Chapter four

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Pov's Alison

L'avevo rivisto.
Dopo un anno l'avevo rivisto.
Ma non mi aveva più fatto l'effetto che mi faceva un tempo, il cuore non aveva iniziato a battere all'impazzata, le farfalle nello stomaco non c'erano.
Provavo solo ansia.
Ansia che avrebbe potuto ferirmi da un momento all'altro.
Ma l'avevo affrontato e ne ero uscita a testa alta.
"Mattia"
Mi fece sedere sulle sue gambe e mi accarezzò i capelli come per incitarmi a parlare.

"Ho visto Stash oggi"

Il suo sguardo si spense.
Si alzò di fretta scaraventandomi di lato.

"Mattia"
"Lasciami! L'hai rivisto.. Lui che ti ha rubato il cuore"

Gli strinsi una spalla.
"L'unico uomo che mi ha rubato il cuore è qui, davanti a me"
Sorrisi.

Mi guardò negli occhi ed è proprio lì che capì che gli stavo dicendo la verità.

"Scusa"

Un abbraccio mi colse all'improvviso e fu proprio ciò di cui avevo bisogno.
Avrebbe potuto baciarmi, incastrando il mio corpo tra il suo e il muro, avrebbe potuto sfiorare ogni centimetro della mia pelle; invece mi aveva abbracciato.
Il suo profumo mi pervase i sensi e fu come se dopo tanto iniziai a respirare di nuovo, come una boccata d'aria fresca.

"Vado"
Annui in risposta, sapevo benissimo dove stava andando.
La luce tremolante della abat-jour colse la mia attenzione creando giochi di luce riportandomi con la memoria indietro al giorno in cui Mattia tornò da me.
Una mano stretta sul mio fianco mi fece tornare alla realtà, non feci tempo a girarmi che un fazzoletto bianco fu posato con forza sul mio naso, un "mi dispiace" fu l'unica cosa che riuscii a cogliere.

Pov's Stash

"Sei pazzo?!"
Mi rimproverò Alex.
"Finiremo su tutti i giornali! Sei tu che l'hai allontanata da te e ora che le cose stanno come avevi voluto non ti va bene, come al solito vuoi fare di testa tua!"

Daniele era sicuramente scosso dal mio gesto, come Alex d'altronde.

"Devo proteggerla"
Il mio sguardo e la mia voce di fecero pian piano più duri.
L'avevo allontanata per renderle la vita più facile e per farle trovare un uomo che si prendesse cura di lei, non di certo per farla stare con Mattia e uccidersi con quella merda.

Pov's Alison

Aprii leggermente gli occhi a causa del fortissimo mal di testa.
Questa di certo non era la mia stanza, il letto era grande, le pareti di un bianco lucente e i mobili in legno restaurati.
Una grande finestra dava sulla parte più bella di Seattle, una vista mozzafiato.
Mi sedetti a gambe incrociate passando una mano tra i miei capelli e cercando sopratutto di capire dove mi trovavo.
Delle urla oltre la porta chiusa catturarono la mia attenzione.

Pov's Stash

Scese le scale barcollando nel vuoto tra un gradino e l'altro ma pur sempre tenendosi in equilibrio aggrappata allo scorrimano.

"Ti sei svegliata"
Sussurrai.
Mi avvicinai a lei per aiutarla ma rifiutò il mio gesto con una smorfia.

"Non toccarmi"
Era stata chiara, era la seconda volta che me lo diceva.
"Riportami a casa e lasciami in pace. Dimenticati di me Stash."
Le sue parole apparivano non tanto come un ordine, ma più come una supplica.

"In quel buco? Scordatelo."

I lineamenti del suo viso si indurirono sapendo quanto ero testardo, era diventata una gara tra di noi a chi cedeva prima.

"Ho bisogno di roba, dammi quella almeno"

Il suo corpo era percorso da costanti brividi, il viso si era fatto più pallido del solito e la fronte si era mano a mano impregnata di sudore.
Non l'avevo mai vista così, in questo stato così orribile.

"Dobbiamo fare qualcosa"
Suggerì Alex in preda al panico.
Il corpo di Alison si accasciò a terra esausto e senza forze, una carica di scosse le percorse le gambe, mi avvicinai ma lei si rannicchiò su se stessa come per difendersi.
Non poteva avere paura di me.
Non doveva.
La sollevai dal pavimento, portandola con me.
Una sensazione strana mi colse all'improvviso, una sensazione mai provata prima, o meglio, non provata da così tanto tempo da essermela scordata.
La posai nell'angolo della doccia per poi aprire subito dopo l'acqua gelata.

"Sei pazzo? Siamo a dicembre, si prenderà una polmonite!"
Daniele mi scosse la spalla.

"Lasciami fare, devo aiutarla devo guarirla. Guardala, piccola e indifesa, è tutta colpa di Mattia se si è ridotta così"

Negli occhi di Daniele potevo leggere un briciolo di comprensione, di compassione forse.

Una voce flebile attraversò le pareti della doccia, il suono era mischiato col rumore dell'acqua che scorreva sul suo corpo per poi riversarsi sul fondo, era ovattata ma ben chiara.

"È solo colpa tua se mi sono ridotta così"

Sono tornata con un altro capitolo!
Spero che il capitolo vi piaccia, fatemelo sapere come al solito!
Un bacio!
Marty

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