CAPITOLO 16: As a kid?

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<<Che ci fai tu qua?>>

<<Sono passati 5 giorni, dov'è la mia roba?>>

Guardai sotto il letto e presi la busta, per poi darla a Martin.

Mi guardò per una frazione di tempo prima di parlare.

<<Allora..addio.>>

<<Sì, addio.>> lo guardai uscire dal balcone senza voltarsi e per una volta mi sentì sollevata.

Andai verso il letto e mi sdraiai in cerca del sonno, che non sembrava volesse arrivare.

Presi il telefono e composi il numero di Jon.

Tre squilli, quattro, otto e poi segreteria.

Decisi di lasciargli un messaggio in segreteria, nella speranza che lo ascoltasse.

"Ehi, sono io.
Ehm..puoi venire a casa? Ho bisogno di parlarti.
Ti prego."

Chiusi il telefono e guardai il soffitto e il suo colore spento come me.

Passarono le ore e il sonno non arrivava, proprio come non arrivava Jon.

E se fosse successo qualcosa? Se fosse andato via? Se fosse morto?
No, non poteva essere morto, no.

Nel momento in cui mi alzai, qualcuno entrò in camera e mi precipitai tra le sue braccia.

<<Brutto coglione, mi hai fatta spaventare a morire.>>

<<Ah io? E tu?>>

<<Che intendi dire?>>

<<Pensi che vederti in ospedale non mi abbia spaventato?>>

<<E' per questo che te ne sei andato?>> sorrise soddisfatto e mi abbracciò più forte.

<<Sai che odio gli ospedali e vedere te stare in quel posto mi ha ucciso.
Ho deciso di andarmi a fare un giro e schiarirmi le idee.>>

<<A schiarirti le idee su cosa?>> è incredibile come riesca a farmi stare in ansia per una semplice risposta ed è incredibile come una persona come lui sia il mio migliore amico.

<<Sul fatto di portarti al concerto degli arctic  monkeys.>>

<<Non starai dicendo sul serio.>> gli arctic monkeys, il nostro gruppo.

<<No, scherzavo.>> rise tanto e io non potei non fare l'offesa.

Se ne accorse e mi abbracciò, continuando a ridere.

Era tardi e il sonno si faceva sentire.

Ci sdraiammo e mi addormentai come una bambina.

Mi svegliai tardi siccome era domenica e non avevo scuola.

Al posto di Jon trovai una lettera con scritto che era uscito con Max e che sarebbero tornati tardi.

Decisi di rimanere ancora a letto, ma la suoneria del telefono me lo impedì.

Non guardai nemmeno il nome e risposi con la voce ancora assonnata.

<<Sono papà.>>

<<Dimmi.>> sbadigliai e aspettai una risposta che non tardò ad arrivare.

<<No, niente.>>

<<Sicuro?>>

<<Mh, devo andare a lavoro, ciao piccola.>> e chiuse senza lasciarmi dire altro.

Presi un libro a caso e iniziai a leggere fino all'ora di pranzo.

Scesi in cucina e mangiai una mela, per poi andare a fare la doccia.

Ci impiegai molto tempo e non mi accorsi che qualcuno era arrivato.

Mi avvolsi nell'accappatoio e uscì dal bagno,trovandomi davanti Jared.

Ciao a tutti!
Eccomi qua con un altro capitolo che, come sempre, spero sia di vostro gradimento.
Votate, commentate, fatemi capire se ne vale la pena di continuare questa storia.
Alla prossima,

Ers.

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