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Cato esitó per un momento,prese un respiro profondo e cominciò a parlare.
«Mi ha fatto promettere che se non dovesse farcela,avrei dovuto starti accanto.»disse un po' scocciato.
«Ha»rise lei«Tu non ti avvicinerai a me neanche di un centimetro,neanche se il presidente Snow in persona venisse a chiedertelo.»
«Gliel'ho promesso,Clove.Smetti di fare la bambina e pensa a tuo fratello che ha appena firmato la sua condanna a morte,cerca almeno di rispettare i suoi ultimi voleri!»tuonò Cato.
«Non parlare come se sai giá che morirá e smettila di fare il superiore con me.Sei solo un pallone gonfiato che crede di essere meglio degli altri,bè sai cosa c'è:non lo sei.Sei come tutti noi,non hai nulla che io non potrei avere!»
«Ah sì?»disse avvicinandosi alla ragazza«Sicura che io sia come gli altri?»
Clove si sentì avvampare.
«Andiamo,guarda che effetto che ti faccio.»
«Non mi fai nessun effetto,Cato.»
Clove sostenne lo sguardo intenso del ragazzo per un bel po' di tempo ma non riuscì a guardarlo più e si costrinse a guardare da tutt'altra parte tranne che a terra,quello era segno di debolezza,così guardó un quadro appeso al muro.
Sentiva ancora lo sguardo di Cato su di lei,non sapeva perchè non riusciva a sostenere il suo sguardo,non era mai lei ad abbassare lo sguardo ma sempre l'altra persona,con lui no.
Cato le passò un dito sotto il mento e fece incontrare di nuovo gli occhi dei due.
«Allora?»chiese avvicinandosi di più.
Clove deglutì.
«Vedremo.»rispose cercando di mantenere una voce fredda e calma,ma dentro era tutt'altro che calma:sentiva una strana sensazione allo stomaco,le tremavano le mani e un brivido le percorse la schiena.
«Ci conto.»disse lui,dopodichè le schioccó un bacio sulla guancia,che fece rimanere Clove a bocca aperta,e poi se ne andò.La bruna tiró un sospiro di sollievo,come se si fosse tolta un peso dal petto,un peso molto grande,un peso che portava il nome di Cato.Non si spiegava perchè ultimamente si sentiva a disagio quando lui le si avvicinava in quel modo mentre prima non era così,prima era pronta ad afferrare uno dei suoi coltelli,puntarglielo alla gola e minacciarlo di ucciderlo per farlo arretrare e la maggiorparte delle volte funzionava.
Voleva schiarirsi le idee,così prese un coltello,lo infiló in tasca e uscì di casa per andare al parco.
Durante il tragitto non fece altro che pensare al fratello,erano troppo legati per lasciarsi andare così,poi cominció a pensare a Cato e a quello che le aveva detto poco prima e Clove continuava a torturarsi con la stessa domanda "Lui era come gli altri?".Sicuramente no,rispetto agli altri era più grosso,più prepotente ma lui non parlava dell'aspetto,parlava di sentimenti.Clove non era mai stata innamorata,non aveva mai avuto una cotta per nessuno e adesso si ritrovava combattutta tra una semplice cotta e l'odio per il ragazzo con cui litigava sempre per ogni minima cosa.Era combattuta tra ciò che le diceva il cervello e ciò che le diceva il cuore.Era combattuta tra ció che diceva Cato e quello che lei cercava di nascondere.
Qual era la veritá,Clove non lo sapeva e di certo neanche Cato.

Arrivata al parco lo vide,era lì di spalle,seduto a terra a lucidare la sua spada.Per un momento Clove volle andarsene ma alla fine scartó quell'idea.
Avanzava con passo deciso sul prato,facendo scricchiolare la ghiaia sotto le scarpe,si diresse verso il lago che era dalla parte opposta a quella di Cato.Quest'ultimo si girò e chiamó il suo nome.
«Che vuoi?»chiese irritata Clove.
«Che ci fai quì?»
«Io dovrei chiederti perchè sei qui.»
«Adesso non posso andare al parco solo perchè c'è sempre la signorina Clove Kentwell?Pensi che tutto questo sia solo tuo?!Questo è di tutti.»
«Io non ho mai detto che tutto questo è mio,tu l'hai detto,non io.»precisó Clove«e comunque sono venuta schiarirmi le idee,tu?»
Cato ridacchiò.
«Ero quì a lucidare la mia spada e pensavo.»
«A cosa pensavi?»
«A niente,cose stupide.»
«Cose tipo "sono diverso dagli altri,sono il più forte,sono presuntuoso e bla bla bla"
«Invece no,pensavo a come ucciderti in mille modi diversi.»
«Sappi che io sono molto più veloce di te,non mi raggiungeresti velocemente.»
«Ti ferirei prima di ucciderti così non potrai correre.»
«Ti lancerei via la spada.»
«La riprenderei.»
«Mi distanzierei.»
«Ti raggiungerei e poi sarai mia»ghignó Cato.
«Non saró mai tua,non sarò di nessuno,saró libera. »
«Non sarai libera perchè la mia rete ti catturerá.»
«La taglierei con un coltello,dopodichè riuscirei a scappare.»
«Sì,ma mentre tu starai scostando la rete per passare io ti salterei addosso e a quel punto rimarrai immobile sotto il mio peso.»
«È un buon piano,Undersee.Grazie per avermelo spifferato.»disse Clove con un ghigno sul volto.
«Prego.»disse Cato con a sua volta un ghigno sul volto.
«Scommetto che non vedi l'ora d'usarlo.»
«Giá,e la prima su cui sperimentarlo sarai tu ma non per ucciderti.Sai potremo essere amici o alleati nell'arena. Finiamola con questa rivalitá tra noi,un giorno moriremo e alla fine non resterá niente di noi,quindi tanto vale essere amici.Che ne dici?»
Quel giorno Clove scoprì un nuovo lato di Cato:non era solo malvagio o sadico ma aveva un suo lato poetico,lato che Clove non aveva.
«Sì,hai ragione.Finiamola quì e da adesso saremo amici.»disse Clove decisa.
I due si scambiarono un'occhiata d'intesa e poi s'avviarono verso il centro d'addestramento come due vecchi amici.
L'uno cercava di far apprendere all'altro le proprie tecniche con scarsi risultati.

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