Il mattino seguente, Jim aveva l'aspetto di una gomma da masticare sputata in terra. Si sentiva malconcio fin dentro le viscere. Si era chinato e aveva raccolto il vomito congelato e grumoso da terra, senza staccare mai un attimo gli occhi dalla superficie opaca del televisore. I brividi non avevano smesso un solo attimo di arricciargli la colonna vertebrale sotto la pelle sottile e tesa.
- Mi sto fottendo il cervello, cazzo. - Si disse mentre si colpiva la fronte con il palmo aperto della mano.
Si rialzò a fatica, stringendo una busta piena di fazzolletti umidi di vomito. Uscì dalla stanza occhieggiando spaventato la televisione.
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L'acqua bollente della doccia fu una benedizione. Jim sentiva i muscoli sciogliersi, come nodi capricciosi al passare del pettine, e allungarsi stiracchiandosi. Il gelo lentamente fluiva via dalla sua pelle pallida. Una telefonata lo aveva avvertito che sarebbe stato di turno quella notte. Uno degli ultimi arrivati aveva saltato già tre turni, sparendo senza dare mezza spiegazione. Jim, più per abitudine che per vero fastidio, aveva protestato chiedendo perché non lo avessero chiamato. Ma dall'altro capo del telefono una voce femminile e leggermente acuta, lo aveva frettolosamente informato che lo avevano fatto, ma nessuno aveva mai risposto. Quella notizia fece sentire Jim vagamente a disagio e lo convinse ad accettare il turno senza troppe rimostranze.
Ora, sotto il getto caldo e soporifero, Jim desiderò ardentemente di poter dormire. Desiderò di fottersene del lavoro, dei soldi e del dolore che gli provocava pensare a suoi... voleva solo dormire.
Quasi scivolò a terra, intorpidito e assonnato. Chiuse velocemente il rubinetto dell'acqua, scostò la tendina di plastica, che prontamente gli si incollò alla schiena schioccandogli un bacio umido e gelido sulla pelle. Si asciugò frizionando con forza, sferzandosi il corpo per scoglierlo dall'abbraccio del sonno. Si infilò dei vestiti puliti e andò in camera a recuperare lo zaino. Quando passò davanti la porta del piccolo salone, gli sembrò che la superficie del televisore baluginasse. Si fermò di colpo. Poi come smosso da un ciclopico calcio nel culo, schizzò in camera, afferrò lo zaino e volò verso la porta di casa.
Quando finalmente se la chiuse dietro le spalle, cercò di convincersi di non aver visto il televisore vomitare fuori dallo schermo il corpo di suo padre.
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Disco Inferno (#WATTYS2015)
HorrorL'inferno è sempre in ascolto. Trattiene il respiro, fin quando non sente la giusta melodia. La musica può salvarvi... la musica può dannarvi...