Capitolo 10

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Come promesso Ash si presentò dopo pochi minuti. "Ciao Eve" si avvicinò per un abbraccio veloce che ricambiai. "Ciao Ash, scusa ancora". Mi guardò sorridendo, mostrando la sua macchina fotografica "Tranquilla, l'importante è fare le foto, giusto?" Assentii con un cenno di testa. "Forza allora! Mettiamoci al lavoro" e detto questo iniziammo. Passamo quasi un paio d'ore insieme, durante le quali fui completamente assorta dal cogliere i dettagli più significativi e particolari. Non fu difficile dato che quel parco ormai lo conoscevo come le mie tasche. Non parlammo molto ma notai che alcune volte, quando mi voltavo verso di lui, era intento a studiarmi. Non so spiegare il perché ma mi dava una sensazione di disagio e mi si rizzarono i peli sulla nuca. Mi scrollai di dosso quelle sensazioni e mi dissi che era solo una mia inutile paranoia. Il rumore di un tuono in lontananza ci avvertì che un temporale sarebbe presto arrivato così Ash e io decidemmo di avviarci verso casa. Arrivati all'incrocio che divideva le nostre strade, Ash si rivolse a me "sono stato bene con te oggi. Den me lo aveva anticipato che sei una brava ragazza. E aggiungerei anche molto bella". Mi fece l'occhiolino. Sorrisi ma non apprezzai molto il commento, soprattutto perché mi guardava come fossi un qualcosa da mangiare. Ma non era fidanzato con Den? "Si è fatto tardi. Ci rivediamo" lo salutai in maniera sbrigativa. Lo so, potevo risultare scortese ma in quel momento non me ne importava un fico secco. Mi voltai per andarmene ma lui mi prese per un polso stringendolo forte. "Dai non andare via subito. Vieni a casa mia". Il suo volto era a pochi centimetri dal mio e ciò mi innervosì ancora di più. "Davvero, devo scappare". Tentai di sgusciare dalla sua presa ma nonostante il suo aspetto delicato,aveva una stretta di ferro. "Ma dai, stiamo insieme ancora un pò." Si era bevuto il cervello? Si stava comportando decisamente in modo inappropriato. "Ho un impegno" Inventai e sperai tanto che la mia voce risultasse sicura. Di sicuro io non lo ero. "Devi vederti col tuo ragazzo vero? Come si chiama, Tris?" "Chris" lo corressi subito "e non è il mio ragazzo". Mi guardò con un sopracciglio alzato "ah no? Ho visto il modo in cui ti guarda. Come tu guardi lui". I suoi occhi erano incollati ai miei. "Ti stai sbagliando. E poi non sono affari tuoi" Ora mi stava proprio stancando. Forse il mio sguardo tagliente lo convinse a staccarsi da me, o più probabilmente si stancò del suo gioco. "Come vuoi" lasciò andare la presa e se ne andò scuotendo la testa. Ma che gli era preso? Mi sentivo agitata e non mi andava di andare a casa. E se mi avesse seguita? Magari mi stavo facendo solo film mentali ma la prudenza non è mai troppa. Mi diressi verso casa di Hanna invece e intanto la chiamai al telefono "Ciao cugina" la sua voce però era interrotta, come se le mancasse il fiato "Hanna tutto bene?" "Cosa?" Ci fu una pausa e poi riprese "uhm si più che bene" sentii anche una voce maschile e allora capi perfettamente ciò che stava combinando "Ops, credo di aver chiamato in un momento sbagliato" divenni rossa dall imbarazzo. "Esatto Eve. Ti richiamo io". E chiuse la chiamata senza troppe cerimonie. Che figura! Chissà chi era il "povero" ragazzo di turno. Passai davanti al supermercato e decisi di fare un po di spesa,dato che mio fratello svuotata il frigo in men che non si dica. Comprai ciò che mi serviva e proprio mentre era il mio turno alla cassa, la pioggia inizió a cadere, annaffiando la città. Uscii dal negozio e sospirai di frustrazione. Doveva