Jim incontrò solo un'infermiera che scendeva dal secondo piano. Aveva occhiaie scure e pesanti sotto gli occhi slavati e nemmeno l'ombra di un sorriso sulla faccia magra e spigolosa. Lo guardò distrattamente, mentre si sfilava un pacchetto di sigarette dalla tasca della divisa e si dirigeva verso la saletta del televisore a farsi una meritata fumata. Jim le mostrò un espressione apatica, meglio rimanere sulla stessa lunghezza d'onda. Poi anche lui fece il gesto di prendere una cicca, che in gergo stava a intendere che era arrivata l'ora di prendersi una pausa che non contemplava rotture di cazzo, come poteva essere una conversazione indesiderata.
Tornato solo, Jim rinfilò la sigaretta in tasca e sgattaiolò nelle ombre buie, oltre le quali si estendeva l'area abbandonata.
La corrente in quella parte dell'edificio era stata tolta. Rimaneva solo la luce spettrale delle lampade di emergenza ad offrire uno spiraglio nelle tenebre. Jim percorse i corridoi a passo svelto, nella luce scarna gli parvero troppo lunghi e troppo silenziosi. Cercò di scalzare quella subdola sensazione che già lo mordeva da tergo, offrendogli a pezzi il ricordo della testa ciondolante della vecchia, ma finalmente era arrivato a destinazione. La camera era immersa nell'oscurità e per un attimo Jim, ebbe la certezza che ci fosse qualcuno acquattato nel buio, voglioso di saggiare la tenerezza delle sue carni; scaricò a terra il brivido che gli fece fremere tutto il corpo, ed entrò. Fu come penetrare una vagina vergine. Jim si tastò la tasca posteriore dei jeans ed estrasse una torcia portatile, una di quelle cianfrusaglie che nei negozi dei cinesi ti tirano appresso.
L'accese.
Il piccolo fascio di luce che ne scaturì, lo indusse a rivalutare il suo acquisto, da pessimo ad ottimo. La sua chitarra era li, dove l'aveva lasciata. Docile e pronta all'uso, priva di sacche di rancore e disprezzo da tirargli addosso come gavettoni acidi. Jim posò la torcia e la imbracciò.
Si chinò su di lei ed iniziò a sfiorarle delicatamente le corde; una leggera accordatura, giusto per rifarle un po' il trucco e poi insieme presero a fare l'amore. Jim era avvinto alla sua chitarra, dimentico di dove fosse, di chi fosse, e di cosa lo aspettasse; correva veloce, scivolando sulle corde come un ragno sui fili della sua tela, poteva avvertire il pizzicore dell'energia che scaturiva dal contatto della pelle delle sue dita contro le corde metalliche. Chino sulla chitarra, non percepì subito il suono che si era inserito nelle sue melodie. Era così assorto nella sua musica, che il rumore alieno dovette farsi più ardito per essere colto dalla sua attenzione. Alzò di scatto la testa, e le sue dita si bloccarono di colpo troncando un do che si spense nell'aria. Qualcosa lo aveva disturbato, qualcosa che si muoveva nell'ombra. Jim si drizzò, iniziando ad avvertire il principio di violenti sudori freddi. Ma non colse altro che silenzio. Con circospezione tornò a concentrarsi sulla sua musica, riprendendo da dove si era interrotto, cadendo nuovamente nel potente abbraccio della sua chitarra ma, di nuovo quel suono. Jim si fermò di botto, posando con forza la mano sulle corde per spegnere il suono di netto. Un fischio, ecco cos'era, qualcuno stava fischiando. Jim si alzò in piedi repentinamente e posò la chitarra sul letto.
Deglutì polvere. Poi interpellò il buio.
"Chi c'è?" la sua voce si sparse come acqua da un secchio rovesciato.
Gli rispose un fruscio serico e il leggero tintinnare di campanelli.
Jim recuperò la torcia, mentre sentiva che il suo corpo veniva inondato da un terrore che gli saldava i muscoli l'uno all'altro; della sua razionalità restavano ormai poche briciole e prima che il rapace uccellaccio dell'immaginazione arrivasse a beccarle, Jim pensò rabbrividendo che nella stanza accanto, seduto sul letto scheletrico, ci fosse uno dei vecchi scappato durante i tafferugli della mattina.
Jim stette immobile, con le orecchie così tese che gli sembrò che gli sistessero tirando fin sopra la testa.
Nulla.
Decise comunque che per quella sera aveva fatto il pieno, si era rotto i coglioni di cagarsi addosso. Chiuse un'istante gli occhi, doveva racimolare sufficiente calma per scappare dalla stanza come se avesse un diavolo alle calcagna ma, non accadde. Da un paio di labbra, stava uscendo il fischiettare che Jim si sentì arrivare addosso come una manata in piena faccia.
La bocca di Jim si fece arida come la figa di una morta.
Di colpo si sentì molle, al pari di una busta piena di grasso post liposuzione. Si passò la lingua asciutta sulle labbra e quando chiese nuovamente chi fosse, la sua voce suonò cascante e flaccida come le chiappe di una vecchia laida.
Questa volta però, il silenzio fu incrinato da una risposta tangibile.
Una voce bassa e calda rispose al quesito di Jim.
"Sono solo un tuo ammiratore".

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Disco Inferno (#WATTYS2015)
HorrorL'inferno è sempre in ascolto. Trattiene il respiro, fin quando non sente la giusta melodia. La musica può salvarvi... la musica può dannarvi...