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"La riteniamo colpevole di omicidio." La mora si gira con le lacrime agli occhi, la tristezza che li riempie non è niente in confronto alla rabbia che sta consumando il suo cuore.
Non può essere possibile.
Desiderava tantissimo essere uscita mesi prima, con cauzione pagata, invece di marcire dentro per altri anni, pena:dieci anni e tre mesi.
Non può farcela,è troppo debole per essere rinchiusa in gattabuia.
Aspettava da tanto questo processo, ma non per essere condannata, aveva sperato fino alla fine in qualche salvezza che poteva farle rivedere la luce del sole... e invece, il suo sogno si è spento, rotto come uno specchio che porterà sfortuna.
Il giudice batte il suo martello sulla piastra mettendo fine al processo, la sua faccia rimane lì, le lacrime scendono ancora, un grido formato da nervosismo e rabbia esce dalla bocca,
'Prima uccide poi piange delle conseguenze'
'Lacrime di coccodrillo, pena meritatissima'
I commenti che le lanciano sono più pesanti della pena inflitta e rompono lo spettrale silenzio che si è formato durante la sentenza.
Viene trasportata fuori dalle braccia, le gambe vogliono correre nella libertà e gli occhi gridano la propria innocenza.
Gli occhi della spettatrice si annebbiano, cervello si offuscato, una mano cerca di aggrapparsi alla sedia per non cadere, si sente mancare;
L'aula si svuota nel giro di cinque minuti, solo i parenti rimangono immobili senza riuscire a muovere un dito.

"Non la rivedremo per dieci anni e tre mesi."Annuncia Alexia con un briciolo di tristezza nella voce, entrando nel minuscolo ufficio del sig.Berry.
Resa e sconforto sono i principali sentimenti di tutti i presenti in quello stanzino , tranne di una persona. Cinque maschi e quattro femmine.
Pochi minuti dopo la porta si apre e il sig.Berry entra con la fronte madida di sudore, gli basta uno sguardo per intuire la situazione.
Di tutti e otto Alexia è stata l'unica ad assistere al processo, l'unica che voleva sperare ancora, l'unica che non voleva abbandonarla... ma le sue speranze sono svanite; il sig.Berry mette una mano sulla spalla di Alexia e con l'altra poggia i fascicoli sulla sua scrivania antiquata. Sembra bon voler dare inportanza alle parole, ma solo ai lievi respiri delle anime immobili comandate dalla loro coscienza meccanica capace di non farli muovere a loro piacimento.
Naomi fissa il foglio appeso alla destra della porta ed è l'unica a spezzare quel momento di figure umane immobili con i loro pensieri, afferra il pennarello nero e fa a cosa che forse nessuno poteva evitare: traccia una linea sul nome della nostra ex collaboratrice.
"Chi doveva pagare la cauzione tre mesi fa? Chi?" L'esasperazione di Kendall lo porta a battere le mani sulla scrivania, i suoi occhi cercano il diretto interessato delle sue parole. È stato l'unico che voleva farla uscire sotto cauzione, ma non aveva abbastanza soldi e nessun altro ha voluto aiutarlo.
"È omicidio, Kendall! È stata dichiarata pericolosa, la cauzione non sarebbe comunque stata accettata. E smettila di scaricarmi la colpa, io non volevo farla uscire!" Mike, è l'unico del gruppo ad essere ricco sfondato. Il peso della cauzione era stato affidato a lui, ma a detta sua non voleva in alcun modo sprecare soldi per una cosa meritata.
"Quello che è successo è successo." Così Mike chiude il discorso.
Un altro battere di pugni sulla scrivania annuncia che questa giornata può anche finire qui.

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