Clove era al parco e si stava tormentando con mille domande.
"Perchè mi ha baciato?"
"Perchè non mi sono staccata?"
"Perchè lui non si è staccato?"
"Perchè mi è piaciuto?"
Le sembrava quasi di star diventando pazza.Cato era seduto sui gradini di una vecchia scuola con la testa tra le mani e pensava.
"Perchè l'ho baciata?"
"Perchè non mi sono staccato?"
"Perchè non si è staccata?"
"Perchè mi è piaciuto?"Anche se distanti,in un modo o nell'altro i loro pensieri si raggiungevano ed entrambi riuscivano sempre a pensare all'altro.
Erano confusi e spaventati dal momento che nessuno dei due aveva mai provato "amore" per qualcuno.Era domenica mattina,e come ogni domenica,non c'era l'allenamento.Nella piazza del distretto si erano accumulati tanti ragazzi che,in coppia o in gruppetti,passeggiavano oppure erano fermi a parlare.
Tutto intorno era come se ci fosse un'aria di festa,ma si sa che c'è sempre una pecora nera in mezzo al gregge,l'unica che se ne sta in disparte,magari infuriata,e che non vorrebbe vedere nessuno.
Quella "pecora nera" era Clove,ancora arrabbiata per la morte del fratello e sconvolta dai baci di Cato,si chiedeva come mai erano tutti felici e cosa li portava ad essere tali.Era seduta al fresco sotto un albero e intagliava,con un coltello,un ramo sottile di ciliegio al quale stava facendo assumere la forma di una lancia che avrebbe voluto scagliare volentieri contro una di quelle persone o contro Cato.E questa era l'ennesima dimostrazione del fatto che i suoi pensieri arrivavano a Cato e poi andavano a finire ai baci e sul fatto che le era piaciuto,detestava pensarci ma ogni volta le capitava.
In lontananza,Clove vide una testa bionda che avanzava verso lei,inizialmente non si allarmó,ma quando lui le si sedette vicino,cominció ad agitarsi.
«Ciao.»disse Cato con imbarazzo «come stai?»
Clove non rispose,continuò solo a guardare un punto fisso nel nulla.
«Visto che non vuoi parlare,parlo io...Devo ammettere che il tuo bacio mi è piaciuto,okay?Ma io non sono così,non mi affeziono subito alle persone,ci deve prima essere un percorso di fiducia.Noi ci conosciamo da quasi quattro anni e ci siamo sempre detestati,ma la veritá è che io non ti ho mai odiato,ti infastidivo e trattavo male solo per vedere se tu reagivi e come reagivi,superavi tutte le mie aspettative quando mi accanivi puntandomi il coltello alla gola e devo ammettere che ho avuto paura che mi uccidessi,ma il punto non è questo.Col tempo ho cominciato a fidarmi di te e a capire che riuscivi sempre a tenermi testa anche se eri a pezzi,ti ho sempre ammirato per questo.Clove io mi fido di te ma mi sto rendendo conto che potrei perderti perchè ho intenzione di offrirmi volontario ai prossimi giochi.»
Clove lo guardó con gli occhi sbarrati.
«Se vai tu,vengo anch'io.» disse con fermezza Clove.
«Ma vince uno solo.»
«E sarai tu,io non ho niente da perdere quì.»
«Tu hai me,e io non lascerò che tu muoia senza combattere.» le disse Cato.
Clove si girò verso Cato e lo guardò negli occhi,emanavano una luce che Clove giuró di aver visto negli occhi di pochi.
«La tua morte non colpisce solo te,ma colpisce anche chi ti è intorno,chi ti ha conosciuto,chi ti ha voluto bene.Quando una persona muore,muore e basta,mentre le altre persone si distruggono dentro per te e fa più male a loro che a te.Ricordalo.» disse Cato e poi se ne andò.Quelle parole echeggiarono nel cervello di Clove per ore,Cato aveva ragione...se fosse morta,lei non avrebbe sofferto più,ma avrebbe fatto soffrire gli altri.Aveva capito che Cato a lei ci teneva e l'avrebbe salvata ad ogni costo,ma così sarebbe stata in debito con lui,e lei detestava esserlo.
Quando i due si rincontrarono quel pomeriggio,non poterono fare a meno di parlarsi e quindi si ritrovarono di nuovo negli spogliatoi.
«Senti Cato,mi ha fatto piacere sapere che tu ci tieni a me e che non mi lasceresti morire,ma io ci ho riflettuto e ho capito che se tu mi lasciassi vivere,io sarei per sempre indebitata con te.» spiegò Clove.
«Chi ha mai detto che ti farò vincere?Tu non ci metterai mai piede nell'arena,andrò io e ritorneró qui sano e salvo,poi staremo insieme senza problemi.» la rassicuró.
«E se venissi estratta?Dopo non potresti fare niente!» ribattè Clove.
Cato restó in silenzio a pensare e non disse niente per un bel po'.
«Vengo con te.» disse alla fine.
E si baciarono.
E ci furono tanti altri baci,che non andavano dimenticati,dopo qualche giorno si fidanzarono e lo tennero nascosto a tutti per paura di essere giudicati deboli,perchè il loro destino era giá segnato:loro dovevano essere degli assassini,spietati e senza cuore.Qualche giorno dopo,al centro di addestramento,i due erano in uno stanzino,dove venivano riposte alcune vecchie attrezzature,a baciarsi.
Un ragazzino di quattordici anni li aveva visti ed era corso a dirlo in giro a tutti.Quando i due ritornarono ad allenarsi,si sentivano osservati e in più venivano indicati da gruppetti di ragazzi.
La notizia era giunta anche ad Angel e Xavier,che li convocarono nel loro ufficio con una certa urgenza.«Ci spiegate cosa sta succedendo e perchè ci avete convocato?» chiese Cato adirato.
«Ci sono giunte delle voci,le quali direbbero che tra di voi c'è qualcosa.È vero?» chiese Angel.
I due si scambiarono uno sguardo allarmato.
«No!» dissero all'uninsono.
«Ci fidiamo di voi,dato che siete due dei migliori ma,se verrete colti in atteggiamenti sospetti,saremo costretti a separarvi...le regole parlano chiaro,nessun fidanzamento tra allievi.» spiegó Xavier.
«Chiaro.» disse Clove.«Te l'avevo detto da subito che non era una buona idea nasconderci in posti strani a baciarci! Tu ovviamente non mi hai dato retta e con un bacio mi hai convinto a farlo lo stesso.Ti odio quando usi le tue labbra per convincermi!» disse Clove con tono di rimprovero.
Cato sembrava non pensarci,il suo sorrisetto sarcastico era sempre piazzato lì in un angolo del volto e sembrava quasi ch stesse per ridere.
«Dai non ci hanno detto niente di che e non ci hanno punito.Non vedo il motivo per cui tu debba preoccuparti.» disse divertito.
«Senti Cato,a te potrebbero non interessare le conseguenze,dal momento che ti senti impavido,ma prova a pensare a quel che farebbero...potrebbero separarci oppure riempiranno le bocce della mietitura con i nostri nomi e puff,in un nano secondo ci mandano al macello.Pensaci ongi tanto,Cato.» detto questo se ne andó.
Quello fu il loro primo litigio,e Cato cominciava a pensare che Clove avesse ragione;correvano tanti rischi se avessero continuato a baciarsi di nascosto al centro d'addestramento,sarebbe stato più sicuro baciarsi di nascosto ma in un altro luogo,come in parco o gli edifici abbandonati,e tutto sarebbe stato facile,ma a Cato non piacevano le cose facili,lui avrebbe provato a rischiare per Clove,senza pensare alle sue reazioni.Questo capitolo è un po' corto ma fate finta di non averlo notato,btw sono fiera di questo capitolo e vi chiedo mille volte scusa se vi ho fatto aspettare tanto,la prossima volta saró piú veloce lo prometto!
Vi auguro una buona notte e al prossimo capitolo!
-giusy♡

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Hold my hand
RomanceVi siete mai chiesti il perchè di quel cambio di regola che nel libro non viene spiegato?Se la risposta è sì,proveró a spiegarlo in questa fan fiction. ----------- «È tardi ormai,ma nonostante tutto ricordati che ti amo.»disse la giovane esalando il...