piovere proprio quando non avevo l'ombrello e in più avevo anche una busta carica di spesa. Era ufficiale: odiavo marzo con i suoi sbalzi temporali. Rassegnata dal fatto che mi sarei bagnata comunque, attraversai la strada per andare verso casa mia ma evidentemente la mia sfiga non era ancora finita. Una macchina non si fermò sulle strisce e a tutta velocità puntò nella mia direzione. Come pochi giorni fa, qualcuno mi spinse col suo corpo dall'altro lato della strada e scivolai in una pozzanghera. Il manico della busta si spezzò e le cose che conteneva si sparsero intorno a me. In quel momento però non capivo neanche più da che verso girasse il mondo. Qualcuno aveva spostato l'asse terrestre? "Nina? Sei ferita?" La voce di Chris mi riportò ad uno stato di coscienza parziale. Mi girava ancora la testa e il sedere bagnato di fango non era una bella sensazione. "Credo di essere tutto intera." Mi aiutò ad alzarmi e mi scrutó con attenzione alla ricerca di ferite visibili. Poi, non trovando nulla, puntò i suoi occhi nei miei. "Non va affatto bene" lo guardai con ironia "ma va? In pochi giorni subisco una violazione di domicilio con furto e due quasi incidenti. Direi che la mia sfortuna sta veramente esagerando". Mi guardò distratto "Non c'entra niente la sfortuna, Nina". "Si, come no." Sbuffai, abbassandomi per rimettere in busta ciò che era caduto. "Non sto scherzando. Quella macchina è la stessa che ha cercato di farti fuori anche l'altro giorno." Al suono delle sue parole mi geleai. "Che cosa stai dicendo?" Forse avevo capito male, o mi stava prendendo in giro ma dalla sua espressione capii che era decisamente serio. "Che c'è qualcuno che vuole farti del male". Non dissi nulla e non mossi un muscolo. Non capivo quello che stava succedendo e mi sentii improvvisamente stanca. "Ti prego Chris, spiegati. Non fare il misterioso come al solito" ma non lo fece. "Non posso dirtelo." "Che cosa? La mia vita è in pericolo e non puoi dirmi altro? È uno scherzo? Perché se lo è ti strozzo con le mie mani". Ovviamente la mia battuta faceva ridere perché non ne sarei stata capace per molti motivi. L'importante era che recepisse il messaggio. Si passò una mano fra i capelli ormai grondanti d'acqua e poi se la passò sul viso. Anche lui sembrava stanco e mostrava più anni di quanti ne avesse. "Vieni a casa mia, li sarai più al sicuro." "Ma perché tutti volete che venga a casa vostra? No, basta. Adesso vado a casa mia!". Mi voltai e presi la busta che avevo appoggiato per terra ma lui mi si parò davanti sbarrandomi il passaggio. "Che cosa hai detto?" Chiese sorpreso "Che me ne vado a casa m-i-a. Cos'è, sei sordo?" Forse ero un tantino acida ma non ce la facevo più. Non vedevo l'ora di mettermi a letto e leggere un buon libro per rilassarmi. E invece sembrava un miraggio perché Chris non mollava "Chi ti ha invitato a casa sua" Non suonava proprio come una domanda. "Ash. Ci siamo incontrati oggi pomeriggio per un'uscita fotografica e poi ha insistito che andassi da lui, ma ho rifiutato. Si è comportato un pò strano in realtà". Involontariamente mi sfiorai il polso che mi aveva stretto e il gesto catturò la sua attenzione. "Fammi vedere" mi tolse la busta che reggevo, la posò di nuovo a terra e studiò il punto in cui affiorava un livido a forma di dita che già stava sparendo. Incredibile. "È stato lui?" I suoi occhi si scurirono e un guizzo gli attraversò la mascella. Ritrassi la mano anche se il contatto con la sua pelle mi dava un effetto analgesico molto potente. Chissà se anche il resto del corpo faceva lo stesso. Basta! Non dovevo pensare a quelle cose in quel momento. "Si, ma non è niente". Serrò ancora di più la mascella ma prese la busta e con la mano vuota strinse la mia. Che bella sensazione. Chissà se la sentiva anche lui o era solo un gesto meccanico. "Se non vuoi venire a casa mia allora verrò io da te". Puntai i piedi. "Non vado da nessuna parte finché non mi dici che sta succedendo, perché è evidente che sai più di ciò che dici. E un attimo. Mi stavi seguendo?" All'improvviso mi venne in mente che era sbucato dal nulla per salvarmi. Di nuovo. Non rispose a nessuna delle mie domamde. Stavo per perdere le staffe. "Non vuoi parlare? Perfetto, non non ho più niente da dirti". Girai i tacchi e scostai i capelli dalla spalla. Sarebbe stata una grandiosa uscita di scena se solo me lo avesse permesso. Infatti in un attimo mi ritrovai spalle al muro e le sue braccia vicino ai lati della mia testa. La pioggia continuava a cadere su di noi mentre le poche persone che camminavano ancora per strada, si affrettavano a mettersi al riparo nelle loro abitazioni. Nessuno si accorgeva di noi, nascosti nell'ombra di un vicolo. Chris aveva il fiato corto, che riscaldava lievemente le mie labbra e i suoi occhi passavano dai miei alla mia bocca. Il cuore prese il volo e i nervi si sciolsero come burro. Istintivamente posai i miei palmi sul suo petto. Anche il suo cuore sembrava un cavallo in corsa. Una goccia d'acqua gli cadde dai capelli e atterrò sul suo labbro inferiore. Come rapita da quella scena, sfiorai la sua bocca con un dito. Il suo respiro si mozzò e con uno scatto fece aderire il suo corpo al mio. Le sue mani posavano sui miei fianchi e avvicinò la testa alla mia di modo che le nostre fronti si toccassero. Nessuno dei due diceva una parola per non sciupare l'attimo. E poi accadde lentamente. Posò le sue labbra sulle mie, in un primo momento per un bacio casto, dandomi tutto il tempo necessario per scansarmi. Questo pensiero non mi passò neanche per l' anticamera del cervello. Anzi, dimenticandomi della vergogna, lo afferrai per il bavero della giacca di pelle e lo tirai ancora più a me. Lui si lasciò scappare un grugnito che mi scosse da capo a piedi e rispose al mio gesto con altrettanta veemenza. Con la lingua si insinuò nella mia bocca, accarezzando e sollecitando la mia che rispose immediatamente. Intanto con una mano mi teneva il fianco mentre con l'altra esplorava, andando giù oltre la coscia e fermandosi sotto il ginocchio. Alzai la gamba e la posai sul suo fianco mentre continuava a baciarmi come se fosse una cosa vitale per lui. Sentivo il suo bisogno di me e ciò alimentò ancora di più il fuoco che mi stava già bruciando. Potevo quasi sentire i fuochi d'artificio sopra di noi e immaginare Hanna che alzava al cielo uno striscione con su scritto 'Alleluja'. Ma come ogni cosa bella è destinata a finire, così anche la nostra 'performance' venne interrotta dal suono di un clacson. "Hey vuoi due, trovatevi una camera". Ci urlò dietro un ragazzo divertito mentre ci passava davanti con la macchina. Ci staccammo come se avessimo preso la scossa e Chris mise un pò di distanza fra noi. "Mi dispiace Eve, non volevo " sentii la mascella cadere a terra come nei cartoni animati. Lui parò le mani avanti e si allontanò ancora un pò. "Davvero è stato un po stupido sbaglio". Ti prego Signore, fa che sia solo un incubo. "Ma Chris..." Non mi dava neanche modo di parlare "Va dritta a casa e non aprire a nessuno che non conosci". Detto ciò si allontanò di corsa e sparì lungo la via, lasciandomi senza parole e con un vuoto nello stomaco.

Cos'è  successo  quella notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora