Capitolo XIV - Vecchi doveri aspettano

44 8 3
                                    

La sera scendeva rapida, inghiottendo il bagliore diurno. Le strade erano già mezze vuote e i pochi negozi che ancora tiravano a  campare,  avevano già le vetrine buie. Un vento gelido e simile a un rasoio, sferzava la faccia tirata di Jim, ferendolo con colpi brucianti. Tirò su col naso, mentre avvertiva la pelle delle labbra che iniziava a spaccarsi per il freddo. Raggiunse l'ingresso della Casa di Cura, che aveva le dita delle mani smorte e gelide.

All'ingresso l'energumeno in divisa da infermiere lo freddò con un'occhiataccia. Poi sparì in una stanza, portandosi dietro la sua grossa ombra minacciosa. Jim fece tappa nello spogliatoio, dove affidò il suo zaino al grosso cazzo inciso, poi si preparò per il lungo turno notturno.

----------

A mezzanotte il vento si era trasformato in un maglio di ferro, che batteva incessante contro le mura della costruzione. Urlava e sibilava cercando di infilarsi in ogni pertugio. Jim se ne stava seduto su una sedia di plastica nel salone della tv. Solo le luci notturne erano accese e la loro asettica luminescenza ghiacciava la stava. A parte il vento, c'era un silenzio da mettere i brividi.

Poi lo udii.

Lontano e fievole, come il debole pigolio di un pulcino morente. Jim si drizzò sulla sedia e tese le orecchie. Di nuovo il suono gli giunse, lamentoso come un pianto o arrugginito come vecchia ferraglia. Scattò in piedi e mosse un passo in direzione dell'ala isolata.

Lafayette. Cazzo... Lafayette. Lo aveva dimenticato.

Jim stette ancora un momento in attesa ma il suono non si ripetè. Si chiese se non fosse il vecchio vagabondo in preda ad una fottuta tempesta nervosa. Quasi lo vide, arcigno e feroce mentre percuoteva la rete metallica del letto. Come una febbre improvvisa, la frenesia arse le terminazioni nervose di Jim, che senza nemmeno guardarsi dietro si lasciò inghiottire dal buio corridoio.

Camminò rapido, pestando calcinacci e roba dimenticata. Quando superò l'ultima fiacca luce d'emergenza, si cavò dalla tasca la torcia cinese. Avanzò nel debole fascio di luce fino alla stanza dove aveva lasciato Lafayette. Appena prima di arrivare alla porta divelta, Jim sentì un cupo ringhio gutturale strisciare come vapore fino a lui. Rabbrividì con tanta violenza da sentirsi tremare anche le palle. Quando gettò la luce nella stanza, Lafayette lo stava fissando. Aveva occhi incendiari e un sorriso che sembrava sfregiargli la faccia.

"Ciao Jim..." lo salutò con una voce ruvida.

"Pensavo ti fossi dimenticato di me." Nel dirlo raggrumò la faccia in un'espressione contrita.

"No... ma che dici! Ho solo avuto da fare..." balbettò sconnesso Jim.

Lafayette lo fissava avido e affamato.

"Dai entra... facciamoci una suonata. Ti va?" Gli chiese sornione.

Jim annuì appena con la testa, poi entrò.



Disco Inferno (#WATTYS2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora