Capitolo 9

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In mezzo secondo Alex si gettò su Chris sul mio letto ed io mi ritrovai in mezzo. Mio fratello tentò di sganciare un pugno sul volto dell'amico che invece parò il colpo, senza contrattaccare. "Amico, non è come pensi". Chris evitava i suoi pugni ma era chiaro che non voleva rispondere con la violenza. "Non è come penso? E dimmi un pò, cosa dovrei pensare? In fondo ti ho solo visto a cavalcioni su mia sorella mezza nuda e sul suo letto!" La situazione stava precipitando e decisi di intervenire in aiuto di Chris. Mi misi in ginocchio sul letto di fronte a Alex, dando le spalle al nostro amico, e parai le mani davanti la sua faccia. "Basta Alex, fermati. Ha ragione, non è successo nulla di ciò che pensi". I suoi occhi fiammeggiavano ma per lo meno non tirava più pugni a caso. "Ah no? E perché allora i suoi boxer hanno quel bozzo?" Alex indicò l'amico, che prontamente si copri laggiù con le mani. Mi voltai immediatamente verso Alex, rossa come un peperone. "Dannazione Eve, copriti prima che Chris esploda". Solo adesso mi ricordavo della mia quasi nudità e mi infilai una canottiera lunga che presi dalla testata del letto. Non copriva granché ma era pur sempre meglio di niente. Scesi dal letto e trascinai giù anche mio fratello,ancora un pò su di giri. "Rocky hai frainteso. Ho avuto un incubo e Chris stava solo cercando di svegliarmi, tutto qui." Chris si avvicinò a noi a mani alzate, come a dire che era innocente "Lex, quel incubo. Di nuovo" il volto di Alex mutò espressione e da incavolato passò a preoccupato. Mi scrutó "Stai bene?" Ero un pò spaesata. Insomma, fino ad un attimo prima avrebbe strozzato il nostro amico e subito dopo mi chiede come sto per un incubo? "Certo che sto bene, era solo un sogno". Esclamai come se fosse ovvio ma i due si scambiarono un'occhiata che non mi sfuggì. "Un momento, che ne sai tu dei miei incubi?" Chiesi sospettosa a Chris. Guardò prima Alex, come in cerca di una conferma e mi rispose in maniera evasiva "me lo ha accennato lui" "E perché mai parlate dei miei sogni?" Chiesi meravigliata al diretto interessato "Beh perché quando lui mi ha chiesto il motivo delle mie occhiaie gli ho risposto che erano causate dalle tue urla notturne che mi tengono sveglio". Spiegò semplicemente ed io rimasi con un semplice "oh". "Si è fatto tardi, devo andare". Chris uscì dalla stanza senza chiudersi la porta alle spalle. Alex lo guardò un momento e decise di seguirlo. Da parte mia rimasi in piedi in mezzo la stanza ormai del tutto sveglia nonostante fossero appena le 7. Optai per una corsa mattutina perciò entrai in bagno per mettermi in tenuta ginnica. Pronta per uscire, speravo quasi di incontrare i ragazzi in cucina per origliare un eventuale discorso ma di loro nessuna traccia. Scrollai le spalle e dopo un bicchiere di succo di frutta mi misi le cuffiette nelle orecchie e uscii di casa.Il parco a quell'ora era popolato solo da persone che come me facevano jogging e di pochi passanti che avevano deciso di godersi una passeggiata mattutina. L'aria di primavera era frizzante ma ben presto mi riscaldai, non solo grazie alla corsa ma anche perché i miei pensieri viravano tutti in un unica direzione:Chris. Ripensai ai suoi occhi, così chiari e profondi che si posavano su di me, sulle mie labbra, il suo respiro caldo sulla mia pelle. E poi ancora questa mattina il suo corpo sul mio, pelle contro pelle. Mi provocava delle sensazioni che mai nessun altro era riuscito a scatenarmi e questo suo atteggiamento adesso mi confondeva. Insomma, era come se fosse interessato a me ma appena si avvicinava un pò, poi si ritirava. Mi avrebbe baciata ieri sera se non fossimo stati interrotti dalla telefonata di mia madre? E se si, ci saremmo fermati o saremmo andati oltre? Durante l'anno scorso ero uscita con un paio di ragazzi ma mai con nessuno mi sono spinta oltre il bacio. Non mi sentivo pronta per andare a letto con qualcuno, soprattutto se quel qualcuno non era Chris. Volevo lui, volevo farlo con lui, e il fatto che sembrasse interessato accendeva un pò di speranze in me. Distratta com'èro non mi resi conto di un tizio che veniva di corsa dalla parte opposta,non feci in tempo a scansarmi e così finii col sedere per terra. "Ahi" sussurrai massaggiandomi il punto dolente. Una mano entrò nella mia visuale ed una voce maschile si rivolse a me. " Mi dispiace tanto, miss, non ho fatto in tempo a frenare." Alzai gli occhi sulla figura che mi sovrastava e mi ritrovai a fissare un paio di occhi grigi splendenti. Il ragazzo mi rivolse un sorriso dolce e avvicinò ancora di più la mano verso di me per incoraggiarmi a prenderla. Accettai il suo aiuto e mi alzai. Il ragazzo era più alto di me di una testa e aveva una maglietta grigia aderente che gli fasciava un bel arsenale di muscoli. I capelli castani erano incollati ai lati della testa per il sudore ma invece di risultare ridicolo era piuttosto sexy. Ingoiai la saliva in eccesso. "No, scusami tu. Sono io che correvo senza vedere dove andavo." Il suo volto era gentile e scosse la testa " la miss aveva la testa fra le nuvole?" Gli sorrisi di rimando "Si purtroppo mi capita spesso". Ci guardammo per un momento finché non passò un signore in bici che ci costrinse a spostarci per non intralciare il percorso. Mi tese la stessa mano di prima, stavolta però per presentarsi. "Comunque io sono Manuel, ma puoi chiamarmi Manu". Gliela strinsi e notai che la sua presa era delicata ma decisa. Il suo telefono trillò e sciolse la stretta per prenderlo dalla tasca dei pantaloni. "Caspita, sono già le 8." Esclamò e rimise il telefono al suo posto. "Mi spiace Miss ma devo proprio scappare. Non vorrei arrivare in ritardo proprio il primo giorno di lavoro" mi fece l'occhiolino e riprese a correre. Poco prima di sparire dietro un albero però si voltò di nuovo verso di me e mi salutò con una mano. Risposi con un cenno e sorrisi. Ragazzo simpatico, pensai, e anche molto carino. Scossi la testa per liberarmi da quei pensieri e decisi che era ora di tornare a casa dato che anche io fra meno di un'ora dovevo essere allo studio fotografico.
Tornata a casa mi feci una doccia veloce, presi la mia macchina fotografica e 10 minuti dopo mi ritrovai al "Matt's photography". Lo studio non era molto grande, ma aveva tutto l'occorrente e la giusta attrezzatura per il mestiere del fotografo. Lavoravo qui da quando Matt, il proprietario amico di mio padre,mi disse che cercava un'assistente e aspirante fotografo. Non me lo feci ripetere due volte e così, da circa due mesi lo aiutavo nella gestione del negozio e lui in cambio mi insegnava i trucchi del mestiere. La mia entrata venne annunciata dal solito trillo del campanello che suonava ogni volta che la porta si apriva o chiudeva. Matt alzò la testa da sotto il bancone, urtandolo e facendo cadere alcune fotografie. Imprecò sottovoce e si affrettò a raccogliere i fogli. "Siamo chiusi ancora. Ripassi più tardi." La sua voce uscì un po ovattata dato che teneva dei negativi in bocca. Trattenni una risata. Quell'uomo era decisamente goffo e molto buffo. "Matt sono io, Eve". L'uomo mi scrutó da dietro i suoi occhiali rotondi e mi riconobbe. "Oh mia cara. Sei arrivata giusto in tempo. Fai un favore a zio Matt, riordina tutte queste foto entro questa mattina e sistemale nelle apposite bustine." Girò il bancone e venne verso di me, passandomi tutto il materiale che aveva appena raccolto. Di sicuro oggi non mi sarei annoiata con tutto quel lavoro. "Credo di doverti dire una cosa, ma non ricordo cosa" si passò una mano fra la massa informe di capelli brizzolati e aggrottó la fronte come ogni volta che scordava qualcosa. Il che succedeva molto spesso. In quel momento dalla porta dietro il bancone uscì un uomo che teneva fra le braccia una pila di scatole che gli nascondevano il volto. Palesemente in difficoltà,chiese aiuto a Matt "Scusi capo, potrebbe darmi una mano?" "Oh certo" Matt si avvicinò a lui e ,maldestro com'era, colpi le scatole con un braccio facendole rovinare sul pavimento. "Per bacco!" Esclamò inginocchiandosi. Mentre ridevo riconobbi il ragazzo nello stesso istante in cui lui guardò nella mia direzione. "Heilá,Miss. È bello rivederti così presto". "Ciao Manu" risposi al saluto, mentre Matt si rimetteva in piedi. "Oh bene, vedo che già vi conoscete. È proprio questo che ti dovevo dire Eve: hai un nuovo collega". Matt appoggiò le nuove scatole sul bancone e sparì nel suo studio sul retro dicendo che aveva molto lavoro da svolgere e incitò anche noi a fare altrettanto. "È bello vedere una faccia conosciuta" mi disse fra un lavoro e l'altro. "Sai, mi sono trasferito con la mia famiglia da poco e sono contento di lavorare con te". Gli sorrisi "Anche io sono contenta, così non dovrò più faticare da sola". Il resto della mattinata scorse veloce e tra una chiacchierata e le foto da consegnare ai clienti che passavano, la fine del turno era già arrivata. Matt sbucò dalla sua 'tana', come la chiamava lui, e annunciò la chiusura per la pausa pranzo. "Bene ragazzi, siete stati eccellenti. Vi aspetto domani mattina e cercate di venire con qualche minuto di anticipo che devo farvi vedere una cosa". L'uomo chiuse a chiave il negozio e andò a casa sua, proprio nel palazzo di sopra. "Ti va di pranzare insieme?" Mi chiese Manu. "Volentieri". Dieci minuti dopo eravamo seduti fuori la pizzeria in centro con le nostre pizze sul tavolo. "Hai detto che la tua famiglia si è trasferita qui da poco, giusto?". Chiesi per pura curiosità. Lui fini di masticare il suo boccone prima di parlare."Si, prima abitavamo in Italia." Lo guardai a bocca aperta. Anche io sognavo di andare in Italia un giorno. "Davvero? Dove?" Era divertito dal mio stupore "A Roma, per lo più, ma abbiamo sempre viaggiato a causa del lavoro di papà." Mangiai un altro pezzo di pizza e chiesi "Che tipo di lavoro è?" "Era un detective ma ha ricevuto una promozione ed ora è capo del distretto qui a Lakewood". "Wow, è un lavoro molto impegnativo" aggiunsi. Confermò con un cenno della testa. "I tuoi invece?" "Sono due archeologi. Anche loro viaggiano molto e quindi mio fratello ed io passiamo del tempo da soli a casa". Ci alzammo dal tavolo e dopo aver pagato decidemmo per una breve passeggiata. "Quindi hai un fratello?" Chiese, dando un calcio ad una pigna. "Si, Alex. È più grande di due anni e gli piace molto il lavoro dei nostri genitori. Spera che un giorno diventi anche lui un 'Indiana Jones'." Lui intonò la musica del film citato e fece finta di agitare una frusta immaginaria. Ridemmo come bambini. "Tu hai fratelli?" "Una sorella più grande. Poverina, è stata abbandonata dal fidanzato un paio d'anni fa quando ha scoperto che era incinta perciò ora vive con noi. Cerchiamo di aiutarla il più possibile." Ci sedemmo su una panchina. "Mi spiace" dissi sinceramente. Non potevo neanche immaginare quanto potesse essere difficile. Il mio telefono squillò, lo tira fuori dalla borsa e lessi il nome sul display: Ash. Mi ero completamente scordata la nostra uscita fotografica. Mi scusai con Manu e risposi. "Ciao Ash, scusa se non ti ho più fatto sapere nulla." Dall'altro lato la sua voce era serena. Meno male, non se l'era presa. "Tranquilla Eve, ti ho chiamato solo per sapere se oggi sei ancora disponibile per fare delle foto". "Ma certo. Ti va di raggiungermi al parco?" Ash rispose con entusiasmo e chiuse la chiamata promettendo di arrivare in pochi minuti. "Scusami" mi rivolsi al mio nuovo collega "ma mi ero proprio dimenticata che oggi devo vedermi con un amico" Lui si alzò dalla panchina "Nessun problema miss. Dovevo comunque tornare a casa"."Allora ci vediamo domani" Agitò la mano a mó di saluto e si perse tra la folla.

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