Finalmente siamo arrivati in centro.
Si vede che è Halloween. Non tanto per la festa di per sé, che è strettamente americana, ma per il fermento che vi è in giro, creato dai tanti ragazzi che usano questa festività, se così la vogliamo chiamare, per poter uscire un giorno in più.
Per me, onestamente, è un giorno come un altro.Decidiamo di sederci in un locale differente, dal solito. E sono d'accordo. La monotonia dopo un po',stufa.
Ma l'edicola i miei amati tacchi, mentre cammino, e questi ciottolini che formano le stradelle del centro. Si sarà pure un segno storico, ma per noi donne è una tortura indiscutibile. Sfiderei chiunque a non stare in ansia, con la paura che si possa incastrare un tacco e rompersi, o che si possa cadere.
Per fortuna Peppe mi tiene stretta a se, forse un po' troppo forte ma con una dolcezza mista ad una sicurezza che quasi mi fanno dimenticare il fastidio che provo.Siamo arrivati in questo locale,se così vogliamo chiamarlo. Non mi piace molto, a dir la verità. Essendo ad angolo con la traversa che porta a piazza Università, c'è fin troppo movimento e non si riesce a stare per nulla tranquilli.
Iniziamo a bere, finalmente. O meglio, io e Bryan iniziamo a farlo. Peppe si limita a prendersi una birra, essendo astemio o quasi, soprattutto comunque perché dovrà guidare e la lucidità non deve di certo mancargli.
Cazzo!!! Lo sapevo. Sapevo che ci sarebbe stato un temporale, ma non credevo così improvviso e così forte.
Inizio ad agitarmi ed a guardarmi in giro.
Guardo torva Bryan che ride guardandomi e alzando gli occhi al cielo mentre mi agito come una cogliona nel tentativo di tapparmi le orecchie facendo finta di sistemarmi i capelli. Di certo non voglio farmi prendere in giro da tutti coloro che sono qua.
Guardo Peppe e lo vedo osservarmi con gli occhi forse fin troppo sgranati, con quello sguardo profondo ma misto tra curiosità e preoccupazione."Che ti succede? Hai bevuto troppo?! Ti senti male???"
Ovviamente mi chiede. Lo sapevo.
Lui non è a conoscenza della mia fobia dei rumori troppo forti e improvvisi. Odio il rumore dei tuoni, del tappo dello spumante quando lascia la bottiglia, dei fuochi d'artificio, e potrei continuare ancora."Ho paura dei tuoni" dico pianissimo e con gli occhi quasi del tutto pieni di lacrime.
Mi guarda e sorride. Vorrei capire che Cazzo ride.
Mi prende per la mano e mi tira a se, tappandomi con le mani le orecchie come se mi stesse prendendo la testa per darmi un bacio. E poi mi abbraccia a se."Vuoi andare?!" Mi chiede.
Non potrei essere più felice, per la domanda che mi è stata fatta. Ovviamente dico subito si.
"Bryan,andiamo?" Chiede. E grazie a Dio è d'accordo anche lui.
"Aspetta qui con lei, io vado a prendere la macchina così non si bagna" è davvero dolce. Non so che altro aggiungere. Lo guardo come per volergli dire grazie in maniera silenziosa.Finalmente siamo in macchina, ed io dal canto mio sono letteralmente terrorizzata.
Peppe dal canto suo cerca di farmi passare questa paura, dicendo che dentro la macchina siamo al sicuro e bla bla, mentre Bryan mi continua a prendere in giro, scherzando, ma infastidendomi.
Quasi non si vede più la strada, allora decidiamo sia il caso di accostare accanto allo stadio. La pioggia invece che diminuire, con l'andare del tempo,è aumentata e Dio solo sa come me la stia facendo addosso, con questi lampi che squarciano il cielo è l'ansia che mi prende nell'attesa che si senta il tuono.Riesco, non so con quale coraggio, ad aprire il finestrino dell'auto quanto basta per poter fumare.
Sarà perché mi sto annoiando, sarà perché ho davvero paura, voglio andare a casa.
La sbronza che stavo per prendermi non è potuta neanche iniziare, e menomale.
Altrimenti credo avrei rimesso dalla paura.
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Verso cose più grandi
RandomPassionale, decisiva, emozionante. La storia della mia conoscenza e di quella di mio marito. Una storia reale, che ci porterà sino al giorno d'oggi, col proseguirsi dei libri. Solo il mio nome e quello di mio marito sono reali. Tutti gli altri nomi...