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CAPITOLO 5

Alisea

Apro gli occhi e vedo il solito soffitto monocromatico: a quanto pare, è una giornata come tutte le altre. Mi alzo dal mio caldo letto e mi vesto con la mia tuta da neve: sembra striminzita, ma per noi, abitanti dell'aria è normale il freddo, siamo abituati. Quindi tiro su il cappuccio ed esco dalla porta della stanza per andare a fare una colazione veloce: voglio andare a pattinare sul ghiaccio con Thomas, il capitano delle truppe reali e mio grande amico d'infanzia.

Metto i pattini al posto degli stivali foderati di pelliccia e convinco il ragazzo moro a fare una gara: ci mettiamo ai posti di partenza e...

-Via!- urlo forte, partendo veloce, ma sottovaluto sempre la velocità di Thomas; infatti lui mi raggiunge subito, anzi, mi supera; non è giusto mancava poco al traguardo!, e non ho intenzione di lasciarlo vincere così facilmente: metto le mani dietro la schiena e, usando una forte folata di vento, mi do una spinta che mi fa superare Tom: VITTORIA!

-Hai barato!- urla lui fingendosi arrabbiato

-Provalo- sorrido divertita

-Uffa, mettersi contro di te vuol dire perdere in partenza, imbrogliona- mette su un finto broncio.

-Non starai facendo mica l'offeso, vero?- chiedo ridendo e con le lacrime di ilarità.

-Forse...- borbotta avvicinandosi appena a me, facendo un movimento veloce mi prende per la vita tirandomi a sé.

-Ora dovete farvi perdonare, principessa- dice Thomas passando al "voi" e avvicinandosi piano piano a me: nei suoi occhi di ghiaccio vedo un misto di desiderio e malizia.

-Ah si? E come dovrei fare, mio scudiero?- a mia volta diminuisco la distanza tra il mio viso e il suo, ma prima di unire le nostre labbra lo spingo facendogli perdere l'equilibrio.

-Ahia!- esclama il guerriero col sedere per terra.

-Sei deboluccio per essere il capitano della guardia reale- affermo canzonandolo

-Vostra altezza, potrebbe darmi l'onore di aiutarmi a rialzarmi?- domanda in modo pomposo ed ironico. Gli porgo la mano, ma lui, invece di tirarsi su, l'afferra tirandomi giù e facendomi cadere sopra di lui che subito ribalta la situazione mettendosi sopra.

-Ora te la faccio pagare- prende della neve morbida con una mano e reggendosi con l'altra per non schiacciarmi, me la lascia cadere sulla faccia; così chiudo gli occhi e prima che possa fare qualcosa, sento le sue labbra sulle mie, facendomi schiudere la bocca per approfondire quel bacio tanto agognato.

Ci stacchiamo dopo pochi minuti, perché sentiamo chiamare il nome di Thomas da una sentinella: il capitano sbuffando innervosito si alza e mi aiuta a sollevarmi a mia volta; mi ripulisco dalla neve e lo seguo fino a palazzo.

-A presto, mia principessa-

-A presto, mio cavaliere- diciamo a così bassa voce che solo noi possiamo sentirci, poi si allontana lasciandomi da sola in corridoio.

La nostra relazione è cominciata all'incirca 3 anni fa, io avevo quindici anni e lui sedici, durante una passeggiata nel bosco innevato iniziò all'improvviso una terribile bufera di neve: sulla nostra isola è normale visto che qui nevica quasi sempre; così mi tenne abbracciata a lui tutto il tempo per riscaldarmi e il cuore mi batteva talmente forte nel petto che sembrava stesse per esplodere; a quei tempi non sapevamo ancora controllare bene il nostro elemento quindi non avevamo niente che potesse aiutarci per ripararci dal freddo glaciale; quando, un paio d'ore, per nostra fortuna, la nevicata finì e ci incamminando per tornare a casa, mi tenne la mano, non mi lasciò andare finché non rientrammo a palazzo.

Per tutta quella, a mio parere, infinita notte e le successive non smisi di pensare a lui, fino a quando, dopo qualche mese, decisi di fare la prima mossa per capire i nostri sentimenti, così lo baciai; Thomas, quel giorno davanti ai miei occhi, arrossì vistosamente confidandomi il suo amore; la cosa più triste è che non possiamo stare insieme perché apparteniamo a due classi sociali diverse, ma decidemmo che sarebbe stato il nostro piccolo segreto.

È ormai ora di pranzo e mi sto dirigendo nel salone dei banchetti per la convocazione da parte di mia madre, quando nel bel mezzo del corridoio arriva improvvisamente un Tom trafelato.

-Principessa...c'è...un problema...- cerca di dirmi.

-Davvero? Cosa?- domando, è la prima volta dopo quasi diciotto anni che succede qualcosa, mi sento, come si può dire, emozionata.

-Scusi... ma... potrebbe essere... meno... contenta?- dice un po' esasperato tra un affanno e l'altro.

-Thomas, ti ho già detto un migliaio di volte di darmi del tu!-

-Scusi...- lo guardo accigliata, così si corregge -Cioè... volevo dire, scusa Alisea, comunque, volevo dare ai tuoi genitori e a te una notizia fantastica-

-E... sarebbe?- chiedo curiosa da tutto il suo entusiasmo

-Lei, è tornata!- esclama molto eccitato

-Chi?- non riesco a capire: a chi si riferisce?!

-L'erede- risponde esasperato alla mia faccia confusa.

-Sul serio?! Dov'è?- sono davvero curiosa di vedere la fantomatica Principessa dello Spirito e poi voglio assicurarmi che sia veramente lei e non un'imbrogliona.

-Nell'ala ovest, nella camera da letto affacciata sul giardino- neanche gli lascio finire la frase che mi dirigo a passi svelti nella sua stanza.

Riflesso nei suoi OcchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora