Sam
Quando appoggiai la schiena contro la parete in plexiglas, la fermata dell'autobus era gremita di studenti e alcune persone più anziane che aspettavano l'arrivo del nostro Caronte, che ci avrebbe portato verso casa. No, l'autista non si chiamava Caronte, era solo un'allusione al traghettatore di anime... Dio, quanto sto diventando noioso.
Alcune coppie cercavano intimità dietro la panca, occupata da due vecchie signore che non potevano proprio definirsi snelle. Altri parlottavano tra loro, altri ancora si isolavano dal resto della compagnia per rinchiudersi nel proprio mondo, allietato dalle canzoni emesse dalle cuffiette. Io rientravo nell'ultimo gruppo. Non che non volessi stringere qualche sana amicizia, ma preferivo di gran lunga gli Imagine Dragons ad alcuni individui che frequentavano i miei corsi.
Più volte mi sono chiesto in che modo il mio Motorola sia in grado di immagazzinare e addirittura riprodurre delle canzoni che non siano le suonerie polifoniche preimpostate. Ancora oggi me lo chiedo, ma non gli do tanto peso, in fondo l'importante è che funzioni.
Durante l'esecuzione di Monster, un trillo costrinse il volume ad abbassarsi ad un livello inaccettabile proprio nel momento clou del ritornello. Fissai con sguardo truce lo schermo - che poteva misurare all'incirca un quarto di pollice - finché non comparve il nome del mittente del messaggio.
Ethan
Sei già sul bus?Digitai di rimando un Non ancora, sono alla fermata e premetti nuovamente il tasto play. Le note del ritornello mi entrarono di prepotenza nel cervello. Mi lasciai scivolare pesantemente verso il pavimento insozzato da rifiuti di vario genere. Rilassai i muscoli del collo e lasciai cadere la testa contro il plexiglas, riscaldato dal sole accecante che c'era quel giorno.
Guardai il cielo per almeno una decina di minuti. L'azzurro di cui era tinto era di una tonalità particolarissima, così tenue eppure così ipnotica. C'era una nuvola che aveva la forma di un unicorno. Per un momento ho sperato che piovesse, così da far apparire un arcobaleno. Chissà come ne sarebbe stato felice il piccolo unicorno di zucchero filato.
Feci scivolare gli occhi verso la mia destra, lasciando l'unicorno da solo. Sfiorai con lo sguardo tutte quelle persone: c'era chi si godeva la giornata di sole con un sorriso ebete stampato in faccia, chi cercava di rimorchiare senza alcun successo, chi era visibilmente spazientito per il ritardo del bus e chi mi osservava. In effetti c'era un tizio incappucciato che sembrava proprio avermi puntato, anche se il suo volto era oscurato dall'ombra.
Iniziai a fissarlo a mia volta, ma lui non distolse lo sguardo. Almeno non pareva averlo fatto.
Sembrava fatto di marmo tanto era immobile. Aveva le mani infilate nella tasca della felpa nera e una gamba sollevata con il piede poggiato al muro.
Sollevò di qualche centimetro la testa, quel poco che bastava a scoprire il suo mento, coperto da una rada barbetta color rame.Fissai l'oscurità in cui si celava il volto di quel potenziale stalker. Un altro. Non me ne bastava una, che pareva addirittura essersi innamorata di me. Sciocchezze. Al pensiero mi balenò un sorriso sul volto, mentre ancora fissavo un punto qualsiasi sulla felpa del tipo. Non stavo più pensando a lui, era solo uno schermo dove proiettare i miei pensieri.
Dopo qualche minuto la mia attenzione fu richiamata da un movimento inconsulto del tizio: sembrava aver perso l'equilibrio dopo aver lasciato che il suo piede scivolasse violentemente giù dal muro su cui poggiava. Si guardò intorno per un secondo e poi tornò alla sua posizione zen.
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The SAM Plan
Mystery / ThrillerSam è un ragazzo 'atipico', come a lui stesso piace definirsi. Spettatore dei continui tentativi dei genitori di nascondere i loro problemi coniugali e di una vita che non gli appartiene, custode di un segreto che ferisce e cura il suo cuore allo st...