Chapter five

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Pov's Stash

Daniele sgranò gli occhi proprio come me a causa della sua affermazione.
Non poteva darmi la colpa di tutto questo, non era mia, io non c'ero.
Ma forse è proprio perché non c'ero.

"Devo vomitare"

Corse verso il wc alzandone la tavoletta subito dopo, il suo corpo bagnato spargeva piccole goccioline d'acqua per tutto il bagno, accorsi da lei tenendole i capelli dietro la testa ma di sicuro la sua reazione non fu una delle più grate.

"Mi fai schifo. Sei uno stronzo Stash, uno stronzo"

Sputò il mio nome come se fosse scaduto, andato a male, avariato.
E mi fece sentire uno schifo sul serio.

"Torna in camera"

Fu tutto ciò che riuscii a formulare.

Pov's Alison

Avrei preferito morire in quel momento, non ero mai stata così male in vita mia.
Mi rannicchiai su me stessa sotto il piumone caldo del letto, avrei voluto scappare, andarmene da quel posto, andarmene da lui.
Non si era fatto problemi a lasciarmi e a ritornare dopo un anno, incurante che non sarei stata lì ad aspettarlo, incurante che forse ora avrei avuto anche io una mia vita.

"Ali"

Tolsi leggermente la coperta dal mio viso, con grande sorpresa mi ritrovai Alex davanti.

Scoppiai in un pianto isterico fiondandomi nelle sue braccia.

"Voglio andarmene da qui"
Singhiozzai contro la sua spalla.

"Sono qui per questo"
Si staccò da me e mi porse in mano un pacchetto di sigarette.

"Non è tanto, ma è tutto quello che ho. Stash sta dormendo, scappa prima che sia troppo tardi"

Afferrai il pacchetto ringraziando lo con un sorriso.
Camminai fino alla porta prima di essere strattonata in un forte abbraccio,mi abbandonai a quella sensazione.

"Ora vai"

***
"Un mio amico da una festa domani sera, ti va di andarci?"
Mattia mi distrasse dai miei pensieri.

"Sì, credo di aver bisogno di divertirmi."

Scostò una ciocca di capelli dietro al mio orecchio e unì le nostre labbra in un bacio passionale.
"Ho bisogno di te"
Mormorò sempre su esse.
Fece saltare i bottoncini della camicetta bianca e con una lenta agonia mi sfilò i jeans attilati.
Col dito delineò il contorno del reggiseno di pizzo bianco per poi succhiare avidamente la pelle appena sopra esso.
Potevo sentire il sangue risalire in superficie e le gambe tremare sempre di più.
Mi liberai della sue maglietta facendo scorrere la mia mano sui suoi addominali, soffermandomi sui solchi che oramai conoscevo a memoria.
Mi ritrovai distesa sul letto, sovrastata da lui, entrò in me guardandomi negli occhi, milioni di parole dette nel silenzio.
Un subbuglio di emozioni, questo eravamo noi, una tempesta in cerca di pace, bambini che giocavano col fuoco fino a scottarsi, ma ci amavamo, e dico sul serio, bisognosi uno dell'altro, ma ci amavamo e questo era l'importante.
I gemiti spezzati riempivano la stanza, il muro gli assorbiva per tenerseli con se, le ore di sesso, le ore di amore, chiuse in queste quattro mura, le nostre anime fuse in una cosa sola, i nostri problemi lasciati alle spalle.
La droga più potente scorreva nelle mie vene, riempiva tutto il mio corpo da cima a fondo, un uragano capace di struggere tutto, la droga più potente era lui, quella che mi faceva state meglio.
Dopo essere venuti all'unisono si accasciò su di me stanco per tutto ciò era successo.
Ci si stanca di più fare l'amore che il sesso.
È più faticoso fare l'amore che il sesso.
Le anime stesse fanno l'amore, gli occhi, le mani, i respiri, i sentimenti.
È più facile scoprire un corpo che scoprirsi con tutti se stessi.
È più facile amare la carne che il caos che ognuno di noi si porta dentro.
Le lenzuola impregnate dell'odore del nostro amore ci avvolgevano tenendoci al riparo, tenendoci al sicuro.
Ci accontentavamo di poco noi, e ci bastavamo.
Accarezzò i capelli con delicatezza, e poi fece scorrere la mano su e giù per la spalla, quasi avesse paura di rompermi.
Lui aveva colmato il vuoto che lui aveva lasciato, guarito le mie ferite e col tempo provocatene altre.
Ma lui mi era stato affianco.
Nonostante il successo, nonostante la lontananza, nonostante il tempo, nonostante la fama, nonostante i soldi, nonostante tutto e tutti.
Aveva combattuto per me, combattuto per farsi perdonare e una volta che mi aveva avuta al suo fianco non mi aveva più lasciata andare via.
"Ti prometto che ti resterò a fianco tutta la vita" aveva detto.
Parole buttate al vento, pensai.
Eppure ora era qui, affianco a me, nudo e sudato, i nostri corpi avvolti tra di loro, i nostri sentimenti intrecciati tra loro.

Mi appiccicai a lui.

"Veglio su di te Ali"
Era solito dirmelo prima che iniziassi a dormire, solito sentirlo dire da lui, spesso rispondevo con un sorriso e lasciandogli un bacio sul petto.

"Veglia su di me mio eroe"



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