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Mi veniva da piangere.
Donne che girovagavano nella stanza, avevano le faccie spaventate e tristi.
La bambina mi appoggiò sul suo "letto".
<< Cara gattina, lo sai che io mi chiamo Lena?
Sono molto triste...non trovo più i miei genitori...vorrei tanto rincontrarli e tornare a casa mia. Io abito in Italia...ma mio padre è ebreo e quindi tutta la famiglia è stata catturata e portata in questo campo di concentramento. Non so dove mi trovo, spero vicino a casa mia.>>

Appoggiò la testa sul cuscino e chiuse gli occhi.
Sapevo benissimo dove si trovava, ma come facevo a dirglielo? Se provavo a dire il nome "Auschwitz, Polonia" veniva fuori "meow, meow"!
Così mi avvicinai a lei e mi addormentai anche io.

Fummo svegliate da una specie di sirena. Tutte le donne della stanza uscirono e così anche noi.
Andai sempre a nascondermi perché magari se mi facevo vedere dai soldati chissà cosa mi avrebbero fatto.

Arrabbiata e triste cammino lungo le vie del campo in cerca di qualcosa da mangiare. Trovai degli scarti di carne e pesce fuori da una casetta diversa dalle altre. Forse era quella dove risiedevano i soldati perché era stampato il simbolo delle SS sulla porta.

Il Guardiano di AuschwitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora