Capitolo 14 Questo capitolo è dedicato a Viola

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Emma era seduta con la testa china e le mani a coppa sulla faccia. Aspettava risposte dentro una sala d'attesa. Era grigia cupa, con tutte sedie attaccate ai muri scrostati di vernice. La pioggia ornava le finestre ad arco. La luce lampeggiava pericolosamente rendendo le facce delle altre persone più cupe e tristi di quanto non lo fossero gia. La tensione della gente era quasi palpabile, ed il silenzio regnava. Ma a romperlo fù Francesca, che entrò rumorosamente e si andò a sedere vicino a me. Non mi diede neanche il tempo di salutarla che lei attaccò a parlare: Tesoro, ho saputo di Michele lo vogliono tagliuzzare tutto!. Speriamo non soffra dopo. Non si merita questo.... . Emma non la fece finire : Nessuno si merita questo, ed il problema è che non sappiamo cosa abbia. Un indizio, una pista niente. Di colpo dalla sala un uomo tutto coperto di verde
con mascherina e cuffia fece capolino. Io mi avvicinai e chiesi notizie ma lui mi rispose soltanto: mi spiace ma in questo momento non posso dirle niente. La mia coscienza non era sicuro se quel "non posso dirle niente" stava a significare che non voleva dirmelo o che neanche lui sapeva bene ciò che stava accadendo?. Mi risedetti e aspettati. Mi arrivò una telefonata dal mio prof, drin drin..... . Io mi affrettai a scusarmi per la suoneria mi alzai, feci cenno a Francesca di rimanere se in caso ci fossero state notizie e poi svoltai l'angolo.

Professore mi dica tutto, le è successo qualcosa?
Mi spiace di chiamarla a quest'ora, l'aiuto lo riservi per Michele. Volevo sapere come andava?
Non saprei dirle prof, ormai spariamo ipotesi, non si sa che forma di male abbia, ci arrampichiamo sugli specchi.

Capisco...

Io invece non capisco niente...
.....
Emma, non è che c'è sempre una spiegazione del perchè le cose accadono, accadono punto.
Quando non si sa, naufraghiamo nel buio alla ricerca di un faro o di una costa che sarebbero le spiegazioni alle nostre ripetute domande...

Ma se non arriviamo mai al faro o alla costa?
A un punto si arriva sempre.
Grz professore.
Figurati. Ci vediamo lunedì, buon fine settimana.
Anche a lei.

Quando tornai in sala, c'erano i genitori di Michele che parlavano con Francesca. Appena mi videro mi vennero in contro, e mi abbracciarono. Ci andammo a sedere.
Vi hanno detto qualcosa?
Insieme come se la risposta se la fossero ricordata a memoria risposero: No ancora niente.

Erano le 10:40, ancora seduta su quella che era diventata una sedia scomoda e fredda. Mandai un messaggio a mio padre che ero ancora li. Ma non mi rispose. Di sicuro si stava divertendo più di me. Io dissi che uscivo a fare una passeggiata nel cortile, e la madre mi seguì. Camminammo lungo una strada illuminata da lampioni arancioni. La strada era bagnata dall'ultima pioggia.

Come è influenzabile il destino. Fino a due settimane fa faceva tutto. Rideva, si arrabbiava, correva, polemizzava. Un ragazzo che era sempre stato volenteroso di sapere ciò che gli succedeva intorno. Aveva sogni, e aveva trofei che si era conquista lungo questa battaglia chiamata vita. Ed ora lì immobile, su un lettino bianco. Prigioniero di quest'ultimo. Con tutti fili. La sua vita dipende da questo ospedale. Non sarebbe dovuto andare così.

Signora...
Chiamami pure Anna
Anna, suo figlio non aveva, ha dei sogni. E sono sicura che in qualche modo sono questi che lo reggono in vita, grazie ai sogni, il filo di cui mi ha parlato si rafforza. Lui è forte, e lo sappiamo entrambe che il suo posto non è questo. Ma quello di una borsa di studio. Io non credo nelle casualità. Ogni sfida che dobbiamo passare, è calcolata. Ciò è, per ogni persona ed età è diverso. Se adesso Michele deve lottare per tornare quello che era, può farlo. La vita lo ha messo alla prova, ed io sono sicura che lui si alzerà da quel letto con più cicatrici si, ma più invincibile di prima.

Emma come fai ad esserne convinta

Ho vissuto.

Una ragazza che aspira a diventare qualcosa di grandeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora