Un anno dopo...

62 2 2
                                    

La pioggia aveva smesso di scendere e l'aria si era rinfrescata. Il lago adesso non era più increspato ma sembrava uno specchio. Gettai un sassolino nell'acqua e la mia immagine riflessa si sparse. Venivo spesso qui giù, nel lago del bosco dove regnava la pace e la natura viveva in tranquillità. Me ne stavo sul molo ad assaporare i primi raggi di sole di marzo, ascoltare il canto degli uccelli e lasciare che il vento scompigliasse dolcemente i miei capelli color ruggine. Questo era il mio angolo di paradiso,un posto che non conosceva ancora nessuno e dove potevo essere me stessa. Presi la macchina fotografica che avevo portato con me, una Nikon professionale che mi avevano regalato i miei per il mio ultimo compleanno. Amavo fare fotografie perché riesci a catturare un attimo di vita e renderla immortale. Inutile dire che il lago era il mio soggetto preferito,lo avevo ormai immortalato da tutte le angolazioni ma non ne avevo mai abbastanza. In quel momento una volpe selvatica uscì da un cespuglio e si avvicinò al lago per dissetarsi. Approfittai del momento per scattare una foto. Poi la volpe si accorse di me e mi fissò prima di andarsene. La seguii con lo sguardo e i miei occhi si posarono sull'altra riva,proprio dove c'era la casa infestata. Era passato poco più di un anno da quella maledetta notte e ancora non avevo capito cosa fosse successo. Non ricordo ciò che accadde dopo che Chris aveva ucciso l'animale, solo che dopo un po'mi risvegliai in ospedale con un braccio rotto e la mano fasciata. Mi dissero che avevo dormito per una settimana,che ero stata fortunata a risvegliarmi dato che il morso era velenoso ma i medici non riuscirono a capire quale animale avesse potuto causare una ferita simile. Mi facevano domande e io più rispondevo e più non ricordavo. Da quel momento le cose cambiarono. La notte avevo degli incubi che non mi permettevano di dormire tranquilla. All'inizio credevo fosse solo lo stress per il tanto studio per l'esame di fine anno,ma i brutti sogni continuarono a tormentarmi anche quell' estate. Erano così vividi da sembrarmi reali. Sognavo sempre un gruppo di uomini,probabilmente dottori a giudicare dal camice, indossavano una maschera con due cavità nere al posto degli occhi e un becco lungo al posto del naso. Ogni notte era sempre lo stesso sogno, cambiava solo l'ambientazione: avanzavano verso di me senza camminare ma fluttuando a pochi centimetri da terra ed io fuggivo, nascondendomi ovunque mi capitasse. Non ne ho mai parlato con nessuno, né con i miei né con Alex,Hanna o Lydia. A dire il vero nessuno aveva più parlato di quella notte ed eravamo contenti così. Chris invece era partito, dicendomi solo che si trasferiva dalla nonna. Sentivo la sua mancanza e mi rimproveravo di non essere mai stata in grado di rivolgergli più di tre parole senza arrossire. Eppure ricordo di avergli sentito dire che aveva bisogno di me quella notte. O forse era solo il veleno che stava già facendo effetto. Una goccia d'acqua mi cadde sulla fronte riportandomi alla realtà. Saltai in piedi e misi velocemente la Nikon nella custodia e corsi verso casa. La pioggia aveva già smesso di cadere ma comunque uscii dal bosco e salii sul marciapiede. Erano quasi le sei di sera e le strade cominciavano a riempirsi di auto,intente a tornare a casa. Suonò il cellulare e risposi: "Hey sorellina questa sera hai da fare?" La voce di Alex risuonò dall'altro capo del telefono. " devo passare dallo studio per sviluppare le foto ma non dovrei metterci molto. Perché? " Chiesi curiosa. "Sai ormai la primavera è arrivata e volevamo festeggiare con un bel falò al lago. Sai ci sarà anche una sorpresa. Vedrai sarà..." Il telefono si spense proprio nel momento in cui stavo attraversando la strada e avendo gli occhi incollati sullo schermo non avevo visto la macchina che sfrecciava proprio nella mia direzione. Il mio cervello smise di funzionare, mi bloccai e chiusi gli occhi. Subito dopo due braccia forti mi strinsero,gettandomi dall'altra parte della strada. Avevo smesso di respirare, di pensare. Il mio cuore batteva fortissimo per la paura. "Oddio, io...io...grazie signo. .." Non finii la frase perché riconobbi immediatamente chi mi aveva salvata. "Stai bene Eve?" Mi chiese Chris, ancora con le sue braccia sulle mie. Ora il cuore batteva forte ma non più per la paura. Lo guardai. Era un po' cambiato dall'ultima volta che lo avevo visto: aveva i capelli leggermente più lunghi, la barba curata e sicuramente aveva passato ore in palestra. Ma i suoi occhi rimanevano gli stessi, li avrei riconosciuti ovunque. Presa dall'emozione di rivederlo lo avvolsi in un abbraccio e affondai il volto nel suo petto. Sapeva di sapone e limone,un odore che mi era mancato. Rimase spiazzato dal mio gesto e all'istante realizzai ciò che avevo appena fatto e mi staccai, mettendo un po' di distanza fra noi. "Scusami io...è solo che sono felice di vederti". Sapevo che le mie guance erano diventate più rosse di un pomodoro e Voltai lo sguardo da un'altra parte. "Sei sparito all'improvviso. Pensavo, cioè pensavamo,di non rivederti più". "Mia nonna aveva bisogno di me" spiegò "Sai,comincia ad avere un'età avanzata". Si avviò in un parcheggio li vicino,posandosi su una moto da cross rossa e nera e prendendo un casco. "Tieni" disse semplicemente porgendomelo. Guardai l'oggetto con aria interrogativa "cos'è? " pessima domanda perché lui mi guardò con aria divertita "non hai mai visto un casco prima d'ora?" Salì e montai su anche io calcandomi il casco sulla testa "certo che so cos'è un casco, ma casa mia e a due passi da qui". Disse solo di aggrapparmi forte e partì di corsa. Presa alla sprovvista e avendo paura di cadere mi strinsi forte alla lui. Il cuore riprese a battere forte per l'adrenalina e temevo potesse sentirlo attraverso i vestiti. In meno di 10 minuti parcheggiamo davanti al lago. Non quello del bosco, ma il grande lago che aveva dato il nome alla città. La spiaggia era deserta, d'altronde erano i primi giorni di primavera e l'aria era ancora fresca,soprattutto la sera. L'acqua era leggermente increspata e il sole stava morendo all'orizzonte, colorando il cielo di un rosso fiammeggiante. Era uno scenario stupendo e non ci pensai due volte a scattare una foto. Chris stava poggiato alla sua moto e sentivo il suo sguardo su di me. Mi sentiì un po' a disagio ma allo stesso tempo la bambina che era in me gridava -evvai mi sta guardando!- lo so,me ne vergognavo ma non potevo controllare le mie emozioni. "Ti piace fare foto,vero?" Mi chiese con genuina curiosità. "Io adoro fotografare. Riuscire a catturare un secondo in un foglio di carta mi fa sentire speciale, come se avessi il potere di fermare il tempo". Mi fissò in silenzio ma subito riprese la sua rigidità. "Forza,andiamo che ci stanno aspettando". "Aspetta" Lo fermai per la manica del giacchetto di pelle nera " ti prego non dire a nessuno cosa è successo prima,ok?" Non volevo che gli altri si preoccupassero inutilmente per me. Lui mi fece un cenno colla testa, poi raggiungemmo la tenda che gli altri avevano già montato.

Cos'è  successo  quella notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora