Capitolo 15

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Quando rientrammo, il papà di Michele e Francesca erano animati da una discussione molto intensa. Quando ci videro si bloccarono di colpo e vennero verso di noi.
-Tutto apposto Amore? Disse premurosamente il papà di Michele ad Anna .
- Pietro ti va se andiamo a prendere un caffè?
- a quest'ora?
- si Pietro, a quest'ora ne ho bisogno, per favore?
- va bene, tranquilla andiamo
E scomparvero dietro la porta della sala d'attesa.
Io e Francy ci andammo a sedere. Non era mai successo ma fra di noi si stava creando un silenzio, imbarazzante?. Costantemente sbattevo le palpebre, e le mie dita si muovevano freneticamente sulla sedia di plastica rossa. Pensavo a quanto sarei dovuta ancora stare lì. Io sono Atea. Ma per la prima volta dentro di me qualcuno stava supplicando un dio superiore o qualcosa di simile, che tutto sarebbe andato a finire bene. Di colpo Francy mi prende la mano e con il pollice inizia ad accarezzarmela dolcemente. Io mi giro e cerco di fargli un sorriso. Sono sicura che puó essere uscito di tutto tranne che un sorriso.
- Perchè a lui? Io non me ne posso capacitare. Sotto con Anna, con la madre ho cercato di tranquillizzarla che tutto sarebbe andato bene, che non si deve dispiacere. Ma perchè ci riesce più facile rassicurare gli altri? E poi noi restiamo sempre quelli più insicuri e instabili?
- Emma, anche se magari non puó sembrare esplicita come cosa, ma inconsciamente dentro di noi, in qualche modo stiamo rassicurando anche noi.
- e queste perle di saggezza? E poi da te?
- mia cara questo è niente!
- mi sa che devo imparare un po' più da te.
Ridemmo insieme.
Aspettammo. Erano arrivate le 3 di notte e la sala si era svuotata, rendendola ancora più inospitabile e freddo. Le mie pupille si chiudevano. Ed io desideravo solamente dormire. A un certo punto da una porta esce un dottore. Noi ci avviciniamo e proviamo a chiedere notizie.
- Signori, ancora questa ipotesi è in fase di sperimentazione ma crediamo che il ragazzo possa essere caduto in un un profondo coma.
Il viso di Anna si contorse in una smorfia di dolore. Singhiozzi, ed urli uscivano dalla gola. Io la osservavo immobile. Non ci credevo ero rimasta impassibile. Non avevo più neanche la forza di sbattere le palpebre. Lui era in coma. Francesca aveva la mano sulla bocca, lo sguardo era spaventato. Il padre cercava di non darlo a vedere. Abbracciava la moglie e dall'incavo del suo collo, grosse lacrime uscivano da occhi spenti e vissuti. Le lacrime bagnavano il golf di lana bianco che Anna si era messo e lui si affrettava di asciugarle senza dare nell'occhio.
- mi dispiace molto per quello che sta succedendo. Stiamo cercando di rianimarlo con scariche elettriche...
- perchè non risultano battiti cardiaci? Chiedo io quasi sull'orlo della disperazione
- sono molto deboli signorina. Adesso peró vi prego di andare via da qui. Domani mattina vi chiameremo per farvi venire e farvi sapere se ci sono cambianti. Per ora lo spostiamo in reparto di terapia intensiva.
Con questo ci fa un segno di saluto e se ne va. Tutti quanti ci guardiamo a lungo. Finii per abbracciarci tutti insieme.

Una ragazza che aspira a diventare qualcosa di grandeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora