Chapter three

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Pov's Alison

Fu il cigolio del letto provocato da Mattia che si alzava a svegliarmi.
Ammirai il suo corpo ancora nudo sotto i raggi del sole che filtravano dalla finestra, la loro luce creavano un contrasto di chiaro-scuro sui suoi muscoli, un meraviglioso gioco d'ombre.
Mi rivolse un sorriso, uno di quelli che ti scaldano il cuore, uno di quelli che ti fanno capire di essere innamorata persa.
Il telefono segnava le sette e trenta, mi alzai dal letto rabbrividendo al contatto col parquet freddo.
Mi vestii velocemente e entrai in bagno, aprii il cassetto dei trucchi per richiuderlo subito dopo senza la minima voglia di render e presentabile il mio viso.
Salutai Mattia con un semplice bacio per poi sparire dalla sua vista chiudendomi la porta alle spalle.

Sigarette.
Mi servivano le sigarette.
Entrai in un vecchio tabacchino per comprarle.
Ringraziai, ritirai i soldi in tasca e come un cretina inciampai nello scalino d'entrata.
Mi ritrovai a terra, allungai la mano per raccogliere il pacchetto quando sentii una voce.
"Oh aspetta che ti aiuto"
Quella voce.
L'avrei riconosciuta tra mille.
Allungò la mano sulla mia che stava stringendosi attorno al cartone quasi da accartocciarlo, mi irrigidii subito a quel gesto e ritrassi la mano come se mi fossi scottata.
"Non mangio" rise.
Non avevo ancora alzato la testa, non avrei retto il suo sguardo e di certo lui non mi aveva ancora riconosciuta.
Presi l'unico briciolo di coraggio che mi era rimasto e mi alzai in piedi guardando.

"Ali" sussurrò quasi per non farsi sentire.

Pov's Stash

Lei, era lei.
Era cambiata, troppo, non era più la mia ali, molto probabilmente non lo era mai stata.
Era dimagrita.
Tanto, troppo.
Non era guarita, glielo leggevo negli occhi.
Un leggins nero avvolgeva le sue gambe troppo magre e un maglione bordeaux, di sicuro non della sua taglia, la ricopriva.
Indossava gli anfibi neri e un cappotto lasciato aperto.
Si era tinta i capelli da quanto potevo dedurre.
Rosa, oramai sbiaditi.
Un septum, mi aveva detto che non si sarebbe mai fatta un pearcing e invece eccolo qua.
Era cambiata, magari ne aveva altri, magari aveva il corpo ricoperto dall'inchiostro dei tatuaggi.
La mano era avvolta attorno al pacchetto di sigarette.
Non aveva mai fumato, aveva di rado rubato qualche tiro dalle mie, ma mai l'aveva presa come abitudine.
Spaesata.
Ecco questo era l'aggettivo giusto.
Il mio cuore batteva a mille, minacciava di esplodere e di uscire all'improvviso.
Avrei voluto prendere la mano e poggiarla sul suo per vedere se anche per lei era lo stesso.

"Cosa cazzo ci fai qui?"
Ecco, come non detto.

"Lavoro, sono qui per lavoro."
Risposi.

Annuì debolmente per poi girarsi e iniziare a camminare a passo svelto.
Le afferrai di fretta un polso.
"Dove vai? Hai così tanta fretta?"
Strattonò il mio braccio finché non mollai la presa.

"Non toccarmi"
Rispose dura.
"Torno a casa Mattia mi starà aspettando."

Strabuzzai gli occhi a quella affermazione.
"Allora è vero"
Balbettai.
Abbassò lo sguardo sul marciapiede.
Non riuscivo ad ammetterlo me stesso.
"Ti sei data da fare velocemente, mi hai dimenticato subito, è stato facile!"
Rialzò lo sguardo verso di me; gli occhi più scuri del solito, potevo cogliere la punta di rabbia tramutarsi in fuoco che ardeva all'interno delle sue pupille.

"No,ti sbagli. È per te che è stato facile lasciarmi."
Mi colse all'improvviso, come era suo solito fare.
Era cresciuta anche in questo, diventata ancora più brava di prima.
Colpiva nel punto giusto e ti lasciava senza parole.

"Volevo un uomo migliore per te."
Strinsi i denti.

"Beh, grazie Stash. L'ho trovato."
Si strinse nelle spalle.

"Un ragazzo che non ti aiuta, ha iniziato a farti fumare, ha iniziato a farti drogare, questo per per te è un uomo migliore? Un uomo maturo?"
Sbraitai.
Sapevo dei giri di droga di Mattia, nonostante il successo si dava da fare.

"Mi sento bene,e mi ha aiutata non ti preoccupare. E invece è stato maturo da parte tua lasciarmi un'ora sotto la pioggia? È stato maturo dirmi addio con uno stupido pezzo di carta?"

Gli occhi le diventarono lucidi.

"Così stupido che ce l'hai ancora, non è vero?"
Questa volta ero io che l'avevo lasciata senza parole.
Una lacrima le rigò il viso.
"Non sarebbe servito visto che ce l'ho tutta qui."
Con un dito picchiettò la sua testa.
"Non fa per te lui."
"Io lo amo"
Mi iniziò a mancare l'aria, tutto si era fermato e pian piano era sparito.
C'eravamo solo io e lei.
La guardai mentre si girò e iniziò a camminare sul marciapiede senza mai voltarsi.
Mi lasciò lì senza aggiungere altro.
Mi lasciò lì da solo.
Mi lasciò lì, in balia dei miei sentimenti.

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