Erano le 6.30 ,la sveglia iniziò a suonare e Laverne ridotta peggio di uno straccio, dovuto alla serata precedente, cercò di alzarsi dal letto.
Lei si recò subito in bagno per farsi una bella doccia fredda per aiutarsi a svegliarsi, ma visto che non bastò, quando ebbe fatto si andò a preparare una tazza di caffè, e giá iniziava a sentirsi meglio, levando quelle nausee da post sbornia.
Quando uscì dalla casa si diresse verso la macchina, per andare davanti al bar dove l'attendeva una macchina che l'avrebbe portata sul set.Quando arrivò davanti al bar parcheggiò nel suo solito posto, e salì nella mercedes che la portava sul set. Quando entrò vide che accanto a lei, sul sedile ci stava una busta con un cornetto e un cappuccino, lei chiese all'autista se erano per lei, e lui rispose di si, la ragazza prese solo il cappuccino.
Quando arrivarono nel luogo dove giravano la ragazza salì nella sua roulotte e inizió a truccarsi, coprendo le occhiaie, quando ebbe finito risalì sulla mercedes nera e in 4 minuti si ritrovó sul set.
Quando mi trovai lá vidi molte persone che andavano e venivano, ma ancora non riuscivo a vedere nessun attore, dopo qualche minuto vidi Manuela Arcuri, ma non me la filai minimamente, mi limitai solo a salutarla.
Ma ad un tratto riuscivo a sentire una voce famigliare da dietro le spalle, che avvicinandosi sempre di più diceva: "Buongiorno a tutti, scusate il ritardo ma la moto mi ha dato un pò di problemi" in quel momento chiusi gli occhi, sperando che avevo sentito male, ma proprio in quel momento il regista mi chiamò, mi girai e notai che accanto al regista ci stava proprio lui; Gabriel Garko.
Più mi avvicinai a loro e più mi sentivo morire dentro, ogni passo che facevo smettevo sempre di più respirare, ma quando fui davanti a loro il regista mi presentò e Gabriel stringendomi la mano mi disse: "Finalmente conosco la mia partner, Andrea mi ha detto che é la prima volta che reciti" io continuai a rimanere senza voce, non riuscivo a dire nulla, mi limitai solo a guardarlo attraverso i miei occhiali da sole cinesi e ad annuire, per il resto mi sentivo come se fossi pietrificata; Gabriel capì subito il mio imbarazzo, e andando via mi sorrise e facendomi l'occhiolino mi disse "Vado a ripassare le battute, ci vediamo dopo allora" finalmente riuscivo ad aprire la bocca e a dire con un filo di voce: "Ciao" ,certo non avevo detto chissá cosa, ma è pur sempre un'inizio.Quando suonó la campanella per la pausa pranzo tutti si diressero verso il buffet, tranne me, io andai diretta verso la mia borsa, a prendere il telefono e il libro che avevo ricominciato per la millesima volta.
Quando andai nello spiazzale dove era allestito il buffet vidi che tutti i posti erano giá presi, era come stare al liceo; ognuno stava col proprio gruppo, ci stava il gruppetto dei "fighi" e quello dei "nerd" e ovviamente io non facendo parte di nessuno dei 2 decisi di andare sotto alla grande quercia, ci stava quel venticello giusto per stare bene.
Mi misi seduta con la schiena appoggiata ao grande tronco, mi misi comoda e aprì il mio libro.
Dopo qualche minuto vidi con la coda dell'occhio che qualcuno si stava avvicinando a me, ma io non ci feci caso, notai solo che era un'uomo.
Quando lui si mise seduto vicino a me mise la testa sopra al libro per vedere cosa stavo leggendo, io riconoscendo quei riccioletti mori gli dissi scherzando :"Se magari ti sposti posso continuare a leggere" lui si sposto e mi chiese cosa stavo leggendo, io continuando la mia lettura gli dissi :"Un romanzo di Alexander Dumas, la signora delle camelie" lui dandomi una piccola pacca sulla spalla mi disse :"Allora qua abbiamo una romanticona?" Io gli risposi :"Lo sono poco" .
In quel nomento gli suonò il telefono, si alzò e mi disse :"Scusami e la mia ragazza, vado e torno subito" io gli feci un cenno con la testa, ma sotto sotto stavo bruciando dall'invidia, avevo una grandissima voglia di andare da lui, prendergli il telefono, buttarlo per terra e baciarlo, ma sapevo che non era possibile, nè ora nè mai.
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INCANTESIMO
FanfictionA volte penso che sia finita, ma è proprio allora che comincia la salita. CIT. Antonello Venditti Che fantastica storia è la vita