un ragazzo gay nella vostra scuola, è perché non sono stato battezzato. Beh ho delle notizie per voi! Hannah? Neanche lei è stata battezzata! Come nessuno nella sua famiglia! Ma lei l'ammettete comunque." Esplodo, spendo che la mia migliore amica non se la prenderà per averla usata come esempio nel caso mi riprendano.

"La situazione della sig.na Walker è piuttosto differente. Sua nonna era cristiana ed essere separati dalla morte è ben diverso dall'emanciparsi." Dice sicura, ammucchiando i fogli sparsi su tutta la scrivania, prima di impilarli e sporgerli a me. "Non c'è nient'altro da dire, sig. Tomlinson. Ad ogni modo sono stata informata che andrà a vivere con i suoi zii a Wolverhampton, quindi sarebbe comunque un viaggio troppo lungo per arrivare fino a qui."

"Abiterei nel campus." Ringhio, ignorando i fogli che sta tenendo, ma lei scuote la testa.

"Dubito seriamente che sia in grado di permettersi di vivere nei dormitori della scuola, sig. Tomlinson." Cammina verso la porta e la tiene aperta per me. Mi acciglio e raccolgo la borsa dal pavimento, prima di camminare con passo pesante verso di lei e strapparle i fogli di mano. Arrivo nell'area della segreteria. "Arrivederci, sig. Tomlinson, e buona fortuna." Si congeda la sig.ra Jefferson mentre io mi dirigo verso l'uscita dell'edificio.

"Sayonara stronza." Sussurro sotto voce prima di sbattere la porta dell'ufficio dietro di me.

-

"Mi mancherai così tanto!" piange Hannah aggrappandosi a me.

"Anche tu mi mancherai Hannah Bobana" le sussurro nell'orecchio, avvolgendo le braccia attorno a lei.

"Devi scrivermi, okay?" mi dice allontanandosi leggermente, giusto per guardarmi in faccia.

Annuisco. "Sempre."

"E chiamare?"

"Ogni sera. E possiamo usare Facebook o i messaggi normali durante il giorno."

"E Skype?"

"Tutti i martedì, venerdì e sabato, promesso." Le dico prima di cercare di allontanarmi, ma lei non me lo permette. "Uh... Boh? Credo che Stan si stia incavolando laggiù." Le dico, indicando il mio altro, ora ex, migliore amico (e fidanzato di Hannah) a qualche metro da noi. Come i miei genitori, lui non ha preso il mio coming out molto bene. Ad Hannah invece non è importato, e neanche ai suoi genitori, probabilmente perché nessuno di loro è cristiano. Infatti sono stato da loro gli ultimi giorni, finché mi ha contattato mio cugino dicendomi che posso vivere con loro.

"Oh." Si allontana, le lacrime ancora a rigarle le guance visto che continua a piangere. "La tua famiglia a Wolverhampton sarà buona con te?" chiede per circa la cinquantesima volta e io sospiro.

"Sì, Boh, non sono degli omofobi pezzi di merda come Jay e Mark." Dico arricciando il naso al pensiero dei miei genitori. "Mio cugino credo sia bisessuale, quindi..."

Annuisce. "Bene."

Stiamo in silenzio per qualche istante, poi lancio uno sguardo allo schermo con tutti gli orari dei treni. Hannah mi nota e guarda anche lei, le lacrime scorrono più rapidamente quando vede che mancano dieci minuto prima che il mio treno parta e che quindi è ora che io vada. Lancia uno sguardo a Stan per vedere che stia guardando da un'altra parte e mi salta addosso, abbracciandomi ancora una volta.

"Ti voglio bene fino alla luna e ritorno, Boo." Mi sussurra all'orecchio e io sento una lacrima cadermi sulla guancia.

"Ti voglio più bene di quanto tu possa immaginare, Boh."

Detto questo mi lascia andare e scivola via verso Stan, prima che entrambi spariscano nella folla. Guardo il tabellone ancora una volta. Otto minuti. Meglio salire a bordo ora.

-

"Louis!" scruto la folla, cercando di trovare la voce che sta chiamando il mio nome. "Louis!" individuo zia Karen proprio mentre sta urlando di nuovo, e afferrando la mia borsa, mi faccio strada verso di lei. Mentre mi avvicino lei rimane a bocca aperta. "Oh Louis! Guarda come sei cresciuto!" dice con enfasi avvolgendomi in un abbraccio e io rido.

"Lo so! È passato un bel po' di tempo." Dico ricambiando l'abbraccio. È vero, non vedo zia Karen da circa tre anni. Da quando mio cugino si è rivelato essere bisex in effetti... avrei dovuto accorgermene. "Dov'è zio Jeff?"

Lei scuote la testa. "Di nuovo a lavoro. Mio marito è sempre a lavoro. Non lo capisco."

Alzo le spalle. "Anche i miei genitori erano così. Specialmente mio padre." Vedo i suoi occhi scurirsi all'accenno a suo fratello.

"Sì, beh, Mark è sempre stato così, anche da bambino. Investiva tutto il suo tempo nella scuola e niente nella famiglia. Quando eravamo piccoli lo vedevo a malapena e la sua camera era di fianco alla mia!" scuote nuovamente la testa. "Almeno Jeff riserva del tempo per noi alla sera. Ora credo che dovremmo andare a prendere le tue altre borse, sì?" chiede lanciando uno sguardo all'unica borsa sportiva nera e allo zaino rosso che ho in spalla.

"Non ne ho altre. È tutto qui."

Spalanca gli occhi. "Questo non è molto! Dove sono tutti i tuoi vestiti e il resto?"

Alzo le spalle. "I miei genitori li hanno bruciati. Hanno detto che non volevano rischiare che qualcuno li toccasse e venisse infettato o qualcosa del genere."

Si stringe l'attaccatura del naso e si lascia sfuggire un sospiro, ma non dice niente per qualche istante, prima di raddrizzarsi. "Beh allora mi sa che andremo a fare shopping." Sorride, prima di provare a prendere la borsa nera vicino ai miei piedi.

"No, non devi!" protesto raccogliendo la borsa. "È ok, non ho bisogno di niente di nuovo. È abbastanza che mi abbiate invitato a stare con voi, non posso usare tutti i vostri soldi anche per dei vestiti nuovi! Dopo tutto sono un ospite."

Lei ride e scuote la testa. "Non preoccuparti, tesoro! Abbiamo soldi a sufficienza per procurarti ciò che ti serve, e non sei un ospite! Sei parte della famiglia!" mi prende la borsa di mano nonostante le mie proteste e si volta per allontanarsi, ma guarda ancora una volta oltre la spalla, il sorriso ancora sul volto. "Considerati un Payne."


Ciao a tutti! Io sono ffriall, amo l'inglese e i One Direction e ho deciso di unire le due passioni traducendo fan fiction. Questa è la mia terza storia e se le altre due le conoscete e le avete già lette fatemelo sapere che vi riempio di baci ahah :D

Lo stile di questa storia è diverso dalle altre due, soprattutto perché è scritta al presente, quindi se ogni tanto trovate qualche passato remoto a caso fatemelo notare che provvedo a correggere.
Dopo questo primo libro ci sarà anche un sequel!
Ah, se volete leggere l'originale scrivetemelo nei commenti che vi mando il link :)

Un bacio, ffriall xx

P.s. Cosa non è Infinity? COSA NON E'???


Hold On To Me (Larry Stylinson AU boyxboy // Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora