<<Che ci fai tu qua?>>
<<Sono passati 5 giorni, dov'è la mia roba?>>
Guardai sotto il letto e presi la busta, per poi darla a Martin.
Mi guardò per una frazione di tempo prima di parlare.
<<Allora..addio.>>
<<Sì, addio.>> lo guardai uscire dal balcone senza voltarsi e per una volta mi sentì sollevata.
Andai verso il letto e mi sdraiai in cerca del sonno, che non sembrava volesse arrivare.
Presi il telefono e composi il numero di Jon.
Tre squilli, quattro, otto e poi segreteria.
Decisi di lasciargli un messaggio in segreteria, nella speranza che lo ascoltasse.
"Ehi, sono io.
Ehm..puoi venire a casa? Ho bisogno di parlarti.
Ti prego."Chiusi il telefono e guardai il soffitto e il suo colore spento come me.
Passarono le ore e il sonno non arrivava, proprio come non arrivava Jon.
E se fosse successo qualcosa? Se fosse andato via? Se fosse morto?
No, non poteva essere morto, no.Nel momento in cui mi alzai, qualcuno entrò in camera e mi precipitai tra le sue braccia.
<<Brutto coglione, mi hai fatta spaventare a morire.>>
<<Ah io? E tu?>>
<<Che intendi dire?>>
<<Pensi che vederti in ospedale non mi abbia spaventato?>>
<<E' per questo che te ne sei andato?>> sorrise soddisfatto e mi abbracciò più forte.
<<Sai che odio gli ospedali e vedere te stare in quel posto mi ha ucciso.
Ho deciso di andarmi a fare un giro e schiarirmi le idee.>><<A schiarirti le idee su cosa?>> è incredibile come riesca a farmi stare in ansia per una semplice risposta ed è incredibile come una persona come lui sia il mio migliore amico.
<<Sul fatto di portarti al concerto degli arctic monkeys.>>
<<Non starai dicendo sul serio.>> gli arctic monkeys, il nostro gruppo.
<<No, scherzavo.>> rise tanto e io non potei non fare l'offesa.
Se ne accorse e mi abbracciò, continuando a ridere.
Era tardi e il sonno si faceva sentire.
Ci sdraiammo e mi addormentai come una bambina.
Mi svegliai tardi siccome era domenica e non avevo scuola.
Al posto di Jon trovai una lettera con scritto che era uscito con Max e che sarebbero tornati tardi.
Decisi di rimanere ancora a letto, ma la suoneria del telefono me lo impedì.
Non guardai nemmeno il nome e risposi con la voce ancora assonnata.
<<Sono papà.>>
<<Dimmi.>> sbadigliai e aspettai una risposta che non tardò ad arrivare.
<<No, niente.>>
<<Sicuro?>>
<<Mh, devo andare a lavoro, ciao piccola.>> e chiuse senza lasciarmi dire altro.
Presi un libro a caso e iniziai a leggere fino all'ora di pranzo.
Scesi in cucina e mangiai una mela, per poi andare a fare la doccia.
Ci impiegai molto tempo e non mi accorsi che qualcuno era arrivato.
Mi avvolsi nell'accappatoio e uscì dal bagno,trovandomi davanti Jared.
Ciao a tutti!
Eccomi qua con un altro capitolo che, come sempre, spero sia di vostro gradimento.
Votate, commentate, fatemi capire se ne vale la pena di continuare questa storia.
Alla prossima,Ers.
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Memories
Short StoryClara, una 17enne rovinata dalle sue stesse memorie. Non ha paura della morte, nulla la spaventa. Lei, così apatica e piccola ma allo stesso tempo così forte. Una malattia la porterà a cambiare idee, passioni e sentimenti. Deciderà di salvarsi o si...