Abbandonai la testa sul petto, lacrime solitarie si fecero strada sulle guancie e sentivo la testa come un grosso frullatore pieno di pensieri sconnessi. Mi mancavano molti pezzi di un grande puzzle, ma dovevo assolutamente trovarli e metterli insieme per scoprire il quadro finale. Per prima cosa però dovevo trovare il modo di uscire di qui, non era il momento di lasciarsi prendere dallo sconforto. Mi serviva la mente lucida per escogitare un piano. Mi guardai intorno nella speranza di trovare qualche oggetto per liberarmi delle cinghie di cuoio. Nella stanza non c'era nulla che potesse rivelarsi utile. Emisi un verso di frustrazione ma non mi diedi per vinta. I miei occhi si puntarono sulla cattedra, più precisamente su un angolo semi distrutto dall'aria tagliente. Sperando che funzionasse e ringraziando che non mi avessero legato anche i piedi, mi alzai con la sedia incollata al sedere e con fatica mi avvicinai alla mio biglietto di uscita da questo inferno. Mi sedetti accanto all'angolo rotto in modo che un polso fosse più vicino e inizia a strofinare il cuoio contro il pezzo di legno e metallo della cattedra. All'inizio non successe nulla, così ci misi più forza e dopo alcuni minuti sentii il materiale che cominciava a lacerarsi. Continuai, lanciando un piccolo grido di vittoria quando notai che il vecchio cuoio stava cedendo.Non ce la facevo più, i muscoli del braccio mi facevano male per lo sforzo ma proseguii finchè non sentii delle voci oltre la porta. Cavolo, qualcuno stava per entrare. Tornai al posto iniziale di corsa, rischiando anche di rovesciarmi a terra con tutta la sedia. La porta si spalancò ed entrò un cane dall'aspetto malaticcio seguito da Ash. «Buongiorno mia cara. Non trovi che sia proprio un bel giorno?» Si guardò intorno e respirò a pieni polmoni, come se fosse davanti ad un bel panorama e non in uno stanzino con me rinchiusa. Il cane si avvicinò a me ringhiando. Emanava un cattivo odore di marcio e i suoi occhi erano velati, come se fosse cieco eppure ero sicura che mi stesse fissando. Oddio, era proprio come il cane-mostro che mi aveva assalito un anno fa. «Buono Fuffi, non è ancora il momento della pappa.» Ash rise e si mise seduto sulla cattedra. Sperai con tutto il cuore che non si accorgesse dello strappo sulla cinghia, altrimenti sarei finita.
«E Den?» Gli chiesi. Lui sbuffò e scosse la testa. «Dennis era solo un aggancio per poter arrivare a te. Sono un bravo attore.» Sembrava così orgoglioso di sè che si fece un applauso da solo. "Sei uno schifoso figlio di..."
«Hey hey,piano con le parole. Non si addicono ad una bella fanciulla come te.»
Il suo sorriso si allargò ancora di più e non fece altro che farmi irritare al punto che ringhiai anche io. «Scommetto che tu non abbia la minima idea del perchè sei qui» Raddrizzai la schiena, curiosa di sapere cos'altro avrebbe aggiunto.
«Io so molte cose. Per esempio, so perchè sei imprigionata qui. O perchè hai sempre gli incubi su una ragazza molto simile a te e sui Dottori."
«Cosa ne sai tu di quello che sogno?» Ok,ora mi stava facendo davvero paura e la rabbia rischiava di farmi diventare isterica.
«Ti ripeto,so molte cose su di te." Scese dal suo posto e girò intorno a me,come uno squalo gira intorno alla sua preda. Fa che non veda la cinghia rovinata! Dopo un paio di giri si fermò dietro di me e posò le mani sulle mie spalle. «Il fatto è che non posso dirti nulla» cominciò a muovere le sue dita in un doloroso massaggio ed io chiusi gli occhi, trattenendo il respiro. Il cane inquietante se ne stava davanti a noi, osservando la scena pronto a saltarmi addosso ad un semplice schiocco di dita.
«Non ci sarebbe più gusto se ti rivelassi tutto ora, non credi?》
«Sei uno psicopatico!» Gli urlai e girai la testa per mordergli con forza una mano che si stava avvicinando troppo alla scollatura della canottiera. Si staccò da me velocemente e imprecò. Mi diede uno schiaffo con la stessa mano ferita e poi con un calcio fece crollare la sedia sul pavimento. Avendo le mani legate non potei attutire la caduta così sbattei la testa sul legno marcio. La guancia mi bruciava dove Ash mi aveva colpita e sulla fronte sentii scendere qualcosa di umido e caldo. Nel momento in cui lui si scagliò su di me, con le mani strette sul mio collo e la sua voce che non smetteva di regalarmi appellativi decisamente poco gradevoli ed il cane che abbaiava come un ossesso nella speranza che potesse banchettare con le mie ossa, la porta si spalancò ed entrarono Chris con due uomini in camice. Non poteva essere vero. Indossavano lo stesso camice dei dottori dei miei sogni. Forse la botta che avevo preso in testa era più forte di quanto pensassi. Tutto successe molto in fretta: i due uomini presero per le braccia Ash e lo allontanarono con forza via da me mentre Chris mi risollevò con la sedia. Ordinò loro di portare via Ash e il cane e dopo che si chiusero la porta alle spalle, Chris si occupò della mia ferita. Tirò fuori un fazzoletto di pezza da una tasca dei jeans e lo passò sulla mia fronte, poco sopra un sopracciglio. Notai due iniziali: D.A. Chi era D.A?
《Mi dispiace che Ash ti abbia maltrattata》
Lo guardai di traverso. Mi stava prendendo in giro?
《Perché tu invece mi hai trattata come una principessa》Il mio sarcasmo era sempre più pungente. Mi tolse il fazzoletto dal volto e puntò i suoi occhi così diversi dal solito nei miei. Questo contatto mi provocò delle sensazioni strane, come se la persona che avevo di fronte non la conoscessi affatto.
《Non ti ho fatto del male, almeno non fisicamente. Ho bisogno che tu resta tutta intera per ciò che faremo.》
《Cosa dovete farmi? Chi siete?》
Sì alzò e si allontanò da me come se non avessi parlato. Giurai che se fossi uscita da questa ridicola situazione lo avrei strozzato con le mie stesse mani.
《Ti odio!》Quasi caddi di nuovo per quanto mi agitavo su quella dannata sedia.
《Bene, mi piace l'odio. È un sentimento molto potente.》Detto ciò mi lasciò sola nella mia stanza-prigione e aspettai solo il tempo di sentire i suoi passi pesanti allontanarsi, prima di avvicinarmi di nuovo alla cattedra e continuare a tagliare il cuoio. Dopo un tempo che mi sembrava infinito riuscii a liberarmi un polso e con la mano libera subito mi slacciai l'altra cinta. Ce l'avevo fatta! Ora il passo successivo era studiare come uscire da li senza essere vista. Mi gettai sulla porta e dopo aver controllato dal buco della serratura che fuori non ci fosse nessuno di guardia, tirai piano la maniglia. E non successe nulla. Era chiusa a chiave. Dannazione! Diedi un pugno al muro per scacciare la rabbia, senza pensare che qualcuno avrebbe potuto sentire. Ma fui fortunata. Ricontrollai la stanza. Anche se non c'erano finestre, doveva pur esserci un'altra via di fuga. Avanti Eve, metti in moto il cervello. Come passava l'aria se la porta era chiusa? Spostai lo sguardo in alto sulla parete dietro la cattedra, dove c'era una griglia per il condotto di areazione. Bingo! Mi arrampicai sulla cattedra, per fortuna non era tanto in alto la mia ancora di salvezza e pregai tutti i santi che la griglia non fosse irremovibile. Come la spinsi verso di me, questa si tolse subito ma mi scivolò dalle mani e cadde per terra con un sonoro 'stock'. Cazzarola! Dovevo sbrigarmi prima che qualcuno venisse a controllare. Facendo leva con le braccia mi issai nel buco ed entrai nel condotto. Era stretto e buio, non esattamente adatto per una che come me soffriva di claustrofobia. Gattonai in avanti ma poco dopo mi fermai. Mi mancava il respiro e sentivo il cuore accelerare la sua corsa. O no, non potevo sentirmi male ora. Di sotto sentii delle voci che urlavano. Avevano scoperto la mia fuga e mi di li a poco avrebbero capito dove fossi finita. Chiusi gli occhi e ripetei a me stessa che presto sarei uscita di li. Era difficile pensare con il cervello in pappa, ma è incredibile cosa si riesce a fare quando l'adrenalina ti scorre dentro come un fiume in piena. Ripresi a gettonate fino a che non sentii Chris che lanciava ordini.
《Non lasciatela scappare! Joe, sali lassù e inseguila, noi la aspettiamo dall'altra parte.》
《Signore, sono troppo grosso per entrare li dentro》 probabilmente era Joe a parlare.
《Cazzo! Vieni con noi allora》
Se ne andarono ed io rimasi li, a metà strada nel condotto, sapendo che alla fine avrei ritrovato Chris e i suoi scagnozzi ad aspettarmi. Oppure potevo tornare indietro nella stanza sperando che avessero lasciato la porta aperta e che quindi potessi scappare da la. La possibilità di trovare qualcuno li era molto più bassa. Dove dovevo andare?
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Cos'è successo quella notte
Mystery / ThrillerEve non si sarebbe mai immaginata che il giorno del suo 19^ compleanno un incidente le avrebbe poi cambiato la vita. Gli incubi cominceranno a infestare le sue notti e a tormentarla anche di giorno. E poi sembra esserci qualcuno intenzionato a darle...