Capitolo 11

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"O-mio-dio! Eve, te lo griderei in tutte le lingue del mondo, se solo le conoscessi!'" La voce di Hanna era talmente alta che dovetti scostare il telefono dall'orecchio. Ero tornata a casa, dopo che Chris mi aveva lasciata sotto la pioggia, da sola. Mi sentivo umiliata e pesante di emozioni che mi creavano una gran confusione nella testa e nel cuore. Perché era uno sbaglio secondo lui? Forse perché ero la sorella del suo migliore amico? Suonava banale come scusa anche alle mie orecchie. E allora cosa? Probabilmente non gli piacevo abbastanza e avrei dovuto archiviare in un angolo remoto della memoria ciò che era stato. Più facile a dirsi che a farsi. "Iuhh, terra chiama Eve!" Hanna richiamò la mia attenzione "Si ci sono. Scusa sto cercando di infilarmi la canottiera senza far cadere il telefono" per fortuna che ero a casa da sola altrimenti mio fratello mi avrebbe presa in giro fino alla fine dei miei giorni per tutte le mosse buffe che stavo facendo "Ma lo sai che hanno inventato il vivavoce?" Scostai il telefono e lo guardai come fosse un alieno. Ma quanto ero stupida. Schiacciai il tasto del vivavoce e posai il telefono sul comò, in modo da infilarmi canottiera e pantaloncini nel verso giusto. "Ma no, volevo solo complicarmi la vita" dissi con finta disinvoltura mentre mi raccoglievo i capelli con una matita e qualche forcina davanti allo specchio. "Certo, sei una professionista in questo". Mi accigliai, guardando il display del cellulare come se questo potesse vedermi. "Che cosa staresti insinuando?" Mia cugina gettò fuori l'aria rumorosamente "Eddai, lo sappiamo entrambe che hai perso la testa per Chris ma lui è il tipico uomo che gli piace essere inseguito dalle ragazze. Davvero Eve, dimenticalo. Ti farai solo del male se continuerai così." Le sue parole mi irritarono un po'. "Certo, parli bene tu che cambi ragazzo ogni settimana e non ti sei mai innamorata davvero". "Hey, detta così sembra quasi brutto. Ma tesoro, si chiama istinto di autoconservazione : lascia prima di essere lasciata". Hanna ed io avevamo una visione del tutto diversa e sembrava che nessuna delle due potesse cedere al ragionamento dell'altra. All'improvviso di sotto ci fu un forte rumore, come di una porta sbattuta. Mi bloccai all'istante. "Hanna, ho sentito un rumore al piano di sotto". Sussurrai al telefono dopo aver tolto il vivavoce. Lo stringevo come se la mia vita dipendesse da quel aggeggio elettronico. "Sarà tornato Alex" la sua voce calma però non attenuò la mia paura. "Non può essere lui. Sta con Lydia"
"Quei due sono troppo appiccicosi, mi fanno venire la nausea".
"Hanna, adesso ho altro a cui pensare di più urgente".
"Magari è il gatto".
"Non ho un gatto!".
"E allora è stato il vento".
Rimasi in ascolto. Il parquet di sotto scricchiolava e poi silenzio. C'era qualcuno in casa. Di nuovo. "Hanna, sono sicura che c'è un ladro in casa. Devo andare a controllare".
"Ma dico sei impazzita? Nei film horror quelli che vanno a controllare finiscono sempre male".Hanna stava sbraitando.
"Qui non siamo in un film. Questa è la realtà e devo fare qualcosa". Misi in moto il cervello, cercando una soluzione. "Chiama la polizia" suggerì lei.
"Aspetta, prima voglio vedere chi è". Intanto uscii dalla camera e mi diressi piano piano verso le scale. "Usa la mazza da baseball di tuo fratello. Nei film lo fanno sempre".
"Ancora! Non siamo in un film". La rimproverai ma pensai che in fondo avesse ragione, dovevo prendere qualcosa per un eventuale difesa. Tornai indietro,entrai in camera di Alex e mi gettai sotto il letto dove nascondeva la sua mazza. "Santo cielo, Eve, fai più piano. Con tutto il rumore che fai anche un sordo ti sentirebbe". Ero troppo impegnata a cercare di estrarre la mazza tra tutte le cianfrusaglie che mio fratello teneva sotto al suo letto per rispondere. "Ok,l'ho presa". La alzai in aria in segno di vittoria ma il mio entusiasmo crollò quando sentii scricchiolare il parquet. "Bene, adesso scappa". Mi incoraggiò mia cugina e non me lo feci ripetere due volte. Andai verso le scale e ,controllando che la via fosse libera,scesi i gradini stando attenta a non calpestare quello rotto che faceva rumore. Ero arrivata al piano terra senza ostacoli e del ladro non c'era traccia. "Ci sei ancora?" La sua voce alta mi assordì e avevo paura che si sentisse anche da lontano. "Shh, abbassa la voce. Si sono di fronte alla cucina."
"Vedi qualcuno?" Diedi una rapida occhiata lungo il corridoio ma non vidi nulla di strano. Mi rilassai un pò.
"Qui non c'è nessuno." Avanzi verso il salotto. La porta finestra che dava sul retro era aperta e il vento faceva oscillare le tende. Strano perché tenevo sempre chiusa quella porta. "La porta finestra del salotto è aperta."
"Non mi stupirei se ti fossi scordata di chiuderla". Hanna era sempre molto rassicurante.
"Non ricordo di averla aperta".
Uscii sul patio e scrutai il giardino. Sembrava una normalissima sera di primavera, con il vento che soffiava piano e le luci dei faretti che illuminavano quella notte buia senza luna. D'improvviso la pianta accanto a me oscillò e cadde a terra. Urlai e lanciai la mazza in un gesto Involontario. "Che è successo?" Hanna aveva la voce carica di tensione ed io trattenni un imprecazione quando scoprii il colpevole che scappava via miagolando.
"Eve?Perché non rispondi?"
"Perché per poco non mi ha preso un infarto e sono senza fiato. Era un gatto"
Dall'altra parte sentii una risata "Che ti avevo detto? Era solo un gatto e tu volevi anche prenderlo a mazzate"
"Hey, sei stata tu a suggerirmi di prendere la mazza di mio fratello". Mi misi seduta sugli scalini del patio per riprendere fiato.
"Comunque, visto che abbiamo appurato che non c'è nessun ladro posso andare a dormire dato che domani mattina devo andare all'università." E fece un sonoro sbadiglio per sottolineare il concetto.
"Va bene Bella addormentata, fai sogni d'oro".
"Certo niña, buona notte anche a te".
Chiusi la chiamata e rivolsi il volto alla notte. Ad occhi chiusi respirai a pieni polmoni e ripensai allo spavento che avevo appena avuto. Risi fra me e me per la mia paranoia. Forse Hanna aveva ragione, dovevo prendere la vita più alla leggera. Mi alzai e tirai su la pianta che il piccolo randagio aveva fatto cadere e mi girai per raccogliere la mazza. Ma dov'era finita? Ero sicura che fosse caduta vicino alla pianta. Qualcosa non quadrava, oppure avevo seri problemi di memoria. Dopo aver controllato velocemente li intorno, rientrai in casa decidendo che l'indomani avrei controllato meglio alla luce del giorno, e chiusi la porta finestra.

Cos'è  successo  quella notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora