CAPITOLO 13

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Erano le 8.15, ed io dovevo gia essere uscita di casa da un quarto d'ora, e invece stavo ancora dentro al letto.
Quando la sveglia risuonó per la 100esima volta decisi di alzarmi dal letto e andare a prepararmi, anche perchè o mi alzavo o non venivo pagata quel giorno.

Quando fui pronta scesi di fretta le scale,non avevo tempo per chiamare l'ascensore e aspettarlo.
Quando finalmente arrivai al portone uscì dal palazzo e iniziai a correre verso il bar.
Ma proprio quando attraversai la strada non feci caso alla macchina che veniva giù, proprio quella macchina che mi prese in pieno e che mi fece sdraiare per terra con la testa sanguinante e parecchie ossa rotta.

Di quel giorno l'incindente e la prima cosa che mi ricordo, poi non sò se ero diventata ceca o qualcos'altro,avevo dato veramente una brutta botta,non vedevo nulla, non riuscivo neanche a muovermi,ero bloccata, riuscivo solamente a sentire tutto quello che mi stava succedendo attorno.
Infatti sentii l'ambulanza che mi stava venendo a prendere, le urla di Consuelo, di sicuro avrá sentito la brusca frenata e la botta, quindi sará scesa vedendo la scena, poi mi ricordo anche che ci stavano delle persone attorno che chiaccheravano come vecchie di paese parecchio curiose.
Quando l'ambulanza si mise vicino a me mi sentì il corpo sollevare dall'asfalto per poi essere spostato su una barella, un medico iniziava a toccarmi, mi iniziò a sentire il cuore, lui disse: "Ancora sta battendo" ..."Ma vá che ancora batte? Da cosa lo hai dedotto genio? " gli volevo tanto rispondere così ma non ci riuscivo, quando mi caricarono nella macchina sentí Consuelo che disse che voleva salira anche lei, ma i medici gli dissero di no perché non ci stava spazio.

Quando finalmente arrivammo in ospedale mi ricordo che mi avevano portato lá col codice rosso "Ammazza allora ero proprio cosi grave" eppure anche se per loro era grave per me non lo era piu di tanto, visto che ancora ero in grado di pensare e sentire i rumori.
Quando mi sistemarono in una camera ci misero 3 secondi a rispostarmi nella sala operatoria e visitarmi.
Quando dopo 9 ore e mezzo mi riportarono in stanza lá ad attenderli ci stavano Marta e Consuelo, loro stavano messe ai piedi del letto,il medico gli disse che ero in coma, che era ancora troppo presto per sapere se me la cavavo o no, bhé di sicuro ce l'avrei fatta a uscire dal coma; ma poi una cosa mi venne in mente "E il bambino? Spero che sará sopravvisuto anche lui" non feci in tempo a pensarlo che Marta fece la stessa domanda al medico, e lui gli disse :"Mi dispiace ma il bambino era troppo piccolo e debole per avere qualche speranza di sopravvivere, ma intanto l'aborto non gli ha procurato danni interni" , non ci potevo credere, avevo perso il bambino, quel bambino che proprio ieri avevo iniziato ad accettare e a volere, in quel momento mi scese una lacrima, l'amica mia se ne accorse subito e il medico gli rispose che stavo rispondendo ai suoni e rumori, disse che era un'ottimo segno, e consigliò all'amica mia di continuare a parlarmi, da una parte mi sentivo felice perchè voleva dire che avevano capito che non ero morta, ma dall'altra parte mi dispiaceva vederla così.

Ad un tratto il mio telefono iniziò a suonare, Consuelo lo teneva nella borsa sua, ancora non so spiegarmi come cazzo abbia fatto a non rompersi, mentre io mi ero frantumata quasi tutte le ossa, questo voleva dire che il mio telefono era la copia di Highlander.
L'amica mia rispose, e disse per farmi capire "Ciao Gabriel sono Consuelo" lei mise il vivavoce per farmi sentire anche a me, lui gli chiese come mai il telefono mio lo aveva lei, e quando gli chiese di passarmi lei gli disse dell'incidente, e che ora mi ritrovavo in coma all'ospedale, lui sembrò molto preoccupato delle mie condizioni, infatti prima di staccare la chiamata si fece dare il nome dell'ospedale e la stanza dove stavo, lei gli diede tutti i dati necessari e lui staccò immediatamente la chiamata.

Dopo 2 ore lui entrò nella stanza, si mise vicino a me e prendendomi la mano chiese all'amica mia come stavo, se la cosa era molto grave, lei gli rispose che ci stavano delle speranze che mi risvegliavo, ma non si sapeva ancora se sarei ritornata a camminare, poi lui gli chiese del bambino, da qua silenzio, immagino che lei gli abbia fatto il cenno con la testa che l'avevo perso,che non ci stava piu nulla da fare, lui iniziò a singhiozzare, e mi mise la testa sulla mia pancia, stringendomi piu forte la mano, in quel momento tutta la rabbia per lui svanì di colpo, forse era per colpa della situazione, o forse del perchè venivo imbottita di farmaci, non sò, ma una cosa è certa, se avesse lasciato Adua una seconda possibilitá gliela avrei concessa, infondo era inutile continuare a pensare che senza di lui sarei riuscita a vivere, lui era tutto quello che ho sempre sognato, il mio futuro lo vedevo accanto a lui, sempre se avrei avuto un futuro.

INCANTESIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora