Capitolo 3

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All'età di 4 anni, conobbi un bambino.

Eravamo andati al parco, io ero con mio padre che stavo passeggiando e ho visto un bambino, al bordo del lago.

Sembrava avere la mia età.

Era triste e stava piangendo, le lacrime si fiondavano a toccare l'acqua e quando la raggiungevano, creavano piccoli cerchi che man mano si espandevano.

Mentre mio padre era girato, mi sono avvicinata al bambino:"perché piangi?"

"..." E continuò a singhiozzare.
"Sono triste." Rispose infine.

"E perché sei triste?" Già, non sapevo farmi gli affari miei.

"Tua mamma dov'è?".
La sua domanda mi prese di sorpresa e rimasi in silenzio per almeno un minuto.
Mi voltai.
Mio padre era fermo, lì dove l'avevo lasciato.
Mi guardava e sorrideva.
Allora presi la forza di parlare:

"Mia mamma sen' è  andata via dopo avermi partorita." Tenevo gli occhi bassi per l'imbarazzo e la tristezza.

"Lo sapevo già, per questo piango. Ma pensavo che saresti stata più triste nel dirmelo".

"Come facevi a saperlo?" La sua affermazione mi aveva lasciata sconvolta e non capivo come facesse a sapere di mia mamma.

"Io so tutto. Veglio su di te da quando sei nata".

Attese un attimo e prima che gli potessi fare una domanda continuò il suo discorso.

"Io sono un bambino speciale.
Tu ora so che stai soffrendo e tra qualche mese starai ancora peggio.
Io sono qui per aiutarti a superare le difficoltà e condividerò con te ogni emozione: se tu piangerai lo farò anch'io, se tu riderai farò lo stesso.
Diventerò il tuo migliore amico".

Fece un grande sorriso e mi prese per mano.

Mi voltai per tornare da mio padre ma quando mi rigirai verso il bambino, non c'era più nessuno.

Io e mio padre lo cercammo per tutto il parco ma senza successo.

La stretta della sua mano nella mia aveva lasciato una macchia a forma di stella sul palmo e sembrava quasi un simbolo indelebile, impresso nella pelle, trafiggeva la carne ed entrava nelle vene.

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