Capitolo 6

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Era una stanza bianca, forse di un ospedale. Al centro c'era una sedia simile a quelle che si vedono negli studi dei dentisti. Mi avvicinai, accorgendomi di essere a piedi nudi ma ero curiosa. Sulla sedia c'era una ragazza, mi dava le spalle e sembrava dormire. Mi guardai intorno: non c'era null'altro se non un vassoio poggiato su un tavolino vicino la ragazza e quando mi accorsi cosa c'era sopra rabbrividii. Trapani,pinse, coltelli e altri strumenti terrificanti erano macchiati di sangue. Indietreggiai inorridita e sbattei contro la poltroncina. Un verso gutturale mi fece voltare di scatto e urlai quando la ragazza si dimenava tentando di liberarsi dalle cinghie. Aveva la bocca e gli occhi cuciti in malo modo e il volto era imbrattato di sangue, ma la cosa più spaventosa era che quella ragazza l'avevo già vista. Ero io. Mi misi seduta sul letto di scatto mentre riprendevo fiato. Ero sudata da capo a piedi e mi sentivo il cuore battere a mille. Mi voltai ma per sbaglio diedi un calcio a Hanna. "Santo cielo che cosa è successo? " esclamò lei, mettendosi a sedere accanto a me, stroppicciandosi gli occhi con le mani. Ero ancora scioccata e sentivo la gola secca perciò mi uscì un gracchiante 'niente' che la fece insospettire. "Hey cugina stai bene? Sembra che tu abbia visto un fantasma". Scesi dal letto e mi scolai tutto d'un fiato la bottiglia d'acqua che tenevo sul comodino, ritrovando la voce "Era solo un incubo,tranquilla". Ancora assonnata si ributtò a letto e borbottò qualcosa a proposito di 'sonno' e 'coperta' e 'caldo'. Invece io optai per una doccia veloce per svegliarmi del tutto e scendere a sistemare il disastro in salotto, tanto era quasi mezzogiorno perciò avrei saltato la colazione. di sotto trovai Alex che stava con la scopa in una mano e un detersivo nell'altra che leggeva con attenzione. "Ma che stai facendo?" Gli chiesi divertita. Mio fratello che faceva pulizie era proprio una scena buffa. Al suono della mia voce si spaventò un po' e per poco non fece cadere la scopa facendomi ridere di più. "Porca miseria Eve, mi hai fatto prendere un infarto." Gli presi il detersivo dalle mani e lessi che in realtà era per lavare i piatti. "Sai, piatti e pavimenti non sono proprio la stessa cosa". Lui alzò le spalle e sbuffò "non sono pratico di queste cose". Così gli presi la scopa e spazzai per tutta la stanza mentre lui posava in cucina il sapone per i piatti. " comunque credo che non abbiano rubato nulla. Ho controllato 3 volte e non manca nulla." Mi riferì. Sistemai i cuscini sul divano mentre lui si accese la tv su un canale sportivo. "Forse non hanno trovato ciò che cercavano." Ipotizzai ma lui era completamente concentrato sulla partita di basket, suggeriva mosse ai giocatori come se fosse lui il coach. Non mi aveva proprio sentito. Stavo andando al bagno per posare la scopa nel piccolo ripostiglio e passai davanti allo studio di papà quando notai la sua porta socchiusa. Strano, lui la chiude sempre a chiave quando è via. Magari stavolta si è dimenticato. La stavo per chiudere ma mi bloccai quando vidi che all'interno c'era lo stesso disastro del salotto. Chiamai Alex e dopo tre volte finalmente mi raggiunse "Perché urli come una scimmia?" Poi vide lo studio sotto sopra e imprecò. "Quel bastardo è entrato anche qui. Guarda che cavolo ha combinato." Studiò la porta scassata " papà non sarà tanto contento quando lo vedrà". "Puoi aggiustarlo?" Gli chiesi ma lui scosse la testa " si deve comprare una serratura nuova". Sospirai e cominciai a mettere a posto le cose, tirai su la sedia, raccolsi i quadri che il ladro aveva staccato dai muri e li passai ad Alex per appenderli mentre io rimettevo i libri negli scaffali. Mi accorsi però che ne mancava uno. Controllai che non fosse caduto sotto la scrivania o da qualche altra parte ma non c'era traccia. "Quale ladro entrerebbe in una casa per rubare solo un libro?" Chiesi perplessa. Alex si passò una mano tra i capelli per poi giocare con quelli più corti vicino l'orecchio, gesto che faceva ogni volta che rifletteva. Poi con la scusa che doveva fare una chiamata se ne andò e rimasi li ancora più perplessa di prima. Per scacciare i brutti pensieri andai in cucina e preparai pasta con sugo scongelato e della verdura. Apparecchiai e chiamai tutti a tavola. Hanna scese di corsa le scale, quando si trattava di mangiare era sempre presente. Nonostante mangiasse come se non ci fosse un domani riusciva sempre a mantenersi in linea, suscitando la mia invidia perché io al contrario ero tutta curve. Ma lei sosteneva che avrebbe fatto volentieri a cambio con me perché non le piaceva essere un manico di scopa, come si definiva lei. Questo a dimostrare che nessuno è mai contento di ciò che ha. "Che buon profumino". Esclamò lei entrando in cucina. "Ho una fame da lupi". Si mise a tavola mentre finivo di apparecchiare. Arrivò anche Alex e prese posto accanto ad Hanna. Mentre mangiavamo Alex informò Hanna della situazione che rimase a bocca aperta "un libro? Quale ladro rischierebbe così tanto per uno stupido libro?" Riprese a mangiare ancora più velocemente "Insomma la biblioteca è in centro e ci sono un sacco di libri" agitava la forchetta in aria come una bacchetta magica. Guardai Alex. Aveva già finito il suo piatto ed era passato a quello dopo ma era stranamente taciturno. C'era qualcosa che non mi quadrava. Non avendo risposte cambiai argomento, chiedendo ad Hanna come si trovava all'università. Finito il pranzo pulii tutto mentre Hanna tornò a casa per studiare. Stavo per andare di sopra per parlare con Alex ma bussarono alla porta "Ciao Eve. Alex?" Chris stava sulla porta e presi un secondo per studiarlo: portava la solita giacca nera di pelle,intonata ai jeans e sotto una semplice maglia bianca a scollo a v. Il sole lo colpiva di fianco illuminando i suoi occhi smeraldo. Eve riprenditi! Sbattei le ciglia e sperai che lui non si fosse accorto di nulla. "Ciao. Mio fratello è su in camera sua". Gli feci spazio per passare e per un attimo la sua mano fredda sfiorò per caso la mia. Lui però sembrò non notarlo. Senza farmi vedere alzai gli occhi al cielo e mi diedi due pizzichi sulle guance. Eve adesso smettila! Sembri una ragazzina svampita!. "Ok. Ci vediamo dopo". Disse e salì le scale. In cucina mi preparai una tisana e presi una mela rossa. Andai anche io su in camera mia e dopo aver preso un libro mi misi sulla panca sotto alla finestra, il mio posto preferito. Ero talmente assorta dalla storia da non accorgermi che fuori il sole stava già calando. Riposi il libro, raccolsi la tazza vuota col il resto della mela e uscii dalla mia stanza. In fondo al corridoio c'era la camera di Alex ma dalla porta aperta e dalle luci spente capii che lui e Chris non erano lì. Scesi le scale e stavo per entrare in cucina ma mi bloccai quando li sentiì bisbigliare fra loro" perciò credi che non sia una coincidenza?"sussurrò Alex all amico. Ci fu un attimo di pausa ma poi Chris riprese" non lo so, ma sicuramente io non credo nelle coincidenze. Quel libro è importante, dobbiamo scoprire chi lo ha preso e riprendercelo." Alex appoggiò la fronte sulla mano mentre Chris se ne stava in piedi accanto al frigo. "Dovremmo dire a Eve..." stava dicendo Chris ma Alex lo bloccò "No! Assolutamente no. Lei rimane fuori da questa storia." Mio fratello si era alzato e camminava avanti e indietro ma Chris rimaneva immobile. "Non può restarne fuori, Alex. Tua sorella è molto più coinvolta di quanto credessimo." A quel punto Alex si voltò a guardarlo e gli puntò un dito contro. Erano faccia a faccia. "Tu non sai quante notti mi sveglio per le sue urla, amico. Da quella maledetta notte fa degli incubi e anche se non me ne ha mai parlato le vedo scritto in faccia la preoccupazione e la stanchezza. E tutto per colpa mia. Se quella volta non fossi stato così stupido da trascinarvi tutti li." Con una mano strinse la base del naso stringendo gli occhi come se avesse un terribile mal di testa. Chris gli posò le mani sulle spalle e lo fece sedere sulla sedia. "E' inutile piangere sul latte versato. Ora dobbiamo darci da fare e trovare risposte." I due annuirono. "A parte gli incubi, pensi che ricorda qualcosa?" Chris chiese all'altro che alzò la testa di scatto " No, non credo. Ma ho paura che possano riaffiorare da un momento all'altro. Anche io comincio a ricordare qualcosa. E tu?" Chris incrociò le braccia e gettò la testa all'indietro guardando il soffitto. "È già un mese che faccio sogni sul passato, oltre ai soliti incubi." Poi posò le mani sul tavolo e guardò l'amico " Bisogna informarla, Alexander, così sarà più preparata ad affrontare la realtà." Ci fu un attimo di silenzio, poi squillò il telefono e Alex rispose. Mentre parlava con mamma per la solita chiamata serale, mi presi qualche minuto per riflettere. Cos'era che non ricordavo? E che voleva dire affrontare la realtà? Anche loro avevano incubi? Troppi interrogativi e adesso la curiosità si era impadronita di me. Volevo sapere cosa sapevano loro ma decisi che in quel momento non era il caso così entrai in cucina come se non avessi sentito nulla. "Hey Eve ti saluta la mamma " fece Alex alzando il telefono nella mia direzione in modo che potessi risponderle. Poi posai la tazza nel lavandino dove accanto c'era Chris. Con la coda dell'occhio vidi che mi stava studiando. "Scusa ma vorrei prendere l'acqua in frigo" gli dissi per farlo spostare dato che gli stava proprio davanti ma lui mi sorrise e non si spostò. Alzai gli occhi al cielo e mi sporsi su di lui per aprire l'anta. Nel farlo I nostri corpi si toccarono e il mio cuore sbalzò subito, così mio affrettai a prendere l'acqua ma lui l'afferrò prima di me e ne bevve un lungo sorso prima di ridarmi la bottiglia. "Hey! C'ero prima io" esclamai a bocca aperta ma con molta meno veemenza di quanto volessi. "Chi tardi arriva male alloggia, nanetta" mi fece l'occhiolino ma non si spostò. Così gli presi la bottiglia dalle mani e gli feci la linguaccia " non so una nanetta, sei tu che sei troppo alto " girai i tacchi ma sorrisi così come ero sicura che stesse sorridendo anche lui. Suonarono alla porta e andai ad aprire " buonasera miss Rosembergh mi concede questo ballo?" Den mi prese una mano e mi fece fare una piroetta mentre Ash teneva in mano il telefono da cui si sentiva il ritmo di una canzone latinoamericana. In quel momento riapparve Alex dal piano di sopra annunciando che stava andando a prendere Lydia a casa e poi saremno andati tutti in pizzeria. Così andai a prepararmi anche io in camera mentre i ragazzi rimasero giù.

Cos'è  successo  quella notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